Sesso in carcere, sarebbe un segno di civiltà!
In un momento in cui monta in Italia il giustizialismo e scema il senso di Giustizia, sollecitare l’approvazione di un disegno di Legge, ancora sepolto sotto la polvere, che riconosca ai detenuti il diritto di vivere la propria sessualità senza surrogarla, potrà sembrare forse una provocazione o una concessione non meritevole per chi è nella condizione di detenuto.
Ho recentemente, su incarico del Tribunale, visitato in carcere un detenuto affetto da AIDS, al fine di valutarne la compatibilità con il regime detentivo e tale occasione mi ha fatto molto riflettere sull’argomento della sessualità dei detenuti e del loro diritto di viverla senza rischi.
Brevi cenni sull’infezione da HIV
L’infezione da Hiv colpisce particolari cellule del sistema immunitario, denominati linfociti T, vere sentinelle contro molti agenti patogeni.
La conseguenza dell’avvenuta infezione è un indebolimento progressivo del sistema immunitario fino alla immunodepressione grave.
In questa “escalation” il rischio di infezioni e di malattie aumenta e compaiono patologie sostenute da virus, batteri, protozoi e funghi, che in condizioni normali potrebbero essere curate più facilmente, mentre diventano letali alla lunga distanza.
E’ opportuno accennare brevissimamente alle varie fasi della malattia.
Una volta contagiato, l’individuo può diventare sieropositivo e ciò significa che l’infezione è in atto e può contagiare altri individui.
Il periodo di incubazione può durare anni e la malattia diventa conclamata quando si osserveranno delle infezioni da parte di agenti patogeni che normalmente non riescono ad infettare persone sane, mentre inducono una o più patologie solo negli individui con il sistema immunitario gravemente depresso.
Gli agenti patogeni che più frequentemente causano infezioni sono dei protozoi come lo Pneumocistis carinii, responsabile di una particolare forma di polmonite che provoca la toxoplasmosi, malattia che colpisce particolarmente il cervello.
Altri agenti patogeni sono il Mycobatterium tubercolosis, che provoca la tubercolosi, alcuni virus (Herpes e Citomegalovirus), funghi come la Candida albicans che colpisce molti organi e apparati, in partcolar modo bocca esofago e polmoni.
Nella fase conclamata dell’AIDS si possono sviluppare diverse forme di tumori, soprattutto linfomi.
Modalità di contagio
La trasmissione sessuale è nel mondo la modalità di trasmissione più diffusa dell’infezione da Hiv. I rapporti sessuali, sia eterosessuali che omosessuali, non protetti dal profilattico sono ad alto rischio di infezione.
Il nostro Sistema giuridico ancora, pur se da tempo tale importante questione è al vaglio di Giuristi e Legislatori, non prevede la possibilità per il detenuto di una qualsiasi pratica sessuale di coppia.
E’ quanto questa problematica sia di enorme importanza al fine della tutela della salute della persona detenuta malata come degli altri detenuti, sembra invece essere considerata del tutto trascurabile
Un recluso in carcere, sano o comunque non sieropositivo, può surrogare l’attività sessuale (oltre che con l’autoerotismo) con rapporti omosessuali, obtorto collo, anche se eterosessuale
E’ ben comprensibile come la ricerca della soddisfazione sessuale, dettata da una esigenza del tutto naturale non può essere a lungo inibita.
L’esigenza sessuale (in situazioni normali, in assenza di patologie psichiatriche e, al di là di scelte individuali per motivi religiosi o altro) è regolata dal sistema nervoso simpatico e parasimpatico, che provvede, per esempio, alla erezione e alla eiaculazione, anche a prescindere dalla volontà del soggetto (erezioni e polluzioni notturne).
L’astinenza forzata porta necessariamente alla ricerca di un rapporto di coppia che nella popolazione carceraria necessariamente si realizza con individui dello stesso sesso e può facilmente innescare una escalation della infezione da Hiv contribuendo alla sua diffusione prima in tale comunità e successivamente nella società civile.
Un altro aspetto da tener presente è quello della scarsa consapevolezza dei rischi cui il recluso malato di AIDS si espone e con cui può esporre gli altri.
Lo stato di detenzione, più o meno prolungato, può far sviluppare con modalità differenti e significative, un forte stato di depressione psichica che, fra l’altro, annulla le prospettive personali, facilita lo sviluppo di un grave disinvestimento del futuro, crea una sorta di rassegnazione al miglioramento del proprio stato di salute e di conseguenza uno scetticismo irresponsabile nel salvaguardare la salute propria e degli altri.
Le naturali esigenze della sfera sessuale possono indurre la persona a sottovalutare il rischio pur di raggiungere sia il soddisfacimento fisico che quello delle pulsioni affettive che si integrano e completano nei rapporti di amicizia e di amore verso un altro individuo e che, nel caso di detenzione, non può che essere rivolto a persone dello stesso sesso.
Concludendo
Sarebbe quindi auspicabile che il detenuto sposato, fidanzato o con una compagna, abbia la possibilità di incontri intimi e con regolarità in ambienti idonei.
Egual possibilità ovviamente va data anche all’individuo omosessuale se, in libertà, aveva un compagno.
Si pone però il problema del detenuto single (uomo o donna) al quale, se richiesta va data la medesima opportunità. E non credo che la soluzione sia difficile da trovare!
L'approvazione di una Legge a tal fine sarebbe un segno di umana comprensione oltre che, certamente, di civiltà sociale e giuridica.