Decreto di riordino delle Scuole di Specializzazione di Medicina
Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin il 4 febbraio scorso ha controfirmato il decreto di riordino delle Scuole di Specializzazione delle facoltà di Medicina e Chirurgia, che già era stato firmato dal Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Stefania Giannini.
Il provvedimento riduce di un anno la durata di alcuni percorsi di studio nelle Scuole di Specializzazione, adeguando la normativa italiana in materia a quanto previsto dalla Comunità Europea, il che potrebbe consentire ai medici specializzati in Italia di anticipare il loro ingresso nelle professioni specialistiche, garantendo una maggiore competitività nei confronti degli specialisti comunitari.
In sintesi, non esisteranno più Scuole della durata di 6 anni (in particolare per la Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale e per quella in Neurochirurgia il percorso di studi avrà la durata di 5 anni a fronte dei 6 anni fino ad oggi previsti), e quindi 16 Scuole avranno la durata di 5 anni, 34 Scuole di 4 anni, e le rimanenti 5 Scuole avranno un percorso di 3 anni.
Inoltre il riordino viene completato dalla soppressione delle Scuole di Medicina Aeronautica e Spaziale, di quella di Odontoiatria Clinica Generale e di quella di Psicologia Clinica, e dagli accorpamenti delle Scuole di Malattie Tropicali (nella nuova Scuola di Malattie Infettive e Tropicali), di Neurofisiopatologia (confluita in Neurologia), di Chirurgia dell’Apparato Digerente (confluita nella Chirurgia Generale), di Biochimica Clinica (nella nuova Scuola di Patologia Clinica e Biochimica Clinica), e Tossicologia Clinica (nella nuova Scuola di Farmacologia e Tossicologia Clinica).
La disposizione infine intende valorizzare maggiormente, rispetto al passato, la formazione professionale effettiva delle scuole di specializzazione; infatti prevede che almeno il 70% della formazione debba essere dedicato allo svolgimento di attività pratiche, e che le stesse potranno essere effettuate non solo nelle strutture universitarie, ma anche nei presidi ospedalieri e nelle strutture territoriali del Servizio Sanitario Nazionale, nell’ottica di un’integrazione fra Ospedali, Università e Territorio.
Riferimenti: