Un cioccolatino al giorno toglie la depressione di torno
Il cioccolato giunge in Europa agli inizi del Cinquecento, quando Colombo portò con sé alcuni semi di cacao dall’isola di Gunaja, al largo delle coste dell’Honduras, dove i Maya preparavano una bevanda di cacao che chiamavano kakaw uhanal, che significa "cibo degli Dei", e il cui consumo era riservato solo alle classi più elevate della popolazione.
Ma il gusto amaro della bevanda non ne favorì la diffusione, che iniziò solo dopo che Hernàn Cortez nel 1528 recò in dono all’imperatore Carlo V i semi di cacao provenienti dalla piantagione che gli era stata offerta da Montezuma e quando vi furono aggiunti la vaniglia e lo zucchero per correggerne la naturale amarezza.
Il cioccolato restò a lungo una bevanda che veniva servita nelle coffee house o nelle botteghe del caffè, antesignani dei moderni bar, e bisogna aspettare la prima metà dell’800 per avere le prime barrette di cioccolata.
Il cioccolato si è dimostrato che possiede proprietà benefiche per il cuore, grazie alla presenza nel cacao di teobromina e di flavonoidi, con elevato potere antiossidante e che sono alla base degli stessi effetti positivi sul cuore che ha il vino rosso.
Recenti studi hanno dimostrato come l'assunzione di cioccolato sia in grado di influire positivamente sull’umore, sia per il suo contenuto in sostanze psico-attive come la feniletilammina, un neuro-modulatore importante per la regolazione dell’umore, e la anandamina che produce effetti euforizzanti simili ai cannabinoidi.
Inoltre, stimola il rilascio di endorfine, cui consegue un aumento del desiderio sessuale, come era stato individuato già nel ‘700 da Giacomo Casanova, che ne faceva uso per i suoi effetti afrodisiaci, o come viene cantato da Mozart in Così fan tutte.
La capacità del cioccolato di influenzare il tono dell’umore dipende dalle sue proprietà oro-sensoriali, dagli ingredienti psico-attivi e dall’attivazione del circuito dopaminergico meso-limbico, definito anche il circuito della ricompensa, perché attraverso il suo nucleus accumbens regola la motivazione ed il rinforzo dell’apprendimento relativo alla ricompensa. Tuttavia, sinora pochi studi, e fra l’altro con risultati contrastanti, hanno analizzato l’associazione fra consumo di cioccolato e sintomi depressivi.
Sarah E. Jackson dell’University College London (UK) ha pubblicato su Depression and Anxiety uno studio condotto sui dati di un campione di popolazione di 13.626 adulti, arruolati nel US National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) fra il 2007-2008 e 2013-2014.
L’analisi dei diari dietetici di due periodi di 24 ore ha evidenziato che solamente l’1,5% dei soggetti che avevano riportato di aver consumato cioccolato fondente ha mostrato sintomi depressivi, rilevabili attraverso il Patient Health Questionnaire-9 (score ≥10 indicano sintomi clinicamente rilevanti), rispetto al 7.6% rilevato fra coloro che non ne avevano assunto.
E’ notevole il rilievo che il consumo di cioccolato non fondente è stato associato ad un’incidenza di depressione pari al 6,2%.
L'aggiustamento per confronti multipli secondo tutti i metodi di correzione (età, stato coniugale, livello di istruzione, reddito annuo, peso corporeo, condizioni di salute, attività di diporto, fumo, alcool, introito calorico glucidico e totale) fa dedurre che il consumo di cioccolato fondente implica una riduzione del 70% di probabilità di sintomi depressivi (odds ratio [OR], 0.30; 95% confidence interval [CI], 0.21-0.72).
I soggetti nel quartile più elevato di assunzione di cioccolato scuro (104-454 g/die) avevano il 57% di probabilità in meno rispetto a coloro che non ne assumevano (OR, 0.43; 95% CI, 0.19-0.96), aggiustando per tipo di cioccolato consumato.
I risultati di questa ricerca sono in linea con precedenti studi sperimentali che hanno evidenziato, almeno nel breve termine, un effetto benefico del consumo di cioccolato sull’umore.
Sulla scorta di questi risultati, il Dr. Jackson conclude che il consumo di cioccolato fondente potrebbe essere associato a ridotta probabilità di sviluppare depressione.
Ma la ricercatrice aggiunge che sono necessarie ulteriori indagini per chiarire l’esatta direzione causale, potendo la depressione far perdere interesse al consumo di cioccolato oppure che sussistano altri fattori che rendano meno propensi a mangiare cioccolato scuro e ad essere depressi.