Il futuro contraccettivo sarà un microchip?

La notizia è quella da destare molto interesse e curiosità. Arriva dagli USA e reca il sostegno di Bill Gates.

Alcuni ricercatori del Massachusetts hanno messo a punto un dispositivo sotto forma di microchip che rilascia una quantità di ormone levonorgestrel (30 microgrammi) per 16 anni e questo rilascio può essere interrotto in qualsiasi momento mediante un telecomando.

Il microchip della grandezza di circa 2 cm viene impiantato sottocute e non dovrebbe richiedere ricoveri o procedure complicate. Dovrebbe iniziare la sperimentazione clinica il prossimo anno ed entrare in commercio nel 2018.

Si sta cercando di realizzare un dispositivo di sicurezza che consenta di interrompere l’azione contraccettiva solo da parte della donna utilizzatrice e non da altre persone a sua insaputa.

La notizia è senza dubbio interessante perchè rivoluzionerebbe il mondo della contraccezione portandola in un ambito cosiddetto 2.0, futurista e per questo di grande attrattiva per le pazienti.

Data pubblicazione: 09 luglio 2014 Ultimo aggiornamento: 04 dicembre 2014

15 commenti

#1

Molto molto interessante!
Se non fosse per la resistenza delle donne italiane a usare la contraccezione chimica....

#2
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Dr. Marcello Sergio


Esattamente.
In Italia ancora la percentuale di utilizzatrici di anticoncezionali ormonali è molto bassa.
Le difficoltà aumentano se l'anticoncezionale è rappresentato da un "corpo estraneo".


#3
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Utente 344XXX

A quando un microchip per indurre o intensificare l’orgasmo femminile ed uno per inflazionare la virilità volumetrica del maschio? Così si prenderanno due piccioni con una fava: si risolverà l’ansia da prestazione dell’uomo (basterà infatti schiacciare il pulsante rosso sul telecomando per alzare l’angolo di tiro) e l’insoddisfazione cronica della donna (molte infatti si lamentano di raggiungere raramente l’orgasmo). L’accensione contemporanea dei due pulsanti potrebbe addirittura innescare il mitico orgasmo cosmico, quello predicato da Osho e simili.
Il vero problema sarà infine dove mettere tutti questi telecomandi. Di certo un domani la wind s’inventerà un box unico da mettere in camera da letto sul comò che farà tutto da sé modulando in wifi i microchip sottocutanei, così non si dovrà fare altro che seguire le sue direttive di quando dove e come scopare.

#4
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Utente 344XXX

PS
La foto falsa le reali proporzioni. Il mio dito indice per es. è largo due centimetri, come dovrebbe essere appunto questo microchip, mentre quello rappresentato nella foto sarà 2-3 mm, cioè all'incirca dieci volte meno.

#5
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Dr. Marcello Sergio


Gent. Antonio72,
sorvolo sulla foto che ha solo valore esemplificativo.

Il suo commento "critico", che posso condividere nel senso di non dover ridurre tutto sotto forma di tecnologia telecomandata tramite il wifi (compreso l'atto sessuale), porta invece a fare una considerazione: un dispositivo di questo genere può avere un senso anche per somministrare farmaci che richiedono un utilizzo "al bisogno" (esempio gli antidolorifici, antineoplastici, antidiabetici... solo alcuni esempi che mi vengono in mente).

Possibilità che oggi troviamo risibili, ma ricordiamoci che 50aa nessuno poteva immaginare di potersi "connettere" con il mondo intero in tempo reale.

E se c'è Bill Gates "di mezzo" tutto potrebbe essere possibile (anche in campo tecnologico applicato alla medicina!)


#6
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Utente 344XXX

Gentile dr. Marcello Sergio
Questa discussione non ha senso perchè per discriminare le diverse prospettive e scegliere liberamente ci si dovrebbe porre fuori dai limiti della scienza-tecnologia, cosa oggi impossibile. L'uomo è su un rapido e potente treno, ma non è affatto il macchinista, tantomeno Bill Gates. E’ persino incredibile che l’uomo non riesca a vedere che è in completa balìa del divenire scientista, che confonda ancora ingenuamente il condotto con il conduttore, anche se oggi la volontà umana non si annulla in quella divina, lo fa in quella semi-divina tecnico-scientifica, di cui la tecnocrazia imperante è un sottoprodotto.
Saluti.

#7
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Dr. Marcello Sergio


Gent. Antonio72,
grazie per il suo interesse alla discussione che invece potrebbe avere un senso se la si guarda in un'ottica filosofica, come da lei impostata.
Condivido il suo punto di vista di non cadere in un relativismo scientifico che renda l'uomo schiavo della tecnologia.
Ma l'uomo "intelligente" deve essere artefice del suo futuro (e non vittima), anche grazie alla tecnologia.
Saluti

#8
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Dr. Giorgio Cavallini

"anche se oggi la volontà umana non si annulla in quella divina, lo fa in quella semi-divina tecnico-scientifica, di cui la tecnocrazia imperante è un sottoprodotto".
E grazie al cielo ho trazione integrale e ABS elettronico sulla mia auto altrimenti oggi la volontà dell' energia cinetica mi avrebbe spiaccicato contro un platano.
Scusate il bieco prosaicismo.

#9
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Utente 344XXX

Gent. Dr. Marcello Sergio
A proposito di Internet, ho appena scritto sul nuovo Buongiorno “Gli odiatori” un mio post che dal titolo già dice tutto il mio pensiero sull’argomento: “Evoluzione della specie: da Inernauti a Internati”. Non condivido la sua conclusione. L’uomo stesso si fa oggetto della tecnologia perchè il mondo oggettivo scientifico include anche l’uomo, e non potrebbe essere altrimenti visto che la scienza non contempla il soggetto e la soggettività. Nel caso specifico, che cosa in realtà vediamo quando ci poniamo nella prospettiva tecnico-scientifica? Vediamo un oggetto micriscopico ad altissima tecnologia (microchip) implementare un oggetto macroscopico a bassissima tecnologia (corpo umano).
Lo spirito umano viene misurato esclusivamente dal livello tecnologico raggiunto dall’individuo, che non essendo più autonomo perde le sue naturali originalità e creatività, le quali verranno limitate, circoscritte e omologate dalla potenzialità via via raggiunta dallo strumento tecnologico. Lo scopo della tecnologia non libera lo spirito umano, ma lo soffoca e lo omologa, rendendelo sempre di più a sé dipendente.
La mia spiegazione è che la consapevolezza della volontà schiacciata dal peso della tecnologia sia presente e viva nell’inconscio di tutti. Così si spiega perchè la Rete diventi un gigantesco sfogatoio di rabbia e frustrazione, e forse si è diffusa proprio a questo unico scopo, chi lo sa.
Saluti.

#10
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Utente 344XXX

Gent. Dr. Giorgio Cavallini
Quando l'esposizione del rischio aumenta con i dispositivi di sicurezza la maggiore sicurezza acquisita dalla tecnologia è solo un'illusione. Mi ricordo quando da bambino in una certa strada passava un’automobile ogni dieci minuti, oggi nella medesima strada ne passa una ogni mezzo secondo. E’ vero che una volta il medesimo schianto causava maggiori danni alle persone, ma il rischio di schiantarsi era inferiore perché nel frattempo l’intensità del traffico è aumentata esponenzialmente, così come le auto per famiglia. Ed il maggiore traffico causa problemi collaterali non di poco conto, come la maggiore usura del fondo stradale, l’inquinamento dell’aria ed acustico, ecc.
In definitiva non è cambiato un be nulla, anzi secondo me la situazione è anche peggiorata.
Per non dire che la falsa percezione d’una maggiore sicurezza è controproducente per la stessa: è infatti più facile schiantarsi e crepare in una grossa auto che in una Panda. Non a caso, almeno in teoria, per i neopatenti è vietato condurre auto di grosse cilindrata ancorchè siano tecnologicamente avanzatissime e sicurissime. La seconda legge della termodinamica è inflessibile ed insuperabile.
Saluti.

#13
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Utente 312XXX

Ma chi sono questi odiatori??
sono andato a vedermi sulla Stampa: “Gli odiatori” e ho trovato di Gramellini:

Scrive Gramellini: "Nel linguaggio della Rete, mutuato dalla musica rap, gli haters sono persone che si mettono insieme per detestare qualcun altro. Non agiscono per gelosia, semmai per nichilismo. Se odiano un ricco, non è perché sognano di diventare ricchi, ma perché sperano che diventi povero anche lui".

Che sciocchezze, sempre a confrontarsi; perchè ognuno non vive la sua vita?.
E che entra con un sito medico tutte queste chiacchere?

#14
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Utente 344XXX

Chi non si confronta, né è disposto a confrontarsi, allora si scontra.
Il problema dell’Italia è che molti ragionano come lei, caro utente 31equalcosa, ciascuno vuole vivere la sua vita strafottendosene di tutto il resto, persino paradossalmente della qualità della propria vita, anche se non se ne accorge tanto è preso da questa sua cieca e meccanica frenesia. Il medico è innanzitutto un uomo che ha il dovere deontologico, nonchè umano, di prendersi cura del suo paziente per intero e non delle singole sue parti. Nel caso in oggetto un serio medico dovrebbe chiedersi: posso considerare questo microchip una cura? Ed in caso di risposta affermativa, può determinarsi una procreazione responsabile da una contraccezione irresponsabile? Sbagliano le donne italiane a diffidare per istinto della contraccezione chimica, oppure hanno ragione? E nel caso avessero ragione, il medico può ammettere qualcosa che trascenda la presunta assoluta verità tecnico-scientifica? E che cosa? Il progresso tecnologico deve sempre coincidere con il progresso umano senza eccezione alcuna? Tutto ciò che è consentito dalla tecnologia deve essere attualizzato, oppure si deve prima aprire una discussione etica che si ponga al di fuori dell’ambito scientifico, o come ultima spiaggia affidarsi alla propria coscienza? Ed altre mille. Il medico che non se le pone diventa solo una pedina di un gioco più grande di lui, un alienato con laurea medica, un ingranaggio di una macchina già determinata che gira senza sosta e senza senso. E’ questo che insegnano a medicina? Se è questo che insegnano allora la professione medica non è più nobile dell’ingegneria che progetta lavatrici. Saluti.

#15
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Utente 312XXX

Troppe parole, buon tempo a disposizione.

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