Fertilità: il “famigerato” AMH
Nella diagnostica dell’infertilità negli ultimi anni ha assunto sempre più importanza il dosaggio dell’ormone antimulleriano (AMH). Abbiamo visto in un precedente post il ruolo che può avere questo ormone per la valutazione della riserva ovarica.
Secondo uno studio presentato nei giorni scorsi al 70 ° Meeting Annuale della American Society for Reproductive Medicine (ASRM), bassi livelli di anti-Mullerian hormone (AMH) sono associati con la perdita di una gravidanza, ma non con la nascita pretermine.
Lo studio ha coinvolto 1.228 donne di età compresa tra 18 e 40 anni che stavano tentando una gravidanza. Non avevano storia di infertilità, malattia infiammatoria pelvica, occlusione tubarica, endometriosi, anovulazione, anomalia uterina o sindrome dell'ovaio policistico.
Il tasso di gravidanza complessiva è stata del 72%, con 595 nati vivi, il 9% delle nascite pretermine, e il 18% la perdita di gravidanza.
Le donne con valori più bassi rispetto ai normali livelli di AMH hanno avuto un aumento del rischio del 70% di perdita di gravidanza. Non c'era nessun aumento del rischio di interruzioni di gravidanza nelle donne con un alto livello di AMH.
I ricercatori ipotizzano che la correlazione tra AMH e la perdita di gravidanza è legata al ruolo di AMH come marcatore di vascolarizzazione ovarica e riproduttiva e suggeriscono che le donne con bassi livelli di AMH devono essere informate in merito al loro rischio.
Gli Autori tengono a sottolineare che questi risultati devono essere valutati con attenzione considerato il basso numero complessivo di nascite pretermine.