Non più "pazienti": si chiameranno "persone assistite"
È la decisione della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri: dopo lungo dibattito, nel computo del nuovo Codice deontologico che è stato inoltrato ai singoli Ordini professionali, spicca la cancellazione del termine Paziente, che lascia il posto alla nuova definizione di "Persona assistita".
E' - seppure solo in termini - una rivoluzione: la traslazione di un'identità presso la quale ciascuno di noi ha racchiuso da sempre la propria percezione di quel cruciale rapporto fra il Medico, ovvero la Persona che cura, ed il Paziente, ovvero la Persona che riceve le cure.
Al di la' delle preferenze personali, che a mio avviso detengono scarso valore, è utile soffermarsi sul potere di un termine identificativo che di sicuro potrà cambiare i moduli di un consenso informato, le cartelle cliniche, i singoli atti burocratici (sempre più frequenti e purtroppo necessari), ma di certo non potrà sostituire né variare ciò che di intrinseco ed elaborato, gira attorno al rapporto fra due persone, il Medico e il Malato, che - almeno per come è nato migliaia di anni fa - deve conservare i medesimi ruoli e le medesime aspettative che la nostra natura ci ha imposto.
Personalmente non mi sono mai chiesto se il termine "Paziente" fosse esaustivo dell'identificazione di persona "malata", o più semplicemente, "bisognosa di un aiuto Medico", non l'ho fatto nemmeno quando è capitato che il "paziente"... fossi io.
Per me il Paziente è e resterà, non solo la persona assistita, ma - a prescindere dalla fase temporale nella quale tale figura necessiti di assistenza - una Persona.
Un "mio paziente", almeno per quello che ho imparato nella mia vita professionale, può diventare durante, o consecutivamente, o distanza dal mio Atto Medico, un "mio Conoscente" o come sovente accade "un mio Amico". È credo che valga anche per lo stesso Paziente, il quale potrebbe vedere il proprio medico, come il "proprio confidente" o la "persona di fiducia" e perché no "il proprio Amico".
Una "Persona assistita" non mi farà mai diventare solo una "Persona che assiste" poiché il rapporto Medico-Paziente e' qualcosa che - almeno potenzialmente - deve avere la possibilità di mutare, di continuare e di divenire, anche dopo un singolo Atto Medico.
Nessuno potrà limitare - nemmeno cambiando un nome (e sono pur certo che la nuova identificazione che rispetto e accetterò, sia nata per fondamentali necessità sociali, sanitarie e medico-legali) questa Libertà.
La nuova terminologia (comunque bella nel suo insieme) sarà - per quanto mi compete - accettata di buon grado solo nella forma, ma non certo nella sostanza, semplicemente perchè, a mio avviso, di medesima sostanza, si parla.