Si può scoprire la demenza prima che ne inizino i sintomi?
Al Congresso annuale della Radiological Society of North America (RSNA), svoltosi a Chicago (Illinois, USA) dal 25 al 30 Novembre 2018, sono stati presentati dal Dr. Cyrus Raji del Mallinckrodt Institute of Radiology alla Washington University School of Medicine in St. Louis i risultati di un interessante studio compiuto con la Risonanza Magnetica (RM) con tensore di diffusione (diffusion tensor imaging, DTI), che apre nuove prospettive sulla diagnosi precoce della malattia di Alzheimer. La tecnica DTI consiste in una parte aggiuntiva dell’esame standard di risonanza magnetica e consente di ottenere immagini tridimensionali che sono utilizzate per studiare l'integrità della sostanza bianca, analisi utile in caso di patologie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer (AD).
Attualmente, la possibilità di predire il rischio che un soggetto sviluppi la malattia di Alzheimer risiede nella determinazione del gene variante APOE4 oppure, allorché affiorino i primi segni di deterioramento della memoria, la misura del potenziale cognitivo con i test neuropsicologici (ADAS-Cog). E d’altro canto, le immagini del cervello fornite dalla RM standard evidenziano solo le alterazioni peculiari del quadro clinico conclamato della malattia di Alzheimer.
Dalla ricerca di Raji risulta che la RM-DTI è molto più accurata, attraverso l’analisi dettagliata delle immagini prodotte, nel predire l’insorgenza dell’Alzheimer 2.6 anni prima che i sintomi si manifestino. Lo studio è consistito nel quantificare le differenze nella DTI in soggetti che sono transitati da un livello cognitivo normale ad un declino cognitivo o alla demenza di Alzheimer rispetto ai controlli che non hanno presentato segni di demenza.
I ricercatori hanno eseguito esami DTI su 61 soggetti (età media: 73 anni; 48% donne), che partecipavano alla Alzheimer's Disease Neuroimaging Initiative, la metà circa dei quali ha sviluppato l’Alzheimer, ed hanno identificato differenze quantificabili nella struttura della sostanza bianca del loro cervello. Specificamente, nei soggetti con AD si è trovata una più bassa anisotropia frazionale (FA) che esprime un danneggiamento della sostanza bianca, comparata a quella dei soggetti che sono rimasti indenni dal punto di vista cognitivo. Poiché i dati ottenuti dalla DTI possono essere utilizzati anche per mappare tridimensionalmente la sostanza bianca, metodica che prende il nome di trattografia, in questi pazienti sono state anche documentate riduzioni statisticamente significative in alcuni tratti frontali della sostanza bianca.
Utilizzando i valori di FA ed il criterio metrico della trattografia riguardante l’integrità della sostanza bianca si raggiunge una globale accuratezza nella predizione di AD che raggiunge l’89%, mentre i test neuro cognitivi e quelli genetici (APOE4) raggiungono valori del 70-71%. In una analisi più approfondita, fondata sulla trattografia della sostanza bianca in 40 partecipanti, il Dr. Raij ha comunicato che la DTI ha raggiunto una accuratezza del 95%.
In conclusione, questa ricerca – sostenuta dalla Boerger Research Fund for Alzheimer's Disease and Neurocognitive Disorders from the Foundation of the American Society of Neuroradiology - aggiunge alla letteratura la possibilità di una predizione diagnostica di AD in soggetti con iniziali disturbi di memoria attraverso la RM DTI e include parallelamente una migliore possibilità di selezionare i pazienti per trial clinici.
SOURCE: https://bit.ly/2SfVE7q