La Clamidia nemico della fertilità
La clamidia è un'infezione sessualmente trasmissibile più frequente, insieme a gonorrea e sifilide, nei paesi industrializzati. L'infezione da Clamidia viene definita "epidemia silente", poiché spesso asintomatica o caratterizzata da sintomi poco specifici che, nel 75% delle donne, fanno sì che resti inosservata, cosa che accade anche nel 50% degli uomini. Si tratta comunque di un'infezione da valutare attentamente in quanto può avere effetti indesiderati sulla fertilità.
Caratteristiche della Clamidia
La Clamidia è una malattia sessualmente trasmissibile che colpisce più frequentemente le donne ed è causata da un batterio parassita endocellulare obbligatorio, ovvero un batterio che non può riprodursi e moltiplicarsi se non all'interno di una cellula ospite.
La Clamidia ha un'alta diffusione: sono stati riportati, in EUROPA, 199 casi ogni 100 mila abitanti nel mondo. la fascia di popolazione in cui si registrano più casi è quella delle donne tra 20 e 24 anni e si trasmette attraverso qualsiasi tipo di rapporto sessuale (orale, vaginale e anale.)
Assume notevole importanza in caso di infezione in gravidanza in quanto durante il parto il nascituro si infetta procurandogli una congiuntivite (30-50 % dei casi) e/o una polmonite (10-20%) neonatale.
Fattori di rischio della Clamidia
Tra i principali fattori che possono causare un'infezione da Clamidia si ricordano:
- un alto numero di partner
- inizio precoce dei rapporti sessuali
- mancato uso di contraccettivi di barriera (profilattico)
- pillola contraccettiva (indirettamente per il mancato uso di prevenzione)
- screening non effettuato: è stato calcolato che lo screening delle donne di età compresa tra i 18 e 24 anni previene 140.000 casi di PID (malattia infiammatoria pelvica) ogni anno.
Per approfondire:Le regole per un uso corretto del preservativo
Sintomi della Clamidia
La metà delle infezioni nel maschio, secondo una stima, non viene diagnosticata, mentre sfuggono alla diagnosi ben due terzi delle infezioni femminili. Nello specifico, come abbiamo già detto, si stima che circa il 70-80 % delle donne e il 50% degli uomini siano asintomatici.
Le manifestazioni cliniche, quando sono evidenti, compaiono dopo 1-3 settimane dall'infezione e sono spesso lievi, tanto da non essere riconosciute dai soggetti che hanno contratto la infezione, mentre le conseguenze a carico dell'apparato riproduttivo, specie femminile, possono essere piuttosto gravi.
Nell'uomo si manifesta con secrezione uretrale e bruciore alla minzione. Quando si diffonde all'apparato genitale maschile cusa epididimiti e prostatiti con calo della qualità seminale e possibili rischi per la fertilità. Nella donna le manifestazioni sono: dolore addominale, sanguinamenti intermestruali e talvolta cervicite con allegati sintomi aspecifici.
I soggetti non sospettano di essere infetti, a causa della scarsa sintomatologia, e non ricorrono a visita specialistica, non ricevono diagnosi e ovviamente non effettuano alcuna terapia. L'infezione si potrae sino, a volte a condizioni di irreversibilità, causando serie complicanze come:
- Malattia infiammatoria pelvica (PID),
- endometriti,
- vaginite,
- parametrite,
- salpingite,
- ooforite,
- peritonite pelvica che comportano in alcuni casi occlusione tubarica,
- sterilità,
- rischio di gravidanza extrauterina e parto prematuro.
Le tube sono esposte al rischio di andare incontro a fenomeni di cicatrizzazione, formazione di aderenze e ascessi, con ovvi problemi di sterilità.
Per approfondire:Malattie sessualmente trasmissibili: crescono i casi di Clamidia
Come proteggersi dalla Clamidia?
Si può ridurre di molto il rischio di contrarre la clamidia solo proteggendosi adeguatamente durante i rapporti sessuali.
L'infezione da Clamidia viene diagnosticata attraverso test di laboratorio molecolari che, attualmente, grazie alla loro elevata sensibilità (> 95%) e specificità (98%) sono considerati i test di riferimento per la diagnosi. Questi test permettono di ricercare la clamidia sia in tamponi endocervicali /o uretrali, che in tamponi vaginali, rettali, orali o incampioni di urine.
La terapia medica è quasi sempre antibiotica.
Fonti:
- Progetto ISIDE, Fondazione SERONO, Donna MED