Cura del reflusso gastroesofageo: quando la riduzione dell'acidità non funziona
La cura per il reflusso gastroesofageo prevede in genere l'utilizzo di farmaci che riducono o bilanciano la secrezione acida da parte dello stomaco responsabile del danno alla mucosa esofagea e della maggior parte dei sintomi. È di comune osservazione tuttavia la persistenza di alcuni sintomi ed in particolare della tosse secondaria al reflusso in un certo numero di pazienti che assumono, ad esempio, omeprazolo o derivati ad alto dosaggio con una secrezione acida pesantemente soppressa.
Reflusso: non sempre ridurre l'acidità è la soluzione migliore
Un lavoro appena pubblicato su Gut da autori olandesi [1] ha studiato il problema ed è giunto a conclusioni interessanti.
49 pazienti affetti da reflusso sono stato indagati mediante ph-impedenziometria di 24 oremanometria e contemporaneamente sono stati registrati gli episodi di tosse.
La maggior parte degli episodi di reflusso sono risultati essere acidi, ma il dato interessante è che negli episodi di reflusso associati a tosse una estensione prossimale, ovvero all' esofago cervicale, un maggior tempo di svuotamento esofageo e una maggiore quantità di acido sono risultate più rappresentate in modo statisticamente significativo.
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Inoltre non è stata rilevata una differenza significativa tra episodi di reflusso con o senza tosse tra reflussi con maggiore acidità assoluta o maggior picco di acidità.
La presenza di una grande quantità di materiale refluito presente in esofago per maggior tempo sembra quindi essere il fattore associato alla presenza di tosse e non la sua acidità.
In conclusione, quindi, più che ridurre l'acidità per curare il reflusso gastroesofageo in questi pazienti è importante favorire lo svuotamento esofago gastrico in modo ottimale utilizzando diverse classi di farmaci rispetto agli inibitori di pompa oppure associando farmaci quali l'amitriptilina o il citalopram che riducono la sensibilità esofagea.