Perché il depresso non dorme bene?
L’insonnia è una condizione molto comune tra le persone che soffrono di depressione. Nel 2006 la National Sleep Foundation (USA) ha documentato che circa il 75% delle persone depresse riferisce difficoltà di addormentamento o di mantenimento del sonno. Ma se è un dato acquisito da oltre un secolo la forte associazione fra coloro che dichiarano un umore basso e la presenza di insonnia, la relazione fra sonno e disturbo depressivo fino ad oggi è stata ritenuta abbastanza complessa.
Per la prima volta è stata identificata la connessione neurale fra le aree cerebrali coinvolte e di conseguenza il meccanismo fisiopatologico che consente ai disturbi dell’umore di interferire con la qualità del sonno, come ha evidenziato il recente studio cooperativo anglo-cinese “ Functional Connectivities in the Brain That Mediate the Association Between Depressive Problems and Sleep Quality “ pubblicato il 25 Luglio scorso su JAMA Psychiatry.
I ricercatori inglesi Jianfeng Feng e Edmund Rolls del Department of Computer Science dell'Università di Warwick (che è considerata fra le prime nel Regno Unito per la qualità della sua ricerca) in cooperazione con Wei Cheng dell’Università Fudan di Shanghai (che è una delle più antiche e selettive Università cinesi) hanno individuato una connessione funzionale fra le aree cerebrali associate alla memoria a breve termine e quelle ove sono elaborate le emozioni negative. E’ in dipendenza di questa associazione che si determinano i fenomeni di rimuginio e ruminazione di pensieri negativi che diventano disfunzionali in quanto responsabili di una cattiva qualità del sonno.
Per poter comprendere i risultati di questo studio, dobbiamo fare una premessa di anatomia funzionale del cervello. La corteccia pre-frontale dorso-laterale esercita un controllo cognitivo di particolare complessità in quanto elabora le informazioni interne ed esterne ed è devoluta al loro mantenimento online, attraverso il meccanismo della memoria a breve termine, per poter esercitare la sua funzione fondamentale di planning ossia di come raggiungere un determinato risultato. La corteccia orbito-frontale è coinvolta nella valorizzazione emotiva della memoria attraverso i suoi collegamenti con ippocampo ed amigdala. Il precuneo è un’area del cervello che è strettamente associata all’Io e che si è dimostrato, a seguito di ricerche effettuate con risonanza magnetica funzionale dal Dott. Wataru Sato della Yoto University, che si attivi a seguito di avvenimenti che creano soddisfazione e che sia pertanto responsabile della sensazione di felicità.
Analizzando i dati di circa 10.000 persone affette da disturbo depressivo e cattiva qualità del sonno, è stata rilevata l’esistenza di una forte connessione fra corteccia pre-frontale dorso-laterale, orbito-frontale e pre-cuneo che fornisce la base neurale della relazione fra depressione e disturbo del sonno. Da questa connessione che potremmo definire “iperfunzionante” scaturisce la tendenza a ruminare pensieri negativi che costituisce in larga parte il meccanismo che inficia il buon decorso del sonno nel depresso.
Il Prof. Edmund Rolls commenta questi risultati ipotizzando che la corteccia orbito-frontale debba essere il target chiave su cui orientare le future ricerche per il trattamento della depressione. A sua volta, il Prof. Jianfeng Feng ritiene che avendo identificato le basi neurali della relazione fra depressione e disturbo del sonno vi saranno ricadute favorevoli nel trattamento di questi due disturbi che vanno quasi sempre a braccetto.