Lo sport da contatto può causare malattie neuro-degenerative

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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo

I Giochi Olimpici si tennero per la prima volta nel 776 a.C. presso il santuario di Zeus ad Olimpia e da quell’anno i Greci costituirono la loro cronologia per testimoniare l’importanza delle manifestazioni sportive.

Lo sport è sempre stato praticato dagli uomini perché fa bene e ne va incoraggiata la pratica, tuttavia non tutti gli sport sono benefici per la salute, come evidenziano recenti ricerche di neurobiologia.

Uno studio pubblicato lo scorso anno da ricercatori della Berkeley University puntò l’indice contro il football americano, segnalando come una serie di colpi ripetuti a livello della testa siano in grado di determinare alterazioni microscopiche della struttura del cervello, visibili alla risonanza magnetica, e sul lungo periodo portare ad un declino cognitivo e ad un aumentato rischio di disturbi neurologici.

Nell’ultimo decennio, tra coloro che praticano sport di contatto, è stata rilevata un’aumentata incidenza di encefalopatia cronica traumatica (CTE), disordine caratterizzato da un accumulo di proteine tau patogene nel cervello, e ciò ha indotto William Stewart del Department of Neuropathology al Queen Elizabeth University Hospital e Daniel F. Mackay dell’Institute of Neuroscience and Psychology dell’Università di Glasgow, Scozia, ad intraprendere uno studio anche fra coloro che hanno praticato professionalmente il foot ball.

I dati che emergono dal lavoro Neurodegenerative Disease Mortality among Former Professional Soccer Players, pubblicato il 7 novembre 2019 su New England Journal of Medicine (N Engl J Med 2019; 381:1801-1808), basato su uno studio retrospettivo di coorte sulle cause di morte di ex giocatori di calcio, indicano che in questa categoria è risultato più elevato il rischio di contrarre malattie neurodegenerative.

Secondo gli Autori, il fattore di rischio numero uno è costituito dai frequenti traumi cranici che causano un lieve ma reiterato danno del cervello che espone al rischio della CTE, che finora si riteneva di esclusivo appannaggio dei pugili.

Dal database di 7.676 ex calciatori di professione scozzesi, nati fra il 1900 ed il 1976, sono state esaminate le cause di morte e le terapie somministrate, desunte dai certificati e dal Prescribing Information System, e quindi comparate con quelle di 23.020 controlli della popolazione generale, corrispondenti sulla base di sesso, età e livello sociale.

I risultati hanno mostrato da un canto che la mortalità è stata più bassa fra gli ex-calciatori rispetto al gruppo di controllo, ed in particolare molto basso il rischio di decesso per cause cardiache o per tumore polmonare, essendo però la prima causa di morte costituita da malattie neurodegenerative (HR, 4.10; 95% intervallo di confidenza [CI], 2.9 – 5.9; P <. 001).

Aggiustando il rapporto di rischio per malattie cardiache o cancro polmonare, risulta che per gli ex calciatori il rischio di malattie neurodegenerative era 3.5 volte più alto (95% CI, 2.1 – 5.6; P <. 001).

In particolare, il rapporto di rischio per la malattia di Alzheimer 5.07 volte più alto (95% CI, 2.9 – 8.8; P <. 001), per la Sclerosi Laterale Amiotrofica 4.33 (95% CI, 2.1 – 9.2; P <. 001), e 2.15 per il morbo di Parkinson (95% CI, 1.2 – 4.0; P =. 01). Dato interessante, per gli attaccanti risulta meno frequente la prescrizione di farmaci correlati alla demenza rispetto agli esterni (P =. 02).

Questo studio evidenzia che, in una visione prospettica, aver praticato professionalmente lo sport del calcio aumenta l’aspettativa di vita ma implica un rischio da lieve a moderato di contrarre malattie neurodegenerative.

Robert A. Stern del Traumatic Encephalopathy Center dell’Università di Boston rileva che questa ricerca, pur senza demonizzare il foot ball, mostra un link fra gli sport di contatto e l’aumentato rischio di declino cognitivo nell’età avanzata che deve essere noto quale rischio occupazionale a chi lo pratica al fine di predisporre idonee misure preventive, come limitare negli allenamenti il ricorso ripetitivo alle “testate”.

Data pubblicazione: 08 novembre 2019

24 commenti

#1
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Dr. Giovanni Migliaccio

Ben vengano tutti gli studi e le ricerche per individuare possibili cause delle malattie e avere elementi per la prevenzione e la cura.
E' certo verosimile che ripetuti microtraumi cranici che si riportano in varie discipline sportive possano favorire danni cerebrali, ma a mio parere i casi eventualmente attribuibili ad atletii che hanno praticato quelle discipline sono irrisori rispetto al gran numero di sportivi che ad essi si dedicano.
Un esempio è il grande Cassius Clay che si ammalò di Parkinson (non di demenza) e non è detto che tale morbo sia da correlare al pugilato.
La stragranda maggioranza di pugili è viva e sta bene o è morta per altri motivi come anche giocatori di rugby o di calcio americano.

Infine l'A. Stern raccomanda che non bisogna demonizzare il foot ball, ma consiglia di <limitare negli allenamenti il ricorso ripetitivo alle testate >.
Quindi se ad un centravanti gli si serve un pallone in prossimità della porta all'altezza della sua testa, dovrebbe rinunciare a tentare il goal?
I dati riportati sulle cause di morte per malattie degenerative sono necessariamente legate all'attività sportiva ?
Come si può escludere che almeno una buona parte di tali giocatori, se non avessero praticato il foot ball, non avrebbero sviluppato una demenza ?

Un caro saluto

#2
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Dr. Mauro Colangelo

Lo studio riportato nella news si inserisce in un filone di ricerche promosse già da anni in relazione al foot ball americano che, benché si giochi indossando il casco, tuttavia espone alla CTE e si prende in esame il classico foot ball che è molto meno "da contatto" rispetto a quello a stelle e strisce. Le conclusioni dello studio dei ricercatori scozzesi ci inducono a riflettere sul fatto che alcune discipline sportive, condotte con forte intensità da atleti professionisti in età giovanile, possano comprometterne la resistenza del cervello in modo progressivo ed irreversibile. Stern infatti auspica che, sulla scorta dei dati scientifici emersi dal lavoro di Stewart e Mackay, le Autorità sportive siano sollecitate ad identificare regole e presidi di maggiore protezione per i giovani atleti.
Grazie sempre, caro Giovanni, per i tuoi stimolanti commenti.
Un caro abbraccio

#3
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Buongiorno Dr. Mauro Colangelo, anche se sarò contestato non posso fare a meno di aggiungere il mio parere riguardo alla causa di certe malattie neurodegenerative delle quali si ammalano maggiormente, rispetto alla media della popolazione, alcuni giocatori di calcio Scozzesi, Italiani, e di altre Nazioni come anche i giocatori di football degli Stati Uniti.
Dottor Colangelo, Le chiedo un favore per un minuto di riflessione: Lei certamente sa che esistono gli Sport definiti AEROBICI, come il Tennis, il Ciclismo, e altri Sport praticando i quali la RESPIRAZIONE è sufficiente, regolare, e penso che risulterà anche a Lei che la Epidemiologia non riscontra in questi sport Persone affette dalle malattie neurodegenerative sopra indicate.
Ma poi esistono anche gli Sport misti, AEROBICI e ANAEROBICI, come lo sport del calcio, o il football, praticando i quali, attuando la corsa intensa e nel controllo del pallone di gioco, la RESPIRAZIONE PUO' ESSERE TRANSITORIAMENTE E RIPETUTAMENTE INSUFFICIENTE, lo sportivo, soggettivamente, può correre interrompendo abitualmente la respirazione (si bloccano i muscoli della respirazione ripetutamente per alcuni secondi) causandosi in questo modo frequenti e inconsapevoli Desaturazioni di Ossigeno nel sangue, che indicano la molto rischiosa Ipossiemia Cerebrale, la quale sappiamo è la Carenza di Ossigeno Disciolto (RIDUZIONE della pressione parziale di ossigeno) nel Flusso Cerebrale, a causa della quale si deteriorano i Motoneuroni e altre Cellule del Sistema Nervoso Centrale, causando in questo modo le malattie neurodegenerative.
Dottor Mauro Colangelo, Lei sa che negli Stati Uniti la SLA è chiamata la malattia di Lou Gehrig, questa Persona praticava lo Sport del Baseball, e probabilmente, quando correva, forse pensando di essere più veloce, bloccava frequentemente i muscoli della respirazione, volendo dire che correva frequentemente in apnea.
Un Saluto Dr. Mauro Colangelo

#6
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Dr. Mauro Colangelo

Gentile Sig. Pino,
La ringrazio per la assidua dedizione con cui commenta, anche se sempre nella consueta maniera, i miei articoli. In democrazia c'è libertà di pensiero e di parola, ma nella Scienza, purtroppo per lei, non è così. Per cui tenga per sé le sue fantasiose interpretazioni e non si aspetti convalide da nessuno.
Buona domenica

#7
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Come al solito Le sono Grato per la Correttezza, Dr. Mauro Colangelo, devo però dire che, sono assolutamente certo delle mie affermazioni, perché ho provato io stesso, correndo con un pallone ai piedi, che possono verificarsi le Desaturazioni di Ossigeno, che, sappiamo, indicano anche la molto rischiosa Ipossiemia Cerebrale, la quale ripetuta negli anni di Sport o Lavori Anaerobici, a mio parere può causare il deterioramento progressivo dei Motoneuroni della Corteccia Cerebrale provocando conseguentemente la SLA.
Capisco però che c'è un limite all'insistenza, per questo motivo Ringrazio e Saluto.

#8
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Utente 510XXX

Dott.Colangelo la ringrazio per la sua nuova pubblicazione che trovo,come le tutte le precedenti,molto interessante. Gli studi da lei evidenziati spiegano con chiarezza gli effetti negli sport da Lei evidenziati, ma vorrei chiederle, nel caso di sport del tipo arti marziali, boxe e simili, vista la finalità (mettere lo l'avversario) esiste uno studio ancor più specifico sulle "conseguenze" sul cervello o, più in generale, sul sistema nervoso nella sua totalità? Vorrei poi chiedere all'utente 392791, le fonti dalle quali, parlando di sport che attivano metabolismi anaerobici, si parli di desaturazione di ossigeno? Gli sport "anaerobici" a mia conoscenza, non danno mancanza di ossigeno, ma non hanno bisogno di "elevate quantità" di esso,al contrario degli sport "aerobici" che,invece, le richiedono.

#9
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Domando il consenso per rispondere.
Utente 510030, si munisca di un saturimetro e un pallone da calcio, e controlli la saturazione di ossigeno a riposo, la saturimetria dovrebbe essere normale, 97-98-99%, poi, lasciando il saturimetro collegato al dito inizi a correre in un campo sportivo o comunque un luogo adatto calciando e rincorrendo il pallone come più o meno fanno i giocatori di calcio, e in questo modo corra per almeno cinque minuti.
Dopo quei pochi minuti di corsa continuata controllando il pallone con i piedi, si fermi improvvisamente e RICONTROLLI SUBITO LA SATURIMETRIA, con tutta probabilità vedrà che la saturazione di ossigeno è DIMINUITA, dagli iniziali 97-98-99%, oltre al consistente aumento della frequenza cardiaca, osserverà la saturazione di ossigeno diminuita a circa 94-95%, o anche meno, indicando che in quei pochi minuti di corsa calciando e rincorrendo il pallone, si è verificata una certa DESATURAZIONE DI OSSIGENO, indicando soprattutto la rischiosa RIDUZIONE della Pressione Parziale di Ossigeno nel Cervello, volendo dire che, correndo sono diminuiti i livelli di Ossigeno Disciolto nel Flusso Cerebrale, si è verificata una rischiosa Ipossiemia Cerebrale.
E' dunque importante capire che, quando si verifica la desaturazione di ossigeno per una o per poche prove non insorgono danni neurodegenerativi, ma quando il giocatore di calcio praticando il suo sport, si causa abitualmente e inconsapevolmente le Desaturazioni di Ossigeno, la conseguente e ripetuta Ipossiemia Cerebrale con tutta probabilità provoca il deterioramento dei Motoneuroni e altre Cellule del Sistema Nervoso Centrale, causando in questo modo la progressiva atrofia muscolare che si riscontra nella Sclerosi Laterale Amiotrofica.
La stessa causa che provoca la SLA e l'Alzheimer si verifica anche nei giocatori di Football negli Stati Uniti d'America, nello specifico, sono colpiti dalla malattia neurodegenerativa quei giocatori che corrono continuativamente più dei loro colleghi di squadra.

https://www.corriere.it/salute/neuroscienze/12_settembre_06/football-alzheimer-sla_e5e240f6-f806-11e1-a29d-c7eff3c66a96.shtml

#10
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Dr. Giovanni Migliaccio

Eh si !. Bisogna perciò munire tutti gli sportivi a correre con una bombola di Ossigeno sulle spalle !

#11
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Dr. Mauro Colangelo

Gentile Utente 510030,
La ringrazio del suo cortese apprezzamento. Come ha letto nell'articolo, l'attenzione sugli sport da contatto è stata già da anni destata dal rilievo della CTE (encefalopatia Cronica Traumatica) nei giocatori di foot ball americano e successivamente si è spostata sul foot ball nostrano. Questi sport espongono molto più delle arti marziali a ripetuti microtraumi cranici, che sono la vera causa delle lesioni encefaliche che lentamente promuovono gli effetti descritti, ossia le malattie neuro-degenerative.Comprendo la sua perplessità sulle teorie patogenetiche dell'utente 392791, che - come ho provato più volte a dirgli - sono mero frutto di elaborazioni personali non rispondenti alla realtà scientifica. Ma tant'è.
Cordiali saluti

#13
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Mi spiace Dr. Giovanni Migliaccio, se qualche volta istintivamente Le ho mancato di rispetto, domando scusa.
Ci tengo però a precisare che, per non ammalarsi delle malattie neurodegenerative, le quali colpiscono alcuni giocatori di calcio, i giocatori di football, e alcune Persone che praticano altri sport anaerobici, come per esempio gli sportivi del Sollevamento Pesi, è necessario Respirare Regolarmente, ad ogni sforzo fisico deve corrispondere l'Atto Respiratorio.
Cerco di descrivere meglio una realtà importante: soggettivamente, alcune Persone, attuando lo sforzo fisico come avviene negli scatti delle corse, trattengono INCONSAPEVOLMENTE il respiro per alcuni secondi, abitualmente, causandosi le frequenti Desaturazioni di Ossigeno, le quali, indicano anche la molto rischiosa Ipossiemia Cerebrale, che, ripetuta negli anni della pratica sportiva, causa il deterioramento dei Motoneuroni e altre cellule della Corteccia Cerebrale, causando in questo modo la SLA e talvolta anche altre malattie neurodegenerative.
Sarebbe poi necessario indicare il Vero meccanismo di azione dell'Ossigeno Disciolto (pO2 arteriosa) il quale è paramagnetico e rigenerativo nel sangue, ma l'ho già indicato varie volte e indicandolo nuovamente rischierei di essere solo ripetitivo.
Cordiali Saluti Dr. Giovanni Migliaccio

#15
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Utente 510XXX

gentile utente 392791, aldilà delle SUE osservazioni, non ha però risposto a ciò che le chiedevo riguardo le fonti da cui trae le SUE conclusioni. riguardo poi l'esempio che ha fatto del giocatore, del pallone e delle misurazioni, mi permetta di farle notare che, di certo, non si può parlare di sport anaerobico, si munisca di un cardiofrequenzimetro , misuri la frequenza prima, e dopo l'azione da lei presa in esame, e vedrà che i valori saranno, sicuramente, riconducibili a quelli di uno sport aerobico.

#17
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Augurandomi il consenso dei Medici, avvalendomi anche di uno studio, descrivo all'utente 510030 una realtà che riguarda lo sport del calcio.
Come ho già scritto il calcio e il football sono sport Aerobici, ma nell'intensità dell'azione fisica sono anche sport Anaerobici, praticando i quali, specialmente i giocatori che corrono continuativamente più dei loro colleghi di squadra, possono causarsi delle ripetute Carenze di Ossigeno Disciolto (consistente riduzione della pressione parziale di ossigeno) nel sangue che fluisce nel Cervello.
Questa a mio parere è la causa della SLA e altre malattie neuro-degenerative nello sport del calcio, nel football, e in altre attività fisiche anaerobiche.

https://www.nonsolofitness.it/sport/calcio/capacita-di-resistenza-nel-calcio.html

#18
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Dr. Giovanni Migliaccio

Signor Fonzi,
e quelli che corrono per prendere il treno o l'autobus, quanti hanno la SLA, quelli che corrono perché inseguiti dalla Polizia, quanti di loro hanno malattie neurodegenerative?
Mi sa che Lei in passato ha corso molto, anzi moltissimo !!

#19
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gentile utente 392791, non amo la polemica sterile, ma in mancanza di un riscontro scientifico (continua ad omettere le sue fonti) mi dispiace contraddirla, ma di ANAEROBICO in ciò che scrive (calcio e football) non c'è assolutamente nulla. il copia incolla di "spezzoni" di articoli di certo non contribuisce a dare alle SUE idee una qualsivoglia veridicità.
buona giornata.

#20
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Dottor Giovanni Migliaccio, come al solito la sua ironia è significativa, ma rispettando i Medici, le descrizioni, e gli articoli pubblicati dal Dottor Mauro Colangelo, non intendo continuare nell'indicare certe realtà, le quali, lasciatemelo dire, trovo davvero strano che continuano ad essere negate.
Ma in tutto questo c'è anche una verità positiva: per descrivere la mia ricerca riguardo alle cause della Sclerosi Latrale Amiotrofica ho domandato al Dottor Ettore Beghi, dell'Istituto Medico-Scientifico Mario Negri di Milano, un colloquio diretto, il Dr. Beghi gentilmente ha accettato di parlarmi.
Ho riferito al Dr. Beghi che le cause della SLA sono le Attività Fisiche Occupazionali di Lavoro o Sportive Anaerobiche Prolungate, praticando le quali, a causa dei frequenti sforzi fisici, la Respirazione può essere TRANSITORIAMENTE INSUFFICIENTE, causando in questo modo la IPOSSIEMIA CEREBRALE E LE CONSEGUENTI VASOCOSTRIZIONI CEREBRALI, le quali, ripetute negli anni di Lavoro o di Sport Anaerobici causano la Sclerosi Laterale Amiotrofica.
Il Dottore Ettore Beghi, e i Ricercatori del suo team, hanno detto che controlleranno se veramente la SLA è causata dalle Attività Fisiche Anaerobiche.
Ringrazio e Saluto

#21
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Dr. Giovanni Migliaccio

Ma guarda ! Al Mario Negri devono fare tali controlli su Suo suggerimento !!
Ma chi crede di prendere in giro ?
Signor Fonzi se ha un minimo di dignità la smetta con tali fesserie

#22
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Utente 510XXX

vi prego di scusarmi, non c'entra nulla con l'articolo, ma con la discussione che ne è nata...SI. Dott. Migliaccio...Sto morendo dal ridere.

#23
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Dr. Mauro Colangelo

Mi inserisco nel solito parapiglia causato dalle esternazioni dell'Utente 392791 per puntualizzare che lo spirito dell'articolo è su tutt'altro pianeta e prego quindi il predetto Utente di fermare qui le sue stereotipate intuizioni patogenetiche, perché non intendo veder fuorviato il significato della news. La CTE (Encefalopatia Traumatica Cronica) è un ben precisa entità nosografica che sussegue a traumi, e non ad altro, continui e ripetuti seppure di modica entità. Il valore dello studio messo in luce dall'articolo è non solo scientifico ma anche di carattere sociale, poiché dovrebbe essere seriamente considerato dalle Autorità sportive.
Ciò detto, prego chiunque di astenersi da commenti che non siano in linea con il significato dell'articolo, come appena enunciato.
Grazie comunque dell'attenzione.

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