Immunoterapia cura alzheimer.

Nuovi farmaci per la cura dell'Alzheimer

Ai fini della diagnosi e della cura dell malattia di Alzheimer sono importanti le ripercussioni che ha portato la scoperta delle due proteine anomale (Abeta e Tau) che ne sarebbero la causa: queste infatti si accumulano nel cervello, in particolare nelle regioni temporali, sotto forma rispettivamente di placche amiloidi e grovigli neurofibrillari determinando, con meccanismi ancora non ben conosciuti, la distruzione delle cellule nervose.

Anziani in cura per l'Alzheimer

Queste conoscenze hanno avuto importanti ripercussioni per la diagnosi e la cura di questa patologia, in particolare con la tomografia ad emissione di positroni con tracciante per l'amiloide (PET-amiloide), che consente di visualizzare gli accumuli di tale sostanza contribuendo, insieme ad altre indagini (in particolare la Risonanza Magnetica), a confermare o escludere la diagnosi clinica.

Quali ripercussioni sulla terapia per l'Alzheimer?

I farmaci attualmente in uso (inibitori dell'acetilcolinesterasi) non curano la malattia, ma possono solo migliorare o per lo meno rallentare i deficit cognitivi,i n particolare la memoria, aumentando nel cervello un neurotrasmettitore, l'acetilcolina.

Un reale progresso ci sarà solo quando si scopriranno farmaci in grado di distruggere le proteine "tossiche" o di rallentarne il deposito. A tale proposito vi sono ricerche in corso piuttosto promettenti sull'immunoterapia sia attiva che passiva: nel primo caso il principio è quello della somministrazione di una proteina simile alla Abeta per stimolare il sistema immunitario ad attaccare quella "cattiva"; nel secondo caso si somministrano direttamente anticorpi che attaccano la proteina (anticorpi monoclonali).

Questi studi, come quelli in corso su altre sostanze, sono molto promettenti ma necessitano purtroppo ancora di tempo per un risvolto pratico.

Data pubblicazione: 06 dicembre 2017 Ultimo aggiornamento: 02 dicembre 2020

4 commenti

#1
Foto profilo Dr. Edoardo Bernkopf
Dr. Edoardo Bernkopf

Gentile Collega, vorrei sapere se nella tua esperienza hai riscontrato la frequente associazione fra Alzeimer e Apnea Ostruttiva nel Sonno (OSAS), e forse verificato l'opportunità di associare alla terapia farmacologica l'indagine e la terapia dell'OSAS quando presente.
Ti ringrazio. Cordiali saluti. Edoardo Bernkopf

#2
Foto profilo Dr. Vincenzo Rossi
Dr. Vincenzo Rossi

Caro Collega,questa associazione è piuttosto frequente e l'OSAS può essere addirittura un fattore predittivo di molte malattie neurodegenerative.
Individuare e trattare l'OSAS è assolutamente necessario considerando che alcuni studi dimostrano che la privazione di sonno facilita il deposito di beta-amiloide e che il trattamento con CPAP dell'OSAS può rallentare il decorso dei deficit cognitivi.
Grazie per l'interessantissimo commento.

#3
Foto profilo Dr. Edoardo Bernkopf
Dr. Edoardo Bernkopf

In realtà la CPAP ha il grave handicap delle scarsa compliance, che di fatto ne limita molto l'efficacia, che in teoria sarebbe altissima. Anderebbe anche ricordato che sta crescendo l'attenzione per la terpia dell'OSAS per via occlusale, con i così detti Oral Devices, non solo perchè, nei casi adatti, sono efficaci anche nell'OSAS grave, ma sopratutto per l'alta tollerabilità da parte del paziente.
Anche per questo anni fa ho scritto un articolo critico sulle Linee Guida vigenti in questo argomento.
https://www.studiober.com/pdf/OSDAS%20Oral%20device%20per%20Rassegna%20con%20abstract%20AJRCCM.pdf
Comunque ti ringrazio della risposta: tratto abitualmente pazienti OSAS , e aggiungerò anche l'Alzheimer nei rischi che il paziente alla lunga corre se non si cura per il russare e l'OSAS.
Cordiali saluti. Edoardo Bernkopf

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