Morte in culla: la magnetocardiografia può svelare le aritmie cardiache fetali

Nel 10% dei casi di morte in culla o di morte neonatale vi è come causa l’aritmia fetale, ossia un’alterazione del battito cardiaco del feto ed in particolare la cosiddetta sindrome del QT lungo.

Spesso queste aritmie hanno una causa familiare e non sempre vengono diagnosticate in anticipo rispetto al momento in cui si verificano.

Un recente studio pubblicato su Circulation ha esaminato l’applicazione della magnetocardiografia fetale sulla diagnosi precoce di queste aritmie. Si tratta di un’indagine non invasiva con l’applicazione di un’apparecchio sull’addome della gestante che registra il battito cardiaco fetale.

Nello studio eseguito negli Stati Uniti su 30 gestanti con precedenti casi di aritmie in famiglia, il test si è dimostrato efficace in 21 di essi, con una specificità e sensibilità dell’89%.

Sono necessari ulteriori studi che confermino questi dati, ma allo stesso tempo e’ auspicabile che l’utilizzo di questo apparecchio possa diventare di routine nei centri specializzati, potendo svolgere un ruolo fondamentale nella diagnosi e nella gestione dei feti a rischio di aritmie.

L’ostacolo più importante all’utilizzo di questo sistema è il costo molto elevato dell’apparecchio.

Fonte: In utero diagnosis of long QT syndrome by magnetocardiography

Data pubblicazione: 14 novembre 2013 Ultimo aggiornamento: 08 marzo 2018

5 commenti

#1
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Dr. Mariano Rillo

Molto interessante....congratulazioni.
Non comprendo però la reale utilità rispetto ad una diagnosi neonatale fatta con un comune ECG....
Le morti in culla avvengono dopo la nascita molto spesso per una diagnosi non fatta di predisposizione aritmica, che a volte è possibile fare con l'ECG (ad esempio la sindrome del QT lungo o una sindrome di Wolff-Parkinson-White), mentre altre volte la diagnosi non viene fatta perchè la patologia aritmica può dar luogo a manifestazioni ECG di tipo non costantemente presenti nel tempo (come nel caso di una sindrome di Brugada)....
Basterebbe aumentare le possibilità diagnostiche precoci (cioè già alla nascita e almeno per le patologie aritmiche identificabili con l'ECG) per attuare in tempo tutte le strategie terapeutiche del caso (mediche o interventistiche)....In questi termini una procedura diagnostica ad alto costo come la magnetocardiografia fetale non apparterebbe nessun vantaggio ad una diagnostcia semplice come l'ECG neonatale. Forse il problema è maggiormente di conoscenza e di corretta interpretazione elettrocardiografica (oltre che di ECG da fare a tutti i neonati)....

#2
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Dr. Marcello Sergio


Grazie per il contributo! Le osservazioni sono senz’altro giustificabili visto l’elevato costo dello strumento.

Quello che sembra interessante emergere dallo studio è la possibilità di scoprire la causa di alcuni casi di feti nati morti (dove non è possibile fare un ECG post-natale, ovviamente).

Ma anche la possibilità di organizzare il tempo ed il luogo per il parto più adatti alla circostanza per un immediato intervento post-natale.

Inoltre alle madri con gravidanze sospette a riguardo, non hanno somministrato farmaci che potevano prolungare il QT come ossitocina, eritrocina.

Lo studio riporta poi la possibilità di eseguire un trattamento farmacologico in grado di ripristinare il ritmo sinusale in utero e ritardare così il parto di un feto prematuro



#4
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Dr. Mariano Rillo

Grazie Marcello....
tutto molto bello.
Congratulazioni per la news.

#5
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Dr. Marcello Sergio

Grazie Mariano,
è un piacere ricevere i tuoi complimenti!


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