La diffusione del poliovirus rimane un’emergenza sanitaria pubblica d'interesse internazionale
Sebbene le iniziative di eradicazione globale della polio (GPEI) intraprese dall’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) nel 1988, abbiano dato risultati esaltanti: l’eradicazione del poliovirus tipo 2 (WPV2) nel 2015, e ad ottobre 2019 quella del poliovirus 3(WPV3), ancora non si può abbassare la guardia.
Dal resoconto del Comitato di emergenza sulla diffusione internazionale del poliovirus dell’ OMS tenutosi l’11 dicembre 2019 è emerso un aumento dei casi di poliovirus selvaggio tipo 1 (WPV1) in Pakistan e Afghanistan: all’11 dicembre 2019 sono stati identificati 113 casi, 85 in più rispetto allo stesso periodo del 2018.
La Nigeria, dove l’ultimo isolamento di WPV risale a settembre del 2016, potrebbe ricevere la certificazione di polio-free nel corso dell’anno.
Destano preoccupazione i molteplici focolai di polio post-vaccinica (cVDPV) in corso in quattro Regioni dell'OMS (Africa, Mediterraneo orientale, Sud-Est asiatico e Pacifico occidentale), con sette nuovi Paesi che hanno segnalato focolai rispetto alla precedente riunione del Comitato (Ciad, Costa d'Avorio, Malesia, Pakistan, Filippine, Togo e Zambia) a causa delle basse coperture vaccinali nazionali.
Il comitato sottolinea tra le difficoltà nell’eradicazione della poliomielite:
- gli atteggiamenti di rifiuto vaccinale,
- la disinformazione,
- la diffidenza,
- le credenze culturali,
- il lavoro ed altre priorità della vita personale.
Tra i fattori ambientali sfavorenti:
- l’insicurezza sociale,
- i conflitti,
- la fragilità dei sistemi sanitari.
In un paese come l’Italia, in cui sono ancora notevoli i fenomeni di esitanza vaccinale e di disinformazione sui rischi legati ai viaggi internazionali, è più che mai necessario facilitare la diffusione della conoscenza di queste problematiche ed offrire contestualmente dei punti di ascolto e discussione come i centri di Profilassi Internazionale e Medicina del viaggiatore.