Mestruazioni: un totem da abbattere
Il sangue per le donne ha una grande valenza. La regolarità del ciclo mestruale è un orologio fondamentale che scandisce il tempo della loro vita durante l’età fertile.
Il rapporto delle donne con il mestruo è, però, sempre stato ambivalente. Da una parte l’idea di “purificare” ogni mese il proprio corpo con il flusso, dall’altra l’ancestrale senso di colpa legato al (pre)giudizio di impurità nei confronti della donna mestruata: non si possono toccare le piante perché muoiono, non si può montare la panna perché si inacidisce, non si possono fare le conserve di pomodoro altrimenti vanno a male. Molte di queste credenze persistono ancora oggi, soprattutto in alcuni contesti sociali e realtà geografiche. Nonostante tutto ogni alterazione del ciclo è fonte di preoccupazione, aldilà dell’effettivo significato clinico, e l’idea di non avere il flusso può essere destabilizzante.
La mestruazione è, in realtà, un grande fastidio mensile, che può avere importanti ripercussioni sulla qualità di vita. In “quei giorni” è limitata l’attività sportiva così come quella sessuale; allo stesso modo la programmazione di svaghi o viaggi può essere condizionata da tale evento.
Una prima grande svolta nel miglioramento della qualità di vita della donna è stata la diffusione degli assorbenti, che ha finalmente permesso alle donne di ridurre notevolmente i disagi legati al flusso che condizionavano la vita sociale e lavorativa nei giorni critici. Non è da sottovalutare, inoltre, l’impatto mediatico dovuto agli spot pubblicitari che hanno permesso di valorizzare e anche, forse, di banalizzare il discorso sulle mestruazioni, contribuendo a superare le suggestioni che ancora oggi influenzano la donna rispetto al proprio ciclo.
Il vero “totem culturale” da abbattere, tuttavia, è l’idea che la donna non possa fare a meno del ciclo, anche se non ha un desiderio procreativo in atto. Nel momento in cui si decide di praticare una terapia anticoncezionale, ovviamente, si esclude la possibilità di cercare una fecondazione poiché si mette a riposo tutta la fisiologia del ciclo ovarico. In questa logica anche la mestruazione è inutile; il sanguinamento che occorre, infatti, in corso di terapia con pillola anticoncezionale può essere definito più correttamente una pseudo-mestruazione. L’unico motivo per il quale gli schemi di somministrazione della pillola prevedono nella maggior parte dei casi un intervallo di sospensione per avere un flusso è solo un retaggio culturale, giacché l’idea dell’amenorrea (mancanza di mestruazioni) ha un effetto di irrazionale spavento.
Nella pratica, però, si ricorre sempre più spesso, di fronte ad alcune esigenze, all’assunzione della pillola in maniera continuativa senza rispettare l’intervallo di sospensione, così da evitare la comparsa del flusso. Tale pratica non comporta alcun pregiudizio clinico, tanto che è stata anche approvata da alcuni enti. In commercio esistono già alcuni prodotti che possono comportare amenorrea, come le pillole con solo progestinico, la spirale a rilascio di levonorgestel e gli impianti sottocutanei a rilascio di progestinico. Si tratta di ottimi prodotti con altissima efficacia contraccettiva che non sono neanche gravati da alcuni potenziali effetti collaterali legati alla presenza degli estrogeni. Quello che è in realtà un grande vantaggio per la donna, ovvero l’amenorrea o la forte riduzione del flusso, è, paradossalmente, al momento ancora un limite culturale alla diffusione ad ampio raggio di questi prodotti. L’amenorrea, oltre che rappresentare il sollievo da quel grande fardello mensile che limita ciclicamente ogni mese la vita relazionale, ha anche vantaggi in termini diretti di salute, in quanto la perdita di sangue è comunque un evento che potenzialmente indebolisce l’organismo, soprattutto quando coincide con altri eventi stressanti. La rivoluzione culturale, però, è già avviata e si prevede che saranno messi in commercio preparati con i quali la mestruazione sarà solo una scelta per la donna di cui probabilmente farà sempre più a meno.