Aborto farmacologico: da un anno pillola RU486 senza ricovero
Il provvedimento del ministero della Salute è arrivato il 13 agosto 2020 dopo il parere favorevole del CSS e la delibera di AIFA che ha rimosso le limitazioni all'impiego della pillola abortiva (RU 486).
Le linee guida sulla pillola abortiva sono state aggiornate dopo 10 anni con una delibera del Ministero della Salute che annulla l'obbligo di ricovero dall'assunzione della pillola RU486 fino alla fine del percorso assistenziale e si allunga il periodo in cui si può ricorrere al farmaco fino alla nona settimana, limitazioni contenute nella delibera del 2009.
Un giro di boa che regola definitivamente l'utilizzo della pillola abortiva dopo che la Regione Umbria, prima della pausa estiva, con una Delibera aveva imposto il ricovero ordinario (e non il Day hospital) per chi ricorreva all'interruzione volontaria di gravidanza mediante la pillola abortiva (aborto farmacologico).
Alla luce delle più recenti evidenze scientifiche e della raccomandazione formulata dall'OMS in ordine alla somministrazione di mifepristone (RU486) e misoprostolo (prostaglandine) per la donna fino alla 9^ settimana di gestazione, delle più aggiornate evidenze scientifiche sull'uso di tali farmaci, nonchè del ricorso nella gran parte degli altri Paesi Europei al metodo farmacologico di interruzione della gravidanza in regime di day hostital e ambulatoriale, la Direzione generale del ministero della Sanità ha predisposto le linee di indirizzo sulla IVG con metodo farmacologico, in aggiornamento a quelle emanate nel 2010, sulle quali il Consiglio Superiore di Sanità ha espresso parere favorevole, integrandole.
Successivamente al parere del Css, è stata emanata da AIFA la Determina. 865 del 12 agosto "Modifica delle modalità di impego del Medicinale Mifegyne a base di mifepristone (RU486)" nella quale vengono superate precedenti limitazioni dettate nel 2009. Con la nuova Determina Aifa viene annullato il vincolo relativo all'utilizzo del farmaco MIFEGYNE in regime di ricovero fino alla conclusione del percorso assistenziale; esteso l'impiego del farmaco Mifegyne dal 49° al 63° giorno di amenorrea (9 settimane di età gestazionale).
Le Società Scientifiche di Ginecologia e Ostetricia (Sigo, Aogoi, Augui e Agite) hanno espresso soddisfazione per le nuove linee guida, sottolineando che si tratta di un passo importante a tutela della salute e dei diritto delle donne, nel pieno rispetto della Legge 194/78.
Un aspetto da prendere in considerazione, prendendo spunto dai dati del Ministero della Salute, sono i seguenti numeri:
- obiezione di coscienza: 69% è la percentuale dei medici obiettori nel 2018
- più IVG fra le 30enni
- nel 1983 le IVG erano 234.801 dopo il varo della legge (varata nel 1978) diventate 76.328 nel 2018, diminuiscono molto rispetto agli anni Ottanta e oltre il 5% rispetto al 2017
- 25-34 gli anni delle donne: diminuiscono gli aborti tra le giovanissime e il tasso aumenta fra le 25-trentenni.
Inoltre importante tener conto della "piaga sociale dell'aborto clandestino", pericoloso, vergognoso e umiliante per tutte le donne e per questo bisogna stare all'erta, difendere quanto abbiamo ottenuto.
Recentemente la proiezione del film "L'événement" ha mostrato l'umiliazione, la vergogna e la paura dell'aborto clandestino a cui la legge 194 ha posto fine.
Mettere fuori gioco la Legge 194 è facile: basta renderla inapplicabile. Ci sono Regioni in cui le strutture pubbliche non possono funzionare per l'alta percentuale di medici obiettori.
Basta che 7 ginecologi su 10 in media in Italia siano obiettori di coscienza e che i consultori familiari siano sottodimensionati, per inevitabilmente svuotare la legge 194.
Rimane fermo il concetto della prevenzione della gravidanza indesiderata con una diffusa informazione sui metodi contraccettivi, e nei casi in cui purtroppo si ricorre alla IVG evitare la "piaga" dell'aborto clandestino, consentito in condizioni "decenti" a persone che possono permetterselo economicamente, e in "condizioni disumane" a donne non privilegiate.