La sicurezza sul lavoro non si fa con le carte
Il termine “Sicurezza” deriva dal latino “sine cura” (= senza preoccupazione).
La Sicurezza può essere definita come la conoscenza che l’evoluzione di un sistema non produrrà stati indesiderati; in termini più semplici significa sapere che quello che faremo non provocherà dei danni.
La Sicurezza sul lavoro è la condizione operativa nella quale devono essere attuate tutte le precauzioni per impedire il verificarsi degli eventi (accidentali e violenti, ma non solo) che possono danneggiare le condizioni psicofisiche dei lavoratori.
Anche “Prevenzione” deriva al latino “prae-venire” (= agire prima che qualcosa si verifichi, facendo in modo che non accada).
La Prevenzione può essere definita come l'insieme di azioni finalizzate ad impedire o ridurre il rischio, e quindi a ridurre la probabilità che si verifichino eventi non desiderati.
“Protezione” deriva ancora dal latino “pro-tegere” (= coprire procurando un vantaggio, difendere).
La Protezione può essere definita come l'insieme di azioni finalizzate alla difesa da un fattore che può danneggiare.
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Secondo il D. Lgs. 81/08 I provvedimenti da mettere in atto per la salvaguardia della salute e della sicurezza dei Lavoratori sono contenuti nell’art. 15 del Testo Unico (“Misure generali di tutela”), e si articolano attraverso la sequenza di 4 azioni fondamentali:
- AZIONE N° 1: VALUTARE TUTTI I RISCHI
- AZIONE N° 2: ELIMINARE I RISCHI O, IN SUBORDINE, RIDURLI
- AZIONE N° 3: ADOTTARE MISURE DI PREVENZIONE
Le misure di PREVENZIONE consentono di ridurre il rischio connesso al verificarsi di un evento, diminuendo la probabilità che quell’evento si verifichi - AZIONE N° 4: ADOTTARE MISURE DI PROTEZIONE
Le misure di PROTEZIONE consentono di limitare l’entità delle conseguenze di un evento dannoso.
Tuttavia è la “Percezione”del rischio che assume importanza fondamentale in senso preventivo: è essenziale infatti avvertire la misura della possibilità che un evento produca conseguenze negative non in teoria od in astratto, bensì quando i rischi divengono “soggettivamente reali”, cioè possono effettivamente produrre effetti negativi.
L’approccio che la normativa ha sempre perseguito è stato comunque prevalentemente tipo imperativo e sanzionatorio, per cui pur rappresentando indubbiamente un progresso rispetto alle precedenti Leggi in materia, solo limitatamente si è riusciti ad ottenere la riduzione di infortuni, malattie professionali ed il controllo dello stress lavoro-correlato.
D’altro canto esistono, e sono state studiate, una serie di metodiche e tecniche di intervento manageriale, da cui si è ottenuto un complesso di princìpi, scientificamente elaborati, che si è visto incidono in maniera positiva sulla Sicurezza nel Lavoro.
Tali principi, se applicati correttamente, riescono a determinare una riduzione degli eventi sfavorevoli, il che è stato rilevato mediante i risultati concreti, ottenuti e misurati sperimentalmente.
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Da tali osservazioni è nata, e si è venuta affermando, la cosiddetta “Behaviour Based Safety” (Sicurezza Fondata sul Comportamento), che è basata su tecniche che consentono di rilevare e condizionare in senso positivo il comportamento sul lavoro in funzione della sicurezza di questo.
Mediante analisi ed interventi, partendo dalla dinamica di gran parte degli eventi incidentali e nocivi, si va ad identificare ed a ridurre gli effetti delle componenti che sono determinate da comportamenti umani errati.
Nel contempo vengono potenziati gli atteggiamenti ed i modi di agire capaci di eliminare, o quantomeno ridurre al minimo, gli effetti delle criticità riscontrabili negli ambienti di lavoro e nell’organizzazione dei processi produttivi.
In ultima analisi, si può riuscire in tal modo ad ottenere una più rilevante riduzione degli eventi dannosi durante il lavoro, per cui i lavoratori possano far rientro alle loro case, al termine del turno di lavoro, nelle stesse condizioni di salute con le quali sono arrivati per iniziare a lavorare.
Riferirsi alla “Sicurezza sul lavoro” è un modo di dire che significa, in realtà, coscienza e conoscenza dei pericoli, con un impegno costante razionale verso la riduzione al minimo o l’annullamento dei rischi man mano che questi vengono percepiti, attraverso la partecipazione attiva di tutti i soggetti (datore di lavoro, dirigenti, preposti, responsabile ed addetti al servizio di prevenzione e protezione, medico competente, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, incaricati del primo soccorso e delle emergenze, e tutti i lavoratori, nessuno escluso.
Le statistiche sugli infortuni dimostrano che circa l’83% di essi è determinato da errori (errori comportamentali, errori e carenze organizzative), mentre solo il rimanente 17% avviene per non conformità tecniche o cause accidentali.
La cosiddetta “teoria dell’errore” secondo James Reason ("Human error: models and management" in British Medical Journal 320 [7237]: 768–770) attribuisce i comportamenti a rischio a 4 fattispecie di errori:
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Usi errati od impropri, dovuti alla mancata percezione del rischio da parte degli utenti
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Motivi di urgenza dell’attività
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Mancata comprensione del funzionamento del prodotto/servizio a causa di istruzioni insufficienti od inadeguate
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Assenza od inadeguatezza delle informazioni relative all’esito prodotto dalle azioni
Ne consegue che, se effettivamente si vuole intervenire “alla radice” sulle vere cause degli infortuni, gli interventi preventivi devono principalmente essere focalizzati su tali obiettivi.
Così come nell’arte militare l’azione del nemico è tanto più nociva quanto più riesce a cogliere impreparati i difensori, anche nell’organizzazione lavorativa la sorpresa di un evento inaspettato può determinare conseguenze dannose più rilevanti, se un calo di concentrazione distoglie gli operatori dall’attenzione verso i pericoli attuali man mano che questi divengono concreti e quindi percepibili.