Alzheimer test olfatto.

Avrò l'Alzheimer? La risposta in un veloce test dell'olfatto

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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo

Un recente studio ha messo a punto un nuovo approccio per la diagnosi precoce dell'Alzheimer e delle demenze, attraverso due tipi di test: uno che parte dalla memoria olfattiva e l'altro che analizza l'orientamento e la capacità di concentrazione.

alzheimer test cognitivi

Escludere il principio di demenza con due test rapidi

Nell’antichità si faceva di tutto per mantenere viva ed efficiente la memoria in tempi in cui le tracce scritte erano poche e facilmente deperibili, per questo si coltivava la mnemotecnica, l’arte di preservare la memoria. Oggi, nella civiltà digitale, pretendiamo che la mente gestisca analogamente immense masse di dati per cui si resta sgomenti nel constatare di aver dimenticato, ossia perso dalla mente, un nome o una nozione. E quando comincia ad insorgere una lieve dimenticanza un soggetto non più giovane si pone immediatamente l’angosciante domanda: avrò mica l’Alzheimer?

Devanand, professore di Psichiatria e Neurologia e Direttore della Psichiatria geriatrica alla Columbia University Medical Center a New York (USA) ha pubblicato il 29 ottobre 2019 su Alzheimer's and Dementia uno studio che illustra un approccio nuovo, mediante due rapidi test, per escludere una demenza incipiente in soggetti con lieve deficit della memoria.

Analisi della memoria olfattiva e test cognitivo in cinque minuti

Il Brief Smell Identification Test (B-SIT) è un test olfattorio che consiste nel somministrare i 12 componenti dell’UPSIT (University of Pennsylvania Smell Identification Test) identificando uno score da 0 a 12, dove a 0 corrisponde la mancata identificazione corretta dell’odore mentre a 12 il perfetto riconoscimento.

Il Blessed Orientation Memory Concentration Test (BOMC) è un test cognitivo di screening che esplora orientamento temporo-spaziale, memoria e capacità di concentrazione. Sia il B-SIT che il BOMC richiedono ciascuno cinque minuti per la loro esecuzione.

I ricercatori hanno rilevato che il 96,5% dei soggetti che lamentavano lieve deficit di memoria ma con score normali al test olfattorio e cognitivo non hanno sviluppato demenza nel corso del follow-up durato mediamente 4 anni e che non hanno avuto necessità di ulteriori indagini, quali la PET (Positron-Emission Tomography) o l’identificazione dei biomarkers della malattia di Alzheimer (AD) a seguito di puntura lombare.

Per approfondire:Un test rapido per la diagnosi precoce di Alzheimer

Il declino cognitivo si identifica già dalla mancanza di olfatto?

La ricerca di Devanand ha preso le mosse da due precedenti studi, basati ambedue su un campionamento trasversale: il primo aveva dimostrato in soggetti con declino cognitivo lieve (MCI) una difficoltà ad identificare gli odori, e il secondo che combinando test olfattorio e cognitivo si riusciva a distinguere soggetti con MCI o AD rispetto a quelli cognitivamente indenni. Una coorte di 749 partecipanti, senza demenza, arruolati dal Washington Heights/Inwood Columbia Aging Project, sono stati sottoposti ai test B-SIT e COMB; quando sono stati rivalutati nel follow-up, nel 15% è stata diagnosticata demenza.

In termini predittivi, la stima del rapporto tra il tasso di rischio nel gruppo in studio confrontato con quello del gruppo di controllo ha evidenziato per un basso score di B-SIT un [HR], 2.25; 95% confidence interval [CI], 1.12 – 4.49; P =. 02) e per il BOMC un valore ancora più significativo (HR, 5.64; 95% CI, 3.49 – 9.12; P <. 0001). Agli score più bassi di ambedue i test la possibilità di transitare alla demenza era molto alta (P <. 0001 and P =. 03).

I soggetti con score normali ad ambedue i test sono stati informati di avere probabilità molto bassa di sviluppare demenza e sono stati invitati a ripetere i test dopo un anno, solamente in caso di riscontro di un ulteriore declino cognitivo.

I risultati della ricerca indicano, secondo Devanand, che un basso score al test olfattorio si verifica nei primi stadi della demenza e che come tale può essere assunto come marker di declino cognitivo e di futura demenza, seppure siano necessarie ulteriori conferme su altre coorti in più vasti scenari clinici, particolarmente di cura primaria.

Data pubblicazione: 05 novembre 2019 Ultimo aggiornamento: 04 dicembre 2020

15 commenti

#3
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Dr. Giovanni Migliaccio

Se ho ben capito una anosmia sarebbe predittiva dell'Alzheimer, ma se essa è dovuta a traumi o ad altre patologie va comunque considerata un sintoma predittivo dell'A. ?
E per la demenza senile vale ugualmente il test ?
Grazie, un caro saluto

Giovanni

#4
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Dr. Mauro Colangelo

In caso di traumi cranici nell'anamnesi, ritengo che l'ipo/anosmia sia retrodatabile all'epoca del trauma e quindi "post hoc et propter hoc. Dalla ricerca di Devanand così come dagli studi analoghi che l'hanno preceduta, emerge che nei soggetti in cui sia rilevabile un lieve declino cognitivo la positività al test olfattorio potrebbe assumere valore predittivo. Tuttavia, dal citato studio, come ho riportato, il 96,5% dei soggetti che lamentavano lieve deficit di memoria ma con score normali al test olfattorio e cognitivo non hanno sviluppato demenza nel corso del follow-up durato mediamente 4 anni. Nei 101 soggetti in cui si è rilevata i test erano positivi e si è rilevata demenza, 94 casi erano Alzheimer, 5 LBD (Malattia a Corpi di Levi) e due casi demenza vascolare.
Grazie sempre dei tuoi stimolanti commenti.

#5
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Dr. Giovanni Migliaccio

Caro Mauro,
scusa, ma non mi sono chiari alcuni aspetti, fermo restando che lo studio sembra interessante.
Se chi si sottopone al test (poniamo 100 pazienti) e nessuno ha un deficit dell'olfatto, nessuno di loro si ammalerà di A. ?
E se di questi pazienti 20-30 si ammaleranno ?
Sappiamo che ci sono malati con l'Alzheimer che non hanno mai avuto ipo/anosmia.
E chi invece ha avuto tale disturbo dell'olfatto, per esempio per un meningioma dell'olfattorio o per un trauma che lo ha leso o per l'uso di vernici, additivi ecc svilupperà l'Alzheimer ?
E perché l'anosmia dovrebbe predire tale malattia ?
Quali le basi biologiche, biochimiche, neurofisiopatologiche nei primi stadi di malattia "attaccherebbero" l'olfattorio e non un altro nervo cranico ?

Grazie per la tua pazienza

#6
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Dr. Mauro Colangelo

La tua domanda è legittima e credo che sia argomento su cui si indirizzeranno le ricerche promosse da questo filone che sta dando, intanto sul piano epidemiologico, risultati significativi. Anch'io incontro pazienti con AD che non hanno anosmia e che di certo non costituisce conditio sine qua non per la diagnosi, ma lo studio riportato nella news sembra promettente per una diagnosi precoce e di facile esecuzione, cui ovviamente faccia seguito uno studio più approfondito.
Grazie sempre del tuo interessamento e del cortese apprezzamento.

#7
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Utente 757XXX

Volevo chiedere gentilmente ulteriori chiarimenti in merito alla risposta del Dr. Mauro " In caso di traumi cranici nell'anamnesi, ritengo che l'ipo/anosmia sia retrodatabile all'epoca del trauma e quindi "post hoc et propter hoc." in quanto da diversi anni non sento più gli odori. Non ricordo se la perdita dell'olfatto è stata graduale o no, in quanto sono passati molti anni. Non avendo dato mai peso alla mia perdita dell'olfatto, non ho mai indagato per capirne la causa. In oltre volevo chiedere cosa si intende per lieve deficit di memoria ( mi capita a volte di scendere nel garage per prendere qualcosa e non ricordare cosa. Solo in un secondo momento e ripensando riesco a ricordare. Un altro esempio: un giorno parlando con mio cugino con il cellulare gli chiedevo se anche a lui capitasse qualche volta di non ricordare dove mettesse le cose, ecc. e all'improvviso gli dico" vedi adesso non ricordo dove ho messo il cellulare" Mio cugino ridendo mi rispose" Hei! stai parlando con me". 1)Tutto questo può essere un lieve deficit di memoria? 2) La mia perdita dell'olfatto è predittiva per l'alzheimer. 3) E' possibile a distanza di anni indagare sulla perdita dell'olfatto( da farmaci come alfalitici presi per moltissimi anni o da una rinite, ecc. Sicuramente non è stata provocata da traumi.Cordialmente.

#8
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Dr. Mauro Colangelo

Egregio Utente 75703,
ritengo che la condizione clinica che ha riferito meriti di essere approfondita in maniera adeguata, innanzitutto attraverso adeguati test neuropsicologici e parallelamente, ove si evidenzi un declino cognitivo anche lieve, mediante indagini specifiche.

#10
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Utente 757XXX

Grazie Dr. Mauro per avermi risposto. Chiedo scusa se Le chiedo ulteriori chiarimenti. Quando Lei scrive "ritengo che la condizione clinica che ha riferito meriti di essere approfondita in maniera adeguata" 1)si riferisce al deficit dell'olfatto o constatare se c'è un calo della memoria o studiare entrambi; 2) la perdita dell'olfatto a prescindere dalle cause, e sempre predittiva per l'alzheimer; 3) avendo un deficit dell'olfatto se la visita specialistica evidenziasse un calo della memoria + deficit della memoria quante possibilità, secondo lo studio che Lei ha pubblicato, ci sono per ammalarsi di Alzheimer?(chiedo queste cose perché non ho compreso bene l'articolo. Cordialmente.

#11
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Utente 757XXX

Chiedo venia ma ho sbagliato a scrivere al punto 3. Ho scritto due volte" un calo della memoria + deficit della memoria. Volevo scrivere un calo della memoria + deficit dell'olfatto.

#13
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Dr. Mauro Colangelo

Gentile Utente 75703, nell'articolo viene indicato come il deficit dell'olfatto in soggetti con incipienti note di declino cognitivo possa essere predittivo di Alzheimer. Nel caso che riguarda lei, più che soffermarsi sul problema dell'anosmia, ritengo più appropriato suggerirle di approfondire l'indagine sul potere cognitivo con appropriati test neuropsicologici.

#14
Foto profilo Utente 757XXX
Utente 757XXX

Grazie Dr. Mauro per la sua disponibilità. La visita devo farla presso un neurologo generico o presso neurologo specializzato per i test neuropsicologici. Per la parola"incipienti" vuole intendere con inizi note di declino o forti noti di declino cognitivo? Cordialmente.

#15
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Dr. Mauro Colangelo

La valutazione neuropsicologica può essere agevolmente fatta da qualunque neurologo, meglio se esperto nella somministrazione di test neuropsicologici.

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