Come si può prevenire l'Alzheimer?
Guardando ai risultati ancora freschi di stampa degli studi condotti negli ultimi anni, emerge che in termini di prevenzione della malattia di Alzheimer non esiste a tutt’oggi una indicazione che si adatti a tutti in maniera univoca, in quanto la risposta ai fattori in grado di prevenire o di scatenare la malattia è individuale e in dipendenza del patrimonio genetico di ciascun soggetto.
Una cura personalizzata per prevenire il rischio AD
Ciò introduce il concetto di “farmaco-genomica” o “nutri-genomica” che corrisponde a un concetto di medicina futura estremamente personalizzata in quanto mirata alla specifica biologia del singolo individuo.
Per comprendere il significato del patrimonio genetico e il ruolo rivestito dall’ApoE4 nel predisporre al rischio di Alzheimer è necessaria una premessa. La ApoE è una lipo-proteina coinvolta nel trasporto del colesterolo ed è controllata da un gene del cromosoma 19 che esiste in tre differenti forme o “alleli” (ApoE 2, 3 e 4); ogni individuo ne ha due copie per cui sono possibili diverse combinazioni genotipiche. Il soggetto con ApoE4/4 è più esposto al rischio di sviluppare l’Alzheimer di un individuo con ApoE2/3 o ApoE3/3 . Ma questo non significa che il soggetto con ApoE 4/4 certamente contrarrà l’Alzheimer, bensì indica solo che vi è una probabile predisposizione. Ed è appunto su questo concetto che può fondarsi la prevenzione “farmaco-genomica”, esposta di seguito.
La prevenzione farmaco-genomica
In un trial di fase III appena concluso all’Alzheimer's Prevention Clinic al Weill Cornell di New York, è stata valutata l’efficacia del tramiprosato somministrato ad individui con ApoE4 sia omozigoti (ossia ApoE4/4 ) che eterozigoti (ApoE3/4) in termini di miglioramento funzionale (valutato con CDR Sum-of-Box score) e cognitivo (rilevato con la scala ADAS-Cog). Il miglioramento è stato significativo rispetto a soggetti di condizione genetica sovrapponibile ma trattati con placebo.
Per restare sulla medesima falsariga ma in ambito nutrizionale, da una recente ricerca pubblicata sul European Journal of Clinical Nutrition emerge che supplementando la dieta con alti dosaggi di vitamina D, tanto da portarne il livello ematico a valori tra 50 e 70 Unità Internazionali, ne traevano un beneficio clinicamente rilevabile in termini di efficacia mnemonica i soggetti con due copie del gene ApoE4 ma non quelli che non avevano questo genotipo.
Analogamente, la supplementazione dietetica con acidi grassi omega-3, noti anche come “olio di pesce” (800 mg di acido docosaesaonico e 200 mg di acido eicosapentaenoico), se somministrati in soggetti con rischio di malattia di Alzheimer (ApoE4/4 e Apo3/4), nell’ambito di un approccio a domini multipli (Multi-domain Approach for Preventing Alzheimer's Disease Study, o MAPT) hanno mostrato notevole beneficio.
Ad ulteriore riprova dell’importanza del fattore genetico, è stata valutata l’azione dei pesticidi quale elemento favorente la malattia di Alzheimer, controllando i livelli serici del DDE, che è un metabolita del DDT, nei soggetti esposti a questo pesticida nei Paesi in cui è ancora in uso. Il valore del Mini Mental Status Exam è risultato più basso solamente nei soggetti con genotipo ApoE4 predisponente.
L'approccio nei soggetti con predisposizione all'Alzheimer
In conclusione, per ridurre il rischio di ammalare di Alzheimer trova indicazione, nei soggetti con genotipo predisponente, un approccio multimodale fondato su apporto farmacologico, esercizio fisico, socializzazione, supplemento dietetico e allontanamento da fattori scatenanti.