Sale e ipertensione: la restrizione sodica come prevenzione
Un elevato livello della pressione arteriosa, poiché correlato a morbilità per patologie coronariche e a ictus cerebrale, rimane tuttora una patologia importante e gli studi dimostrano la relazione negativa tra un eccessivo consumo di sale e ipertensione.
Nonostante i progressi in campo diagnostico e terapeutico, i pazienti a "target pressorio" sono meno del 20-25% e, in questi ultimi anni, si è registrato un aumento dei decessi per malattia cardiovascolare non solo nei paesi ad alto e medio reddito, ma anche nei paesi a basso reddito. Uno studio pubblicato recentemente su The Lancet descrive l’ipertensione come il principale fattore di rischio per ictus cerebrale, con un rischio attribuibile per la popolazione del 34,6%.
Dieta per ipertensione e riduzione del sale
Attualmente tutte le società scientifiche rimarcano la necessità di mettere in atto misure di prevenzione nell'alimentazione per la chiara evidenza dell'efficacia degli interventi non farmacologici: la prima misura da mettere in atto è la riduzione del consumo di sale nella dieta.
Gli studi eseguiti hanno dimostrato che l’eccessivo consumo giornaliero di sale è uno dei principali fattori responsabili dell’ipertensione, poiché c’è uno stretto legame tra la quantità di sale che assumiamo con il cibo, l’ipertensione arteriosa e le malattie correlate.
Qual è la dose giornaliera di sale da assumere?
In Italia il consumo medio di sale procapite è di circa 11-12 g al giorno, circa il doppio rispetto a quanto raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per i soggetti sani che prevede, infatti, una dose giornaliera di sale che non dovrebbe superare i 6 grammi.
Ridurre il consumo di sale, quindi, ha un effetto positivo sulla salute perché così facendo si abbassa la pressione arteriosa, si migliora la funzionalità del cuore, dei vasi sanguigni e dei reni; ma l’impresa è difficile, perché negli alimenti che acquistiamo o che mangiamo fuori casa questo ingrediente viene utilizzato in abbondanza: più della metà del nostro introito di sale, infatti, deriva dai prodotti trasformati, in particolare pane e suoi derivati, salumi, conserve.
Sodio e ipertensione: quali alimenti preferire?
Il sodio della dieta si può dividere in:
- discrezionale, che comprende quello aggiunto ai cibi durante o dopo la cottura come sale da cucina (circa il 36%);
- non discrezionale, che comprende quello naturalmente presente negli alimenti (circa 10%), e quello aggiunto per favorire la conservazione o la palpabilità degli alimenti stessi (restante 54%).
Per limitare l’assunzione di sodio si consiglia, quindi, di consumare quasi esclusivamente alimenti freschi e di cucinare senza sale, limitando l’uso di sale a non più di un cucchiaino raso al giorno, pari a 5 g di sale che corrispondono a circa 2 g di sodio. In questo modo si limita l’apporto giornaliero a circa 2.5 g e anche meno, riducendo ulteriormente l’apporto discrezionale. È opportuno, inoltre, utilizzare pane non salato tipo toscano.
Nell’adulto è dimostrato che una restrizione moderata dell’apporto di sodio riduce la pressione arteriosa nei soggetti sodio-sensibili, che comprendono circa il 55-60% degli ipertesi.