Artrosi, la cura che viene da noi stessi
L'artrosi è una patologia dell’apparato locomotore, a carattere degenerativo, che affligge circa il 50% della popolazione oltre i 60 anni di età.
È associata a una sintomatologia dolorosa e a limitazioni funzionali, tendenzialmente progressive, che se non affrontate correttamente possono portare a una condizione di inabilità al lavoro e disabilità. Prescindendo dalla varietà delle cause e concause che ne determinano l’origine e l’evoluzione, è contraddistinta da un elemento preciso e inequivocabile: la degenerazione della cartilagine articolare, che senza bisogno di ricorrere al microscopio e ad altri mezzi d’analisi, risulta macroscopicamente consunta, fissurata e disgregata.
Sotto questo profilo l’articolazione artrosica sarebbe assimilabile alle giunture consunte e irrigidite di un’autovettura da rottamare, sennonché l’apparato locomotore è un tessuto vivo, normalmente capace di riparare i danni, rigenerandosi. L’artrosi è causata non dall’usura, che accompagna e contrassegna qualunque tessuto o materiale in movimento, ma dalla perdita di questa capacità riparativa. La storia della sua cura che viene da noi stessi, ovvero dal ripristino di una capacità fisiologica, inizia da qui.
Le articolazioni sono in larga misura costituite da collagene, una proteina che non può essere assunta come tale, perché sarebbe tossica. L’organismo l’assembla al proprio interno utilizzando i suoi elementi costitutivi elementari, chiamati aminoacidi. Questi mattoncini sono fabbricati anche all’interno dell’organismo, ma in misura insufficiente. La parte prevalente è ricavata da proteine animali e vegetali, che prima d’essere assimilata è digerita, ovvero scomposta nei suoi componenti elementari.
Il problema è che le capacità digestive non solo decrescono con l’età, ma possono risultare insufficienti in condizioni fisiologiche e patologiche contraddistinte da un abnorme consumo e fabbisogno di collagene. Da qui l’ipotesi di un’origine carenziale dell’artrosi, legata all’insufficiente apporto alimentare delle materie prime indispensabili per la rigenerazione del collagene articolare.
Da qui, conseguentemente, l’idea di fornire all’organismo un collagene idrolizzato in maniera mirata, in modo da consentirne l’assorbimento sotto forma dei suoi elementi costitutivi elementari. Questi elementi sono presenti anche in altri alimenti, d’origine vegetale oltre che elementari, ma la loro composizione qualitativa e quantitativa è diversa da quella del collagene: è inferiore, di conseguenza, anche il loro contributo al processo rigenerativo del collagene articolare.
L’idea che la cura dell’artrosi vada demandata al nostro stesso organismo, rifornendolo delle sostanze alimentari indispensabili per il suo corretto funzionamento, è suffragata da una evidenza scientifica rappresentata sia da nozioni di base reperibili in qualunque buon trattato di Fisiologia, sia dai risultati forniti da rigorose indagini precliniche e soprattutto cliniche. Sono dati facilmente reperibili, a disposizione di chi abbia interesse a consultarli.
Il collagene è coinvolto non solo nel sistema osteoarticolare, ma anche nel funzionamento dell’intero organismo. Ne costituisce oltre il 30 per cento del contenuto proteico totale, distinguendosi inoltre per la varietà delle conformazioni che vi assume e delle funzioni che vi svolge.
È consistente nelle unghie e nelle ossa, flessibile nei capelli, elastico nella cute, fluido nelle secrezioni che lubrificano le articolazioni. Nell’osso funge da matrice organica, che catalizza il deposito dei sali minerali. Sulle mucose stende un velo protettivo, che svolta questa funzione si disgrega e dissolve, alimentando i tessuti e favorendone la rigenerazione.
Come si è sopra ricordato, inoltre, il collagene è anche la proteina più soggetta a una perdita continua attraverso la desquamazione cutanea, i capelli, la barba, le unghie, le secrezioni e in altri modi ancora. Più in generale, il collagene ha un suo ciclo biologico, che ne comporta un’incessante degradazione e, parallelamente, rigenerazione.
È stato calcolato che nell’adulto la quota complessiva di collagene persa giornalmente corrisponda a circa 20 g al giorno. La metà circa è riprodotta dall’organismo, che la sintetizza partendo da altre molecole o riciclando gli aminoacidi liberati dal collagene, giunto al termine del suo ciclo biologico. L’altra metà proviene dalle proteine alimentari, che per non innescare temibili reazione tossiche, anche di tipo immunitario, devono essere preventivamente digerite e scomposte in aminoacidi o in minuscoli peptidi.
Da qui l’ipotesi generale di una “collagenopatia carenziale” derivante dallo squilibrio del suddetto processo metabolico, che l’autore di questa nota ha esposto nel libro “Il farmaco moderno, un patto esemplare tra uomo e natura”.
Non basta. Al pari di qualunque altra forma di vita, anche il nostro organismo segue un percorso contrassegnato da due fasi non opposte, ma complementari.
La prima consiste negli sviluppi del programma racchiuso nel genoma. È il seme, che trovando un terreno fertile si dischiude e cresce fino a trasformarsi nella pianta adulta. È lo zigote, come è chiamato il frutto della fusione del genoma materno e paterno, che trovando il suo terreno fertile nel grembo materno si moltiplica e si differenzia generando miliardi di miliardi di programmi, ognuno dei quali persegue un suo progetto distinto, ma complementare rispetto a quelli generati da un unico zigote.
Questa meraviglia del creato esce all’aperto dopo circa 9 mesi, quindi cresce fino alla maturità, contrassegnata dalla pienezza delle sue funzioni, a cominciare da quella riproduttiva senza la quale la vita si spegnerebbe.
A quel punto subentra la seconda fase, contrassegnata dalla progressiva perdita delle funzioni e capacità che ne avevano accompagnato la crescita. È l’invecchiamento, che fa parte della vita, preparandone e consentendone l’incessante rinnovamento senza il quale essa si spegnerebbe. Anzi, si sarebbe già spenta.
In questa visione, l’artrosi assume la connotazione di un processo in sé stesso vitale, ma che diventa patologico deviando dal suo corso normale. Intervenendo sull’artrosi, la medicina sta imparando a combattere non l’invecchiamento, che è parte della vita, ma le sue patologie.
Da docente universitario, l’autore di questa nota era solito esporre i risultati dei suoi studi e delle sue ricerche agli allievi che assistevano alle sue lezioni: “Alzate una mano e intervenite liberamente senza paura d’interrompermi o contraddirmi”, così esordiva invariabilmente.
Non agli inizi del corso, ma in seguito spesso ne nascevano dibattiti e contradditori accesi, che arricchivano gli allievi e il maestro. Il docente d’allora li ricorda con nostalgia e ai suoi ascoltatori di oggi rivolge lo stesso invito. Lo fa sulle ali del WEB, che allora non esisteva.