Fiori di Bach, terapia dell'anima e del corpo

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Dr. Rocco Berloco Medico di medicina generale, Perfezionato in medicine non convenzionali

 La floriterapia è una disciplina che intende curare l’uomo con delle essenze floreali. In questa sede ci soffermeremo solo sui trentotto fiori scoperti da Edward Bach durante la sua breve ed intensa vita, non tenendo conto di tutto il vasto panorama attuale che comprende le più svariate gamme, da quelli californiani a quelli francesi, da quelli italiani a quelli australiani, da quelli indiani a quelli dell’Alaska. La loro azione non si svolge a livello recettoriale, ma in un campo più alto, e cioè a livello energetico.

 

 Per riuscire a comprendere a pieno il meccanismo d’azione dei fiori di Bach dobbiamo dire qualche parola circa il modello psicosintetico di Roberto Assaggioli, il quale postula tre livelli di inconscio: superiore, medio ed inferiore. Quest’ultimo sarebbe un grande serbatoio istintuale, un vero Acheronte di pulsioni e conflitti rimossi, molto difficilmente estrapolabili da tale contesto per portarli a livello dello stato di coscienza. In una parola ci troviamo in quello che per Freud è l’inconscio. L’inconscio superiore contiene invece quelli che possono essere dei veri e propri imperativi etici, delle qualità non ancora espresse, degli archetipi che la Chiesa può identificare con le virtù, Platone, invece, con il mondo delle idee. Per Jung il sé. Nell’inconscio medio, invece, troviamo dei contenuti facilmente accessibili al campo di coscienza, che non è altro che la nostra realizzazione personale, o per essere più precisi quello che Freud identifica con l’Io. In questa modello definito anche l’ovoide di Assaggioli, perché il modello psicosintetico è postulato con tale forma e delimitato da linee tratteggiate, quindi potenzialmente influenzabili dall’esterno (da altri ovoidi, quindi altre personalità) ma anche aperto e dinamico al suo interno noi possiamo immaginare il funzionamento del fiore di Bach. Il fiore, dunque, aiuta a portare nel campo di coscienza (Io) le alte qualità, gli archetipi, le virtù del Sé (inconscio superiore) modificando gli aspetti negativi dell’Io. In altre parole, volendo illustrare il meccanismo d’azione dei fiori di Bach possiamo dire, che agiscono sul Sé, stimolando stati mentali positivi. Volendo illustrare come, possiamo dire che noi al paziente non diamo un farmaco, ma una vibrazione, una frequenza: una frequenza da assumure quattro volte al giorno per os!

 

Fondamentale è dare qualche cenno biografico circa il dottor Edward Bach, che nasce il 24 settembre 1886, a Moseley, un paesino nelle vicinanze di Birmingham, nella contea dello Warwickshire, da una famiglia di origine gallese. Nel 1912 si laurea presso lo University Collage Hospital di Londra, e due anni dopo a Cambridge ottiene il diploma in Salute Pubblica. La sua vocazione è quella di portare consolazione a chi soffre e di farlo con una medicina che non procuri sofferenze e che sia più possibile cura del corpo ma anche dell’anima, con una medicina che consideri l’uomo non la malattia, la quale non è altro, e sono sue parole “il risultato di un conflitto tra l’anima (spirito) e la mente (psiche) e non sarà mai estirpata senza uno sforzo spirituale e mentale” Nel 1917 la moglie muore di difterite e questa tragedia sconvolge il suo corpo e le sue cellule, tanto che dopo circa sessanta giorni gli viene diagnosticato un tumore alla milza. Prognosi:  tre mesi di vita.

 

Ma Bach ha una Grande Progetto, un Grande Sogno: la ricerca di un sistema terapeutico nuovo, continua a credere che, e sono ancora sue parole “dietro ogni malattia ci sono le nostre paure, le nostre avidità, i nostri gusti e le nostre avversioni: cerchiamole, curiamole, e con la loro guarigione se ne andrà la malattia che ci fa soffrire”. Non morirà dopo tre mesi, ma dopo circa diciannove anni, avendo portato a compimento la sua Idea. Nel 1918 abbandona l’ospedale dove lavora come batteriologo, si interessa di medicina omeopatica e nel 1919 viene assunto nell’ospedale omeopatico di Londra, dal quale si dimetterà nel 1922 per lavorare solo alla ricerca e visitare in uno studio ad Harley Street, strada nota per la presenza di medici qualificati, ed uno a Nottingham Place, dove i suoi pazienti sono essenzialmente poveri che visitata gratuitamente. Nel 1930 chiude definitivamente gli studi ed abbandona ogni attività di ricerca (aveva intanto sperimentato alcuni nosodi) per trasferirsi in Galles dove nelle campagne, a contatto con la natura lavorerà alla sua Idea.

 

Il 27 novembre 1936, nella sua casa di Mount Vernon, nel Sussex, dove aveva vissuto gli ultimi due anni Edward Bach muore dopo aver realizzato un modello terapeutico che prevede trentotto rimedi classificabili secondo alcuni tipi di sentimenti: per l’insufficiente interesse verso le circostanze presenti, per la solitudine, per chi è influenzabile e sensibile, per lo sconforto e lo scoraggiamento, per l’eccessiva cura del benessere degli altri, per la paura, per l’incertezza. Tutta la sua esperienza ci è stata tramandata in numerosissimi testi, ma è imprescindibile per un buon operatore accostarsi alla sua figura senza aver letto i suoi libri: Guarire con i fiori, l’unione di due trattati: Guarisci te stesso, e I dodici guaritori e altri rimedi, e poi Libera te stesso ed Essere se stessi. 

 

Esistono due tipi di procedimenti di preparazione dei rimedi: il metodo del sole e quello dell’ebollizione. Metodo del sole: si riempie di acqua, possibilmente di sorgente, ma comunque pure una ciotola di vetro sottile. Si colgono i fiori al momento della massima fioritura e ripongono le corolle a galleggiare sull’acqua in quantità da coprirne la superficie. Si lascia il contenitore esposto al sole per circa tre o quattro ore per far sì che l’acqua acquisisca tutta l’energia del fiore, poi si eliminano i fiori e si filtra l’acqua in un contenitore differente. Come conservante si usa brandy in pari quantità. Metodo dell’ebollizzione: i fiori vengono fatti bollire per circa trenta minuti in acqua pura. Dopo si lascia raffreddare il tutto e si filtra il liquido aggiungendo brandy in pari quantità A questo punto abbiamo delle essenze pure che vengono imbottigliate in flaconcini da 10 ml, i cosiddetti stock bottle distribuiti dal Bach Centre di Mount Vernon, Gran Bretagna. La preparazione delle soluzioni che vengono prescritte ai pazienti si effettua prendendo boccettine da 30 ml in cui si mettono due gocce di ogni essenza selezionata (quattro per il Resce Remedy), 25 ml di acqua oligominerale naturale, preferibilmente di buona marca e con bottiglia di vetro e 5 ml di brandy o di aceto di mele. Si sconsiglia vivamente l’uso di acqua del rubinetto per la possibile presenza di cloro o di altre sostanze. Il paziente è solitamente invitato ad assumere quattro gocce di questa soluzione per quattro volte al giorno ad orari più o meno fissi: al risveglio, in tarda mattinata, nel pomeriggio e prima di andare a letto. Le gocce possono essere diluite in poca acqua, sempre oligominerale naturale, oppure assunte direttamente sotto la lingua, tenendole in bocca alcuni secondi prima di deglutire. Si deve fare attenzione di prendere questo prodotto sempre lontano dai pasti, dal caffè, dall’alcool, dalle sigarette, dalla menta e dalla liquirizia, sotto qualunque forma anche quella di dentifricio. Non esistono casi di iperdosaggio, qualora invece di quattro gocce se ne assumessero di più, ma non ci sono nemmeno controindicazioni ne incompatibilità con altri farmaci o con rimedi omeopatici. L’azione terapeutica dei fiori di Bach si esplica comunque e non in relazione alla quantità del dosaggio, ma in base alla ripetizione dello stimolo energetico. Se la cura non è prolungata si può anche preparare un bicchiere d’acqua, sempre oligominerale naturale e versare due gocce di essenza dalla stock bottle (quattro per il Rescue Remedy) ed assumerne piccoli sorsi durante la giornata. Oggi i fiori di Bach oltre ad essere usati per tutte le prblematiche psichiche che svariano dall'ansia, alla depressione, daglli attacchi di panico all'insonnia vengono utilizzati con notevoli risultati anche per molteplici disturbi fisici.

 

 

 

 

Data pubblicazione: 26 maggio 2011

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