Legge 194/78 sull'aborto: diminuiscono le interruzioni di gravidanza
I dati relativi alle interruzioni di gravidanza in Italia confermano la tendenza degli ultimi anni: i numeri degli aborti continuano ad avere un andamento in diminuzione. È quanto emerge dalla più recente Relazione sull'attuazione della Legge n. 194/1978, che definisce le norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria della gravidanza (IVG).
I dati più recenti sull'applicazione della Legge 194/78
I numeri vengono raccolti dal Sistema di Sorveglianza Epidemiologica delle Interruzioni Volontarie di Gravidanza (IVG), attivo in Italia dal 1980, che in tutti questi anni ha permesso di seguire l’evoluzione dell’aborto volontario. Nell'ultima relazione, trasmessa al Parlamento nel 2020, vengono riportati i numeri relativi alle interruzioni di gravidanza in Italia nel 2018.
Il Ministero della Salute ha reso noto che in totale nel 2018 sono state notificate 76.328 IVG, un andamento in continua diminuzione del fenomeno a partire dal 1983 (-5,5% rispetto al 2017). Si tratta, inoltre, del quinto anno in cui i casi di aborto restano inferiori ai 100.000, un dato emerso per la prima volta nel 2014. Rispetto ai dati del 1983, anno in cui si è riscontrato il valore più alto in Italia con 234.801 casi, il numero si è pertanto dimezzato.
I dati in diminuzione vengono confermati anche da altri indicatori:
- il tasso di abortività 2018 (n. IVG rispetto a 1.000 donne di età 15-49 anni residenti in Italia) è di 6 per 1.000, uno dei più bassi a livello internazionale, con una riduzione del 4,0% rispetto al 2017 e del 65,1% rispetto al 1982;
- ll rapporto di abortività 2018 (n. IVG rispetto a 1000 nati vivi) è di 173,8 IVG per 1000 nati vivi (17,4 per 100 nati vivi), diminuito dell’1,9% rispetto al 2017 e del 54,3% rispetto al 1982.
Fonte: Relazione Ministero della Salute
La lettura del rapporto di abortività nel tempo deve anche considerare il calo della natalità in Italia, visto che dal 2017 al 2018 i nati della popolazione presente sul territorio nazionale sono diminuiti di 16.698 unità.
Per quanto riguarda il ricorso all’aborto farmacologico si registra un aumento dell'utilizzo di questo metodo: nel 20,8% delle IVG è stato utilizzato il Mifepristone (o RU-486) con successiva somministrazione di prostaglandine, rispetto al 17,8% del 2017 e al 12,9% del 2014.
Cosa succede nelle diverse aree geografiche?
La tendenza dei numeri su scala nazionale viene registrata anche a livello regionale: le più elevate percentuali in diminuzione si osservano in Umbria, Molise, Sardegna, Puglia, Provincia Autonoma di Trento e Valle D’Aosta.
Al contrario Marche, Friuli Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Bolzano mostrano un lieve aumento di interventi e di tassi di abortività.
Fonte: Relazione Ministero della Salute
Dati demografici sugli aborti volontari in Italia
Il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza nel 2018 è diminuito in tutte le classi di età:
- i tassi di abortività più elevati restano fra le donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni;
- tra le minorenni il tasso è risultato essere pari a 2,4 per 1000, valore inferiore a quello del 2017, con livelli più elevati nell’Italia centrale.
Per quanto riguarda le donne straniere si registra una stabilizzazione: nel 2018 rappresentano il 30,3% di tutte le IVG, come nel 2017, ma inferiore al 33,0% del 2014.
I dati relativi all'obiezione di coscienza
In base ai dati trasmessi dalla Regioni i valori all'astensione del personale medico sono in leggero aumento rispetto al 2017 con ampie differenze regionali. In generale risulta che hanno presentato obiezione di coscienza:
- il 69% dei ginecologi
- il 46,3% degli anestesisti
- il 42,2% del personale non medico.
L'impatto di questi dati sulla disponibilità del servizio e sul lavoro del personale non obiettore si valuta in base a diversi parametri, con particolare riferimento al carico di lavoro medio settimanale per ginecologo non obiettore che viene rilevato a livello di singola struttura di ricovero per riscontrare le criticità locali.
La questione dell’obiezione di coscienza in Italia è ritornata al centro del dibattito pubblico nel marzo 2021 per la decisione europea che conferma che il nostro paese continua a non garantire il pieno diritto all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), come dovrebbe essere per legge da oltre quarant’anni.
La legge 194/78 sull'aborto sta funzionando?
Analizzando l'andamento di questi dati negli anni e quanto emerge da una recente indagine promossa dal Ministero della Salute e coordinata dall’ISS, il consultorio e l'applicazione della Legge 194/78, oltre a offrire il servizio di interruzione di gravidanza, svolgono anche un ruolo di prevenzione dell'aborto volontario, ai quali si aggiungono anche tutte le attività di counselling prima di avviare la procedura, sui controlli medici e la contraccezione a seguito dell'interruzione di gravidanza. Resta, tuttavia, un impatto non uniforme su tutto il territorio nazionale.
È importante mettere in evidenza, sottolinea il Dr. Nicola Blasi, il problema della rinascita dell'aborto clandestino legata al pauroso aumento dell’obiezione di coscienza sulla Legge 194/1978. Un aumento favorito anche dalla condizione pandemica dovuta al Covid-19 che ha portato alla chiusura di molti centri di pianificazione familiare, dove si attuavano le IVG con trattamento medico (RU486) o chirurgico (raschiamento).
Le donne che non hanno possibilità economiche e che desiderano praticare l’aborto volontario si ritrovano quindi a ricorrere a pratiche abortive pericolose, senza essere informate su tutta la fase che consegue l’interruzione volontaria di gravidanza (contraccezione, controlli, terapie antibiotiche): conseguenza di questo aspetto è un’altissima probabilità di ritornare alla IVG. Persiste, inoltre, una scarsa informazione sia sull’interruzione entro il 90 giorno (art. 4) sia sull’aborto terapeutico oltre il 90 giorno, con gravi ripercussioni sulla salute fisica e psichica della donna.
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