Si può migliorare la cura della cefalea in bambini ed adolescenti?
La cefalea è una forma di dolore che da sempre affligge il genere umano. La mitologia greca, che racconta in forma episodica l'evoluzione del mondo e dell'uomo, non poteva disinteressarsi del mal di testa e, per rappresentare in modo vigoroso la sua molestia, coinvolse lo stesso Zeus che, essendone stato colpito, per porre fine al dolore insopportabile si fece aprire la testa con un’ascia dal dio Vulcano, e ne fuoriuscì Athena, dea della guerra.
Questo disturbo è presente in tutte le fasce di età ed anche l’infanzia e l’adolescenza non ne sono risparmiate e molto più spesso di quanto non si creda.
In Italia si è rilevato che in età pediatrica sono colpiti da emicrania e cefalea muscolo-tensiva circa il 30% dei bambini in età scolare (6-10 anni) e il 14% degli adolescenti dopo la pubertà (12-17 anni).
La cefalea è diffusa anche fra i bambini più piccoli, anche se una statistica esatta sia di difficile attuazione per l’incapacità dei piccoli pazienti ad esprimere con precisione il tipo di dolore che provano e di conseguenza per i genitori comprendere che si tratti di cefalea.
E’ abbastanza noto comunque come il mal di testa comprometta le capacità del minore sia in ambito scolastico che in quello sociale, in egual misura per i due sessi fino alla pubertà, per prevalere poi in quello femminile a causa dei cambiamenti ormonali.
Christina L. Szperka del Children's Hospital of Philadelphia, nel suo articolo Pediatric Migraine Guidelines Show Limits of Current Research, pubblicato il 9 dicembre 2019 su JAMA Neurology, sottolinea la necessità di ulteriori ricerche sull’emicrania pediatrica e sul suo trattamento acuto e preventivo, quale è indicato nelle linee guida rilasciate nell’Agosto 2014 da American Academy of Neurology (AAN) e da American Headache Society (AHS), in quanto questo non risulterebbe di aiuto risolutivo in almeno un terzo dei soggetti che ne sono affetti.
Le linee guida AAN/AHS raccomandano i FANS come l’ibuprofene per il trattamento acuto del dolore nei bambini e negli adolescenti, limitando l’uso dei triptani ai soli adolescenti con la sola eccezione del rizatriptan, utilizzabile anche in bambini ma a partire dai 6 anni, enfatizzando nel contempo di evitare l’abuso di antalgici.
Per quanto attiene alla terapia preventiva AAN/AHS consigliano essenzialmente il controllo dei fattori scatenanti la cefalea, ritenendo di limitata efficacia molti dei farmaci preventivi, con l’eccezione di topiramato, propanololo e della combinazione di amitriptilina e terapia cognitivo-comportamentale.
Szperka afferma che in realtà esistono numerosi altri farmaci preventivi, che nella pratica clinica hanno mostrato una buona efficacia nei bambini, seppure non sia stata chiaramente evidenziata in trial clinici che li confrontavano con i placebo.
La ricercatrice si riferisce, in particolare, al trattamento non-farmacologico o nutraceutico, quali la vitamina D, il magnesio, la vitamina B12, il coenzima Q10 e gli acidi grassi poli-insaturi, di cui sarebbe indicato investigare le componenti realmente efficaci.
Nella pratica clinica, questi trattamenti sono di largo utilizzo principalmente per l’assenza di effetti collaterali o comunque di incidenza minima e limitatamente ai casi di un loro uso non adeguato.
Questa caratteristica dovrebbe pertanto sollecitare un’appropriata revisione delle attuali linee guida, attraverso pertinenti approfondimenti che acquistino un valore dirimente rispetto ai precedenti studi sull’argomento, costituiti da semplici osservazioni non strutturate o da modesti trial clinici.