Trauma cranico nel bambino: quali conseguenze?
E’ esperienza comune che i due terzi dei traumi cranici (TC) di tipo commotivo tendono a verificarsi nell’infanzia e nell’adolescenza, anche se in circa l’80% dei casi si tratta generalmente di un trauma cranico lieve. Per maggiori dettagli sulla classificazione e sull’incidenza del TC si può consultare il mio articolo “Tutto sui traumi cranici” negli Speciali Salute di questo sito. In questi soggetti, la maggior parte dei sintomi tende a regredire nel giro di due settimane, mentre in un terzo, approssimativamente, si manifesta una prolungata sindrome post-commotiva (PSP-C). Sinora non si disponeva di test obbiettivi e di facile somministrazione che consentissero di formulare un giudizio predittivo sul decorso del TC, allo scopo di poter precocemente identificare i soggetti di questa fascia di età a rischio di PSP-C.
Sulla scorta di una precedente ricerca che aveva rilevato nel liquor cefalo-rachidiano di 60 bambini, entro 24 ore dal trauma cerebrale, un livello alterato di sei di quelle molecole epigenetiche note come microRNA (miRNA), Jeremiah J. Johnson e Collaboratori del Dipartimento di Pediatria al Penn State College of Medicine, Hershey, Pennsylvania, (USA), hanno condotto un originale studio prospettico il cui goal è stato di verificare se il miRNA salivare può essere utilizzato in bambini ed adolescenti come fattore prognostico del rischio di PSP-C.
Fa d’uopo, a questo punto, riportare un breve cenno di biologia molecolare. Quando la cellula deve sintetizzare una particolare proteina, da un preciso tratto di DNA viene ricopiata o codificata la sequenza nucleotidica su RNA-messaggero (mRNA), che agisce come una sorta di stampante. Questa attività “trascrizionale” è regolata negativamente, ossia è degradata o soppressa, da un gruppo di piccoli RNA non codificanti, i miRNA. Finora ne sono stati scoperti circa 2000, identificati con un numero ed inseriti in un miRNA database. Poiché i miRNA sono implicati in numerose funzioni fisiologiche (quali la risposta allo stress o la fisiologia dell’esercizio fisico) e sono parimenti coinvolti in molte malattie, potendo essere reperiti in molti fluidi biologici (plasma, saliva, urine, liquor, etc.) si è cominciato ad utilizzarli come marcatori diagnostici.
Johnson e Coll. in una coorte di 52 pazienti di età compresa fra 7 e 21 anni, che avevano riportato un trauma cranico commotivo (42% per attività sportiva e 15% per collisione di veicoli), ed i cui sintomi più frequenti erano amnesia (48%) e perdita dello stato di coscienza (27%), hanno misurato i livelli salivari di miRNA entro le prime due settimane e successivamente dopo 4 ed 8 settimane. Sono stati valutati 15 miRNA tra i quali 5 (miR-320c-1, miR-133a-5p, miR-769-5p, let-7a-3p, and miR-1307-3p) sono risultati aumentati ed associati in 42 su 50 soggetti, ossia con un’accuratezza superiore all’85%, a disturbi specifici del cosiddetto stato post-commotivo. In particolare, il miR-320c-1 all’amnesia, il miR-629 alla cefalea ed il 1et-7b-5p al senso di astenia. Questi biomarkers risultano tutti funzionalmente associati ad attività neuronali (migrazione e riparazione neuronale e regolazione della trasmissione sinaptica).
Il significato di questa ricerca, anche se al presente alquanto limitato, visto in prospettiva è di certo promettente, in quanto la facilità di acquisizione di questi marcatori nella popolazione pediatrica, potrà fornire la possibilità di una precoce identificazione dell’evoluzione di un trauma cranico commotivo, così da consentire l’adozione di adeguate e tempestive misure assistenziali, quali indagini di follow-up, terapie di sostegno e lo stesso reintegro nell’attività scolastica.