La colposcopia: cos'è?
La colposcopia è un esame accurato della cervice uterina che si svolge mediante l'utilizzo di uno strumento di ingrandimento specifico, chiamato colposcopio. L'obiettivo dell'esame colposcopico è quello di prevenire e diagnosticare il tumore del collo d'utero.
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Quando fare la colposcopia?
Viene prescritta come esame di screening in caso di sospetta infezione da Papillomavirus oppure dopo il riscontro di anomalie durante la visita ginecologica o in seguito a un esito anomalo del Pap-test che ha riscontrato:
- Cellule anormali.
- Diagnostica delle infezioni virali.
- Controllo del CIN in gravidanza.
- Diagnostica della patologia vulvare (vulvoscopia).
- Diagnostica della patologia peniena (peniscopia).
Affinché l'esame permetta di avere una mappa accurata delle lesioni, è necessario che venga effettuato:
- in fase intermestruale (prima della metà del ciclo mestruale);
- su un collo dell'utero pulito, con un muco trasparente.
Per tale ragione, è fondamentale che nelle 24 ore precedenti l'esecuzione dell'esame non si siano avuti rapporti sessuali o non si siano effettuate lavande vaginali e/o terapie intravaginali (come ovuli, gel vaginali, ecc.).
Che differenza c'è tra Pap test e colposcopia?
Quando il ginecologo esegue il Pap test vede la cervice, ma non la può osservare accuratamente. La cervice o collo dell'utero, infatti, è la parte bassa dell’utero ed è situata nella parte alta della vagina.
Il colposcopio, invece, non entra nella vagina e rimane all'altezza delle gambe, ma consente una visione più dettagliata.
Si tratta di due fasi diverse per la prevenzione e diagnosi precoce del tumore della cervice uterina:
- il PAP-test (esame citologico) rappresenta il primo passo, ossia la prevenzione di primo livello,
- la colposcopia è il secondo livello: identifica la lesione e consente di impostare le indicazioni al trattamento mirato.
Lo striscio del pap test “individua”, la colposcopia “localizza”.
Per approfondire:Tumore del collo dell'utero: quali screening fare?
Come si svolge la colposcopia?
La colposcopia dura dai 15 ai 20 minuti. Non è necessaria l’anestesia e la donna può seguire tutto l’esame.
All’inizio dell’esame il ginecologo fa accomodare la paziente sul lettino in posizione ginecologica, dopodiché inserisce lo speculum per aprire la vagina e permettere, attraverso il colposcopio, la visione del canale cervicale. Questo non determina alcun fastidio o dolore.
Per poter vedere l’epitelio anormale il ginecologo applicherà alcuni liquidi:
- Il primo è l’acido acetico (un acido debole che a volte può bruciare leggermente).
- Successivamente sarà applicato un liquido scuro (soluzione di Lugol).
Qualche volta può essere necessario prelevare un frammento di epitelio anormale per poter effettuare un’indagine istologica, più accurata: questa è la biopsia.
Una volta completato l’esame colposcopio con gli eventuali prelievi citologici o bioptici, il medico compila la scheda colposcopica con:
- la rappresentazione grafica della lesione, della sede e della estensione della stessa,
- con indicazione delle sedi in cui è stato fatto il prelievo bioptico.
Nell’ambito delle infezioni da papilloma virus (principale fattore di rischio del tumore al collo dell'utero), la colposcopia consente di realizzare anche un esame attento dei genitali femminili (vagina, vulva, perineo).
Parallelamente, viene auspicata la realizzazione di una peniscopia nel partner alla ricerca di una infezione da HPV (riscontrata nel 40-60% dei partner, all’origine delle recidive se ignote).
Il trattamento per la paziente viene poi deciso in funzione delle constatazioni colposcopiche e dei risultati delle biopsie.
Note e approfondimenti
L'esame colposcopico nasce grazie a Hans Hinselmann nel 1921 che, professore straordinario presso l’Università di Amburgo, comincia gli studi per osservare meglio la portio (collo uterino) mettendo a punto questo primo strumento, funzionante anche se rudimentale.
In Italia nel 1940 Cattaneo fa tradurre con il titolo “Introduzione alla Colposcopia” il testo di Hinselmann Einfuhrung in die Kolposcopie.
Solo negli anni ’70 la colposcopia venne accettata come mezzo diagnostico di secondo livello dopo esame citologico (Paptest) anormale, come mezzo che consentiva una biopsia mirata, come mezzo che escludeva la necessità della conizzazione tradizionalmente usata su indicazione citologica.