L'ovodonazione: proibita in Italia, ma eseguita all'estero da migliaia di coppie

elisabettachelo
Dr.ssa Elisabetta Chelo Ginecologo, Patologo della riproduzione
Grande spazio nella stampa viene dato a nascite di bambini da madri celebri alla soglia dei 50 anni (o anche superati). Non si tratta di eventi miracolosi, ma di ricorso all'ovodonazione.
Per ovodonazione si intende una tecnica di fecondazione in vitro in cui vengono utilizzati ovociti donati e liquido seminale del partner maschile della coppia. Nonostante sia proibita dalla Legge 40, in vigore dal 2004, sono migliaia le coppie italiane che ogni anno si recano in altri Paesi europei dove questa tecnica è legale per poter avere un figlio.
La sterilità è un dolore nascosto, non molto condivisibile, di cui sostanzialmente ci si vergogna e, se è pur vero che oggi di sterilità si parla molto, è altrettanto vero che tanto più se ne parla in termini estremi, tanto più è vissuta in solitudine dalle centinaia di migliaia di coppie che hanno questo problema.
In questo contesto, l’ovodonazione è spesso vista come una tecnica per fare avere figli a mamme-nonne misconoscendo e sottovalutando tutti i problemi legati invece ad una menopausa precoce.
Le abitudini sociali sono cambiate; le donne hanno accesso agli studi, entrano nel mondo del lavoro e attendono di avere consolidato la loro posizione prima di avere un figlio.
La vita presenta sorprese e difficoltà e non è infrequente che dopo qualche anno di matrimonio avvenga una separazione, un divorzio e la nascita di un nuovo rapporto. Quando si forma una nuova coppia, anche se non più giovanissima, è comprensibile il desiderio di un bambino.
Si è quindi aperto un divario tra l’età biologica in cui la fertilità è al massimo (tra i 18 e i 25 anni) e l’età socialmente più idonea ad avere un figlio (30-35 anni ed oltre).
Un terzo delle donne che ritardano la gravidanza dopo i 37 anni e più della metà di quelle dopo i 40 avranno difficoltà a concepire indipendentemente dal fatto che abbiano già avuto figli in passato; si capisce quindi l’aumento della richiesta di ovodonazione, una tecnica che permette alla donna e alla coppia di vivere tutte le tappe biologiche legate alla gravidanza e al parto.
Sin dagli inizi della storia del mondo le coppie infertili che desideravano figli sono ricorse ad un aiuto esterno alla coppia per poterne avere. La Bibbia ne è un’autorevole testimonianza: “Abramo e Sara erano vecchi, ben avanti negli anni, e Sara non aveva più i corsi ordinari delle donne” per avere un figlio Sara concesse ad Abramo la sua schiava Hagar perché potesse partorire sulle sue ginocchia, così Sara diventava madre del figlio che nasceva.
La proibizione alla donazione di gameti in Italia non ha fatto desistere le coppie che ne hanno bisogno di ricorrere a questa tecnica negli altri paesi europei dove la legge invece lo consente .
E’ già stato largamente dimostrato che le proibizioni in ambito riproduttivo non arrestano una pratica, ma alimentano la clandestinità ed il ricorso all’assistenza in altre nazioni. Nel caso della proibizione della donazioni di gameti si è voluto ignorare la pluralità dei modelli genitoriali e familiari che la stessa adozione aveva messo in gioco, nel tentativo di legittimare un’unica forma di famiglia tradizionale basata sui legami biologici senza considerare che il concetto di famiglia va rapidamente cambiando nel vissuto comune e accanto al “legame di sangue” esistono altri legami, altrettanto importanti, basati sull’affetto e sull’assunzione di responsabilità.
Data pubblicazione: 13 dicembre 2010

14 commenti

#1
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Dr.ssa Valeria Randone

Ciao Elisabetta,
verissimi e dolorosissimi i dati da Te riportati....
Credo che il non poter diventare genitori, sia un attacco acuto ad autostima e stabilità di coppia, oltre che la " morte del proprio sè biologico", con l'assenza della possibilità della prosecuzione della specie.
Cari saluti e buin lavoro.
Valeria

#2
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Dr.ssa Valentina Pontello

Cara Elisabetta,

ritengo che questo tuo intervento possa essere anche un richiamo verso il mondo giornalistico, che esalta queste maternità in età avanzata, senza peraltro dire la verità che c'è dietro a queste gravidanze. Chi ascolta i servizi alla televisione viene indotto a pensare che sia possibile concepire a qualsiasi età (quasi un'eterna giovinezza), e rimane poi scottato dal confronto con la dura realtà dei fatti.

#3
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Dr.ssa Elisabetta Chelo

Si, hai veramente ragione. Esiste un problema di informazione travisata che induce donne che non hanno nessuna possibilità reale di concepire un figlio con i propri ovociti a sottoporsi a cicli di inutili e costosi cicli di fecondazione in vitro.
La donazione di ovociti è una strada difficile, illegale nel nostro paese, ma rappresenta un alternativa per coppie che ritengano questo modo di concepire adeguato alla loro etica e morale, al loro sentire e pensano di poter accogliere con grande amore un bambino che è in ogni caso un loro progetto e di nessun altro.
Basta però aver chiaro le cose e scegliere con serenità e consapevolezza.
Elisabetta

#4
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Ex utente

Spett. Elisabeta,
Nel suo articolo lei parlava di nonne-mamme, ma io ho 35 anni e dal eta di 27 che stiamo cercando un figlio, e visto che la diagnosi dice che per averlo dobbiamo avere dei ovociti donati il dolore e molto grande. Adesso stiamo valutando la strada da prendere intendo verso l'est (Ukraina) o ovest (Spagna). Ci dispiace tanto che non abbiamo la possibilità di farlo in Italia per colpa dei vari divieti. Per arrivare a questa diagnosi abbiamo fato mille cose del tipo FIVET 5 volte tutte andate male, una aborto biochimico, bonifica del utero (eliminazione delle tuba, eliminazione fibromi), mille esami, non parliamone delle depressioni. Adesso tenteremo anche questa strada. Non e facile parlare con qualcuno, anzi non ne parliamo mai di questo problema, credo che capirete la situazione in quale ci troviamo.

#5
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Dr.ssa Elisabetta Chelo

Cara signora, lei ha frainteso. Nell'articolo dico che in generale quando si parla di ovodonazione la gente immagina le "mamme nonne" ,le situazioni limite invece so bene che la menopausa precoce e' una situazione molto piu' comune di quanto ci si immagini , che provoca rabbia e dolore. Sono molte infatti le donne giovani, al di sotto dei 40 anni che hanno esaurito la loro capacita riproduttiva e molte di loro si rivolgono all'estero per realizzare il loro desiderio, dato che la legge 40 vieta le donazioni di gameti. Sappia che non e' sola, ma sono molte le coppie come la vostra che scelgono questa strada.
Capisco bene la sua situazione , la sua disillusione e il suo dispiacere. Le auguro di riuscire a realizzare il suo desiderio.

#6
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Ex utente

Sono diventata la madre a 51 anni con l’ovodonazione e non mi importa che qualcuno mi considera una "mamma nonna"! Da tempo cercavo di avere un figlio con il marito, ma a causa di una malattia degenerativa non riuscivo a concepire. Ci siamo recati in Ucraina in Biotexcom (una clinica della medicina riproduttiva) a fare la FIVET, terza prova ci ha regalato un bimbo) Perciò voglio dire a tutte – non arrendetevi mai! L’età non è ragione per rinunciare la felicità di essere genitori!

#7
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Siate attenti di dove fate l'ovodonazione! I paesi europei operano con le oocite congelate...Dopo la ricerca su internet ho trovato questo articolo http://newseurope.info/?p=12513). Ho avuto 7 prove (fallite) in Inghilterra, per me tutto è diventato chiaro...Non rimanevo incinta perché la probabilità di successo era proprio bassissima con le ovocite congelate. In Ucraina, però, mi hanno eseguito l'impianto di embrioni fecondati con il materiale fresco e sono rimasta incinta con il primo tentativo!In bocca al lupo!

#8
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Dr.ssa Elisabetta Chelo

Io consiglio invece vivamente di rivolgersi a centri che operano all'interno dell'Unione Europea. Solo così infatti le coppie ( e i donatori) sono tutelate da una legislazione e da linee guida chiare . Nessun centro europeo utilizza ovociti crioconservati senza dirlo alle coppie ( se viene fatto ciò è passibile di sanzioni) che possono richiedere ed esigere di eseguire il transfer con ovociti ed embrioni freschi.

#9
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Buongiorno sono il Sign. Fabio Alessi,
le vorrei chiedere una gentilezza, io e la mia compagna di eta' di 52 anni e io 55 anni vorremmo un bambino ma il ginecologo ha detto e' possibile solo all'estero
ma il nostro problema e' della mia compagna dice ma la mamma che sono io cosa prende da me di somiglianza?, da padre il 50€% della donatrice altro 50%
la mamma non prende nulla e cosi' e' un po' perplessa.
Nel sito della Dott. Alessandra Graziottin dice che la mamma e le riporto quello che c'e' scritto( Gli ovociti (due o più) vengono donati da una donna giovane, tra i 20 e i 30 anni. Vengono fecondati in vitro con gli spermatozoi del marito: in questo senso il bambino è a tutti gli effetti figlio del padre anagrafico, in quanto ne eredita il 50% del patrimonio genetico. L’altro 50% deriva dalla donatrice. Gli embrioni (in genere due, massimo tre) vengono poi trasferiti nell’utero della donna ricevente. E qui succede una cosa molto interessante: la donna ricevente (in questo caso lei) non è semplicemente un’incubatrice “passiva”. Oggi sappiamo che la madre condiziona l’espressione di geni del figlio attraverso l’ambiente biochimico, ma anche emotivo, che la caratterizza e che è specifico di quella gravidanza. Non è infatti importante solo il tipo di geni che noi ereditiamo (la maggior parte resta in effetti silente per tutta la vita), ma quanto e quando si esprimono. Si parla infatti di “penetranza” ed “espressività” dei geni, proprio per dire che esiste una grande variabilità nel modo in cui le diverse parti del codice genetico possono esprimersi, nel senso di dar luogo a tutte le azioni e le modificazioni che sono di loro competenza. Potremmo dire che lo stesso ovocita, fecondato in vitro con lo stesso spermatozoo, può dar luogo a due bambini in parte diversi a seconda della madre che riceve quell’embrione. Basti pensare all’effetto dell’alimentazione della mamma, se beva o fumi o meno, quanto aumenti di peso, se sia depressa, stressata o serena, se sia diabetica o abbia l’ipertensione. Persino molte malattie dell’adulto sono condizionate da quello che succede in gravidanza. Inoltre, durante la gravidanza biologica, cresce anche il “grembo psichico”, la capacità di amore e di attaccamento emotivo e affettivo che la mamma sviluppa nei confronti del bambino. Quei nove mesi sono dunque essenziali per creare un legame profondo fisico e psicoemotivo. A ciò si aggiunga che lo partorirà e allatterà: tutti aspetti essenziali perché quel bambino, seppur concepito da un uovo donato, sia percepito e amato come proprio a tutti gli effetti.)
Le vorrei chiedere cosa sono la penetranza e l'espressione dei geni e' possibile degli esempi, e cosa prende dunque il bambino dalla madre?
E' molto importante per noi, e' possibile una risposta reale.

grazie di cuore

Fabio Alessi

#10
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Dr.ssa Elisabetta Chelo

Gentile sig. Alessi,
capisco la vostra situazione anche se la vostra età può indurre a qualche perplessità. Nella maggioranza dei paesi europei il limite di accesso per le tecniche di ovodonazione è di 50 anni e voi l'avreste superato. Non si tratta solo di un limite "moralistico" , ma di un limite che tiene conto di aspetti di salute della madre e di considerazioni legate alla crescita e all'allevamento del bambino e al suo sviluppo psicofisico.
Il brano che cita si riferisce all'epigenetica, una scienza relativamente nuova che , in parole povere, studia come l'espressione dei geni possa cambiare a seconda degli stimoli ambientali. Nell'ovodonazione il patrimonio genetico è senza dubbio quello della donatrice, ma "l'espressione genica " ossia come i geni si manifestano può essere influenzato dall'ambiente in cui l'embrione e il feto si sviluppano. Esiste poi un aspetto psicologico e relazionale innegabile tra la mamma e il bambino che cresce in utero indipendentemente dal fatto che abbiano o no una parentela genetica.
Spero di averle risposto, un saluto cordiale.
Elisabetta Chelo

#11
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Buonasera dottoressa,
la ringrazio per la sua risposta, per l'eta' dove noi siamo andati per gli esami che ci hanno richiesto ci hanno riferito che in italia e' proibito e bisogna andare in Spagna e precisamente a Barcellona, non hanno detto che non e' possibile ( forse per motivi che loro vogliono guadagnare)ma hanno detto se la signora e' tutto ok e' possibile, lei mi dice massimo sono eta' 50 anni non riesco a capire. Ma l'espressione genica e' possibile capire con qualche esempio, e se veramente viene trasmesso oppure ci sono solo delle probabilita', anche il dott. Severino Antinori dice la mamma trasmette del suo ma non si capisce che cosa, e' difficile da parte mia capire cose di genetica, ma se ci fosse degli esempi sarei molto felice. attendo una sua risposta.

grazie di cuore

fabio alessi

#12
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Dr.ssa Elisabetta Chelo

Da un punto di vista strettamente genetico la ricevente non trasmette nulla, ma può influenzare lo sviluppo e le manifestazioni dei geni presenti nel bambino. .

#13
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Ex utente

buongiorno dottoressa,
la ringrazio per la sua gentile risposta,
per noi e' difficile interpretare la sua risposta, e' possibile con qualche esempio, espressione e penetranza dei geni che dice la doo. Graziottin e lei dice che puo' influenzare lo sviluppo e le manifestazioni dei geni nel bambino, e' possibile con degli esempi semplici, forse avremmo delle informazioni piu' dettagliate.
Le volevo dire che avendo l'eta' di 52 anni e' corretto dire che non siamo giovani ma se si desidera avere un figlio, desiderare e' tutt'altra cosa.
se mi risponde ne sarei grato.

Grazie

#14
Foto profilo Utente 363XXX
Utente 363XXX

Spesso l'ovodonazione è una scelta molto criticata, ma puo' essere compresa soltanto da chi ha difficoltà ad avere figli. Avrei preferito farla in Italia, ma come tutti sanno è ancora vietata, per questo 3 anni fa ci siamo rivolti ad un centro in Ucraina ed abbiamo deciso di percorrere questa strada. La d.ssa della Biotexcom è stata molto professionale e ci ha aiutato ad avere il nostro bambino. Speriamo che l'Italia faccia passi in avanti in questo campo.

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