Giornalisti: come cambiano le notizie!
In settembre 2012, a distanza di pochi giorni, sul Corriere della Sera la stessa giornalista ha scritto due articoli sullo stesso scienziato: il prof. Paolo Macchiarini, pioniere della chirurgia rigenerativa. Nel primo, pubblicato due giorni dopo che il New York Times gli aveva dedicato la prima pagina,
viene celebrato come un grande ricercatore
nel secondo, pubblicato il giorno dopo l'arresto (con l'accusa di aver cercato di dirottare alcuni pazienti verso l' attività privata), il grande ricercatore diventa uno scienziato da quattro soldi, che ha pubblicato solo una settantina di lavori, giudicati pare non molto rilevanti dalla comunità scientifica; e per di più si dice che fa sperimentazione senza sottostare alle regole dell’etica e della legge italiana.
Il secondo articolo contiene un bel po' di errori:
A) è verificabile da chiunque che su PubMed digitando Macchiarini P ci sono molto più di 70 pubblicazioni: esattamente 162 (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=macchiarini%20p);
B) l’H Index può essere calcolato in modo diverso (p. es. escludendo le autocitazioni; dando un peso diverso alle citazioni che compaiono su giornali più o meno importanti): consultando diverse banche dati e confrontando il punteggio di altri 15 chirurghi toracici italiani titolari di cattedra o Primari di grossi ospedali il prof. Macchiarini ha su Scopus un H Index di 24 (secondo solo a un’ altro professore italiano); utilizzando invece l’ISI Web of Science il suo H Index è di 30 ed è superiore a tutti gli altri. Nella classifica della VIA Academy ( http://www.topitalianscientists.org/top_italian_scientists_VIA-Academy.aspx?Cerca=MACCHIARINI ) basato su Google Scholar, ha un H Index di 33 ed entra nei Top Italian Scientists;
C) “Il Centro Nazionale Trapianti ha autorizzato il protocollo terapeutico sperimentale sul trapianto di tessuto delle vie aeree” già più di un anno fa, come riportato il 9/7/2011 (http://met.provincia.fi.it/news.aspx?n=96839). Peraltro appare strano a qualsiasi persona di buon senso che un ricercatore abituato a far vagliare i suoi progetti ai Comitati Etici delle università di mezzo mondo, solo in Italia si permetta di agire come un bandito.
Ho prontamente segnalato alla giornalista gli errori oggettivi contenuti nella sua nota e che credevo fossero dovuti alla fretta, suggerendole di controllare le sue fonti. Speravo nella sua correttezza e in una rapida rettifica. Ma ho atteso invano.
Quale credito si può dare alle notizie che ogni giorno leggiamo sui giornali se quando un giornalista scrive qualcosa di sbagliato, non rettifica spontaneamente appena resosi conto dell’errore?
Come può una giornalista (scientifica) a distanza di 10 giorni scrivere cose così radicalmente diverse sulla stessa persona?
Il valore di uno scienziato è condizionato dal suo stato giudiziario (esclusi i reati di plagio o frode scientifici, ovviamente)?
Come si può definire una giornalista che esalta le qualità scientifiche di un medico il giorno dopo che il New York Times gli ha dedicato la prima pagina e le mette in dubbio il giorno dopo che è stato coinvolto in una vicenda giudiziaria (ancora tutta da definire) in Italia?