Anche i medici ammalano. Chi li curerà? News sulla sindrome del burn out

marcobonelli
Dr. Marco Bonelli Reumatologo, Medico di medicina generale

Prendo spunto da un articolo del CORSERA di oggi a proposito di una ricerca targata USA realizzata su quasi 7000 medici americani che rileva una aumento sempre maggiore di quelli affetti dalla Sindrome del burn-out, una mancanza di adattamento agli stress lavorativi che sfocia in un vero e proprio esaurimento psicofisico (burn out appunto bruciato letteralmente o meglio scoppiato).

 

Gli psicologici autori della ricerca individuano le cause dell'aumento dell'esaurimento nel cambiamento del rapporto con i pazienti poco inclini alla gratitudine verso il medico e alla crescente burocrazia a cui è sottoposto .

Dal tempo della figura del Doc nel cinema western affetto da alcolismo che prima o poi trova il suo riscatto, è posta ai primi posti tra varie professioni in sofferenza per lo stress lavorativo la categoria di chi (medici,infermieri ed in generale il personale sanitario) sia alla prese con malattia e morte.

Allo stress legato all'attivita in campo sanitario ed ai cambiamenti nei rapporti sociali, compresa una minor affermazione nei modelli sociali si aggiunge certamente una lista di azioni quotidiane che non sono state apprese all'Universita' ed una serie di vincoli burocratici che francamente poco hanno a che vedere con il lavoro del medico.

Ho provato a pensare ad una giornata tipo nel mio Ambulatorio e ho contato almeno una quindicina di norme nazionali e regionali riguardanti la prescrizione di farmaci ed accertamenti (note Cuf,PT,rispetto delle esenzioni, accertamento delle stesse,l'ultima normativa sulla erogabilita degli esami con SSN,l'invio telematico di ricette e certificazioni e tanto ancora) che finiscono per essere la piu'importante preoccupazione di chi dovrebbe occuparsi di e per i malati!

Tutte cose apprese nell'esercizio della professione e non studiate all'Università!

Lungi dal voler tornare indietro credo si debba riflettere sul disagio dei medici in Italia che non fa bene alla sanità e alla salute di nessuno.

 Sarebbe il caso che Istituzioni pubbliche e Ordini dei Medici cominciassero a censire e valutare il problema PRIMA CHE DIVENTI PIU 'IMPORTANTE.

Un medico che non sta bene è un rischio per il paziente!

http://www.corriere.it/

 

Data pubblicazione: 24 febbraio 2016 Ultimo aggiornamento: 15 marzo 2016

13 commenti

#1
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Dr. Salvo Catania

>>Gli psicologici autori della ricerca individuano le cause dell'aumento dell'esaurimento nel cambiamento del rapporto con i pazienti poco inclini alla gratitudine verso il medico e alla crescente burocrazia a cui è sottoposto . >>

La burocratizzazione è senz'altro una concausa, ma non certo preminente, perchè i pazienti restano poco inclini alla gratitudine soprattutto perchè, per molte ragioni, i medici NON SANNO COMUNICARE .

http://www.senosalvo.com/infobesita.htm

#2
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Dr. Marco Bonelli

Sono molto sensibile al tema ,nonostante la passione che ancora metto nel mio lavoro quotidianamente e non credo si possa liquidare il tutto con poche righe .Aggiungerei ,dopo 35 anni di professione che la gratitudine o la sua mancanza ha poco a che fare con i risultati e l'impegno ma spesso alla formazione ,alle esperienze, alla cultura e la sensibilità di chi ci è davanti.Quanto alla comunicazione da sempre somministro ,più che farmacie e terapie ,'me stesso' dedicando al colloquio con il paziente tanto tempo rischiando anche per questo un ....esaurimento per mancanza di scorte!

#3
Foto profilo Dr. Marco Bonelli
Dr. Marco Bonelli

www.doctor33.it

Sabato, 27 Febbraio 2016, 08.20

HomePolitica e SanitàBurnout medici, nuova normativa sugli orari tra i possibili fattori
POLITICA E SANITA'
Burnout medici, nuova normativa sugli orari tra i possibili fattori
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TAGS: STRESS, STRESS PSICOLOGICO, FATICA MENTALE, BURNOUT PROFESSIONALE, ORARIO DI LAVORO
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#4
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Dr. Salvo Catania
#5
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti

Il dito nella piaga.

Non solo rispetto al medico, ma a tutti i "professionisti dell'aiuto e della cura".

E' da tempo che, attraverso la formazione, ci occupiamo del burnout di OSS e infermieri; e che raccogliamo il disagio dei medici (soprattutto interni alle Residenze per anziani, come è da noi qui in Prov. TN) .

Ma il disagio del medico è speculare a quello dell'assistito: ambedue soffrono della mancanza di tempo; del tempo della relazione e della comunicazione.
Il medico si trova così svuotato; il pz. non si sente ascoltato e la compliance ne risente alla grande. Va anche aggiunto un aumento della conflittualità che porta, poi, alla medicina difensiva.

Partendo dal comune destino di curanti e curati, da otto anni stiamo sperimentando un progetto in Residenze per anziani non-autosufficienti, che ricavi un tempo per ri-creare una relazione di nuovo tipo; con ottimi esiti anche anti burnout. Non riguarda specificamente il medico, ma indica un percorso verso l'umanizzazione dei servizi.

"Rifondare una relazione, partendo dalla nudità di un incontro disarmato da tecniche e da saperi usati come protezione, porta a riscoprire una dimensione di condivisione umana profonda con le persone, che modificherà per sempre i protagonisti e le stesse modalità dell’assistenza". (Brunialti C. M., I tempi dell'incontro, ed. Erickson, 2015) .

Ne ho parlato proprio poco tempo fa qui in MI :
"Il tempo della relazione "salva" l'assistito, ma anche chi cura e assiste" https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6231-il-tempo-della-relazione-salva-l-assistito-ma-anche-chi-cura-e-assiste.html

E un problema reale perchè, certamente, "Un medico - un professionista dell'aiuto e della cura, aggiungo - che non sta bene è un rischio per il paziente! "

(Se a qualcuno può interessare, qs link riporta la parte essenziale dello studio.
http://shop.erickson.it/front4/Image/Products%5CLIBRO_978-88-590-0954-2_X461_I-tempi-dell-incontro%5CPdf%5CSFO_978-88-590-0954-2_I-tempi-dell-incontro.pdf )


#6
Foto profilo Dr. Marco Bonelli
Dr. Marco Bonelli

Grazie Carla Maria ,
Ogni contributo è veramente ben accetto anche perché credo che sia una problematica largamente sottovalutata .
Parliamone !

#7
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Utente 112XXX

Credo di aver avuto a che fare con un medico in burn out. Era uno dei responsabili del reparto in cui era ricoverato mio padre. Ha sbagliato nel prevedere la prognosi e ci ha fatto prendere un colpo, dicendo che mio padre non si sarebbe più ripreso. Invece, aggiustando i farmaci, per fortuna dopo pochi giorni stava già bene.
Per certi versi sono stata arrabbiata con quel medico, ma ho capito subito che non l'aveva fatto per cattiveria o pressapochismo, ma perché davvero non ce la faceva più a star dietro al reparto. Lui e l'altra dottoressa responsabile facevano turni disumani. Frequentando il reparto abbastanza assiduamente durante il ricovero di mio padre, ho visto che almeno uno dei due era sempre presente, giorno e notte, e spesso c'erano entrambi. Non so quando dormivano. Io al loro posto sarei crollata dopo due giorni.
In generale, credo che ciò che porta all'esaurimento in ambiente lavorativo sia il carico eccessivo di lavoro, la consapevolezza che, per quanto ci si impegni, non si riuscirà mai a fare tutto il necessario, perché non c'è materialmente il tempo, o a volte anche i mezzi. C'è chi sopporta meglio questa sensazione (perché è più forte? più saggio? più menefreghista? chissà) e chi non la regge. Penso succeda in qualsiasi lavoro, ma ovviamente quando ci si sente responsabili della salute, del benessere o del futuro di qualcun altro si sente di più il peso di non riuscire a fare quanto si dovrebbe.
Il medico che curò mio padre adesso è in pensione. Non era vecchio, penso sia scappato appena ha potuto. Mi dispiace, perché credo che se avesse potuto lavorare in altre condizioni sarebbe stato un bravo medico.

#8
Foto profilo Dr.ssa Angela Pileci
Dr.ssa Angela Pileci

Sebbene ovunque, nei nostri libri attraverso i quali siamo giunti alla laurea, troviamo tra le cause del burn out i turni di lavoro, la distanza dal pz, la mancanza di una vita sana fuori dal lavoro e quindi si finisce per portare a casa il carico emotivo del lavoro, sono d'accordo con Salvo Catania sull'incapacità comunicativa degli operatori, non solo perchè più spesso oberati dal fare.

@Carla
"Rifondare una relazione, partendo dalla nudità di un incontro disarmato da tecniche e da saperi usati come protezione, porta a riscoprire una dimensione di condivisione umana profonda con le persone, che modificherà per sempre i protagonisti e le stesse modalità dell’assistenza". (Brunialti C. M., I tempi dell'incontro, ed. Erickson, 2015) .

Complimenti per questo tuo lavoro di cui non ero a conoscenza; grazie per la condivisione!

#10

Concordo col Dr. Marangoni.
D'altra parte il primo/uno dei primi testi specifico in italiano - che mi risulti - è del 1992:
Maslach C. La sindrome del Burnout: il prezzo dell’aiuto agli altri.
Assisi: Cittadella, 1992 (1982 in originale).

Forse oggi c'è una maggiore consapevolezza, da parte dei professionisti dell'aiuto che, aiutando, si corrono dei rischi.
Ma se in quegli anni, esistevano (ad es.) i gruppi Balint che permettevano e aiutavano l'elaborazione delle emozioni e dei "vissuti" dei curanti, oggi sul piano istituzionale non esiste nulla (accettansi correzioni).

Ognuno se la "sfanga come può", dunque.

All'aumento della pressione dell'istituzione e, contemporaneamente, dei degenti/pazienti (e/o spesso dei famigliari dei medesimi) il curante - medico o psy che sia - corre il rischio di irrigidirsi, prosciugarsi.

Ritengo sia opportuno il messaggio del dr. Bonelli; non tanto nelle cause, quanto nella fenomenologia della situazione e sull'attenzione alla medesima.


#12
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Dr. Marco Bonelli

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Febbraio 2016

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