Reflusso gastroesofageo farmaci.

Cura del reflusso gastroesofageo: quando la riduzione dell'acidità non funziona

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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale

La cura per il reflusso gastroesofageo prevede in genere l'utilizzo di farmaci che riducono o bilanciano la secrezione acida da parte dello stomaco responsabile del danno alla mucosa esofagea e della maggior parte dei sintomi. È di comune osservazione tuttavia la persistenza di alcuni sintomi ed in particolare della tosse secondaria al reflusso in un certo numero di pazienti che assumono, ad esempio, omeprazolo o derivati ad alto dosaggio con una secrezione acida pesantemente soppressa.

Reflusso: non sempre ridurre l'acidità è la soluzione migliore

Un lavoro appena pubblicato su Gut da autori olandesi [1] ha studiato il problema ed è giunto a conclusioni interessanti.

49 pazienti affetti da reflusso sono stato indagati mediante ph-impedenziometria di 24 oremanometria e contemporaneamente sono stati registrati gli episodi di tosse.

La maggior parte degli episodi di reflusso sono risultati essere acidi, ma il dato interessante è che negli episodi di reflusso associati a tosse una estensione prossimale, ovvero all' esofago cervicale, un maggior tempo di svuotamento esofageo e una maggiore quantità di acido sono risultate più rappresentate in modo statisticamente significativo.

Guarda il video: Reflusso gastroesofageo: 5 domande e risposte

Inoltre non è stata rilevata una differenza significativa tra episodi di reflusso con o senza tosse tra reflussi con maggiore acidità assoluta o maggior picco di acidità.

La presenza di una grande quantità di materiale refluito presente in esofago per maggior tempo sembra quindi essere il fattore associato alla presenza di tosse e non la sua acidità.

In conclusione, quindi, più che ridurre l'acidità per curare il reflusso gastroesofageo in questi pazienti è importante favorire lo svuotamento esofago gastrico in modo ottimale utilizzando diverse classi di farmaci rispetto agli inibitori di pompa oppure associando farmaci quali l'amitriptilina o il citalopram che riducono la sensibilità esofagea.

Data pubblicazione: 08 aprile 2017 Ultimo aggiornamento: 07 gennaio 2021

6 commenti

#1
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Ex utente

Anche se l'acido è in eccesso non va ridotto? oltre ai fastidi sintomatici, io credo sia anche alla lunga dannoso per la mucosa esofagea

#3
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Utente 299XXX

Studi alquanto interessanti, il mio gastroenterologo dopo 1 anno e mezzo di assunzione di Pantoprazolo 20 mg (40 mg solo nei casi di acutizzazione di acidità tipica nel mio caso nei cambi di stagione) vorrebbe farmi interrompere l'ipp facendomelo scalare nel giro di 15 una compressa un giorno si e una no , secondo lui eviterei in questo caso l'effetto rebound (lo eviterei sul serio in questa maniera?) e per il mese successivo cominciare ad assumere Citalopram goccie. Ora quello che mi chiedo il Citalopram è stato inserito perchè al dottore ho fatto riferimento un problema di dispepsia di quasi certa natura psicogena oppure mi è stato indicato per diminuire tale sensibilità esofagea? E' tipico introdurlo in casi come il mio (ernia iatale da scivolamento e dispepsia, tollerata solo con l'uso di Levopraid) ?

#4
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Dr. Andrea Favara

Mi sembra corretto,certo puo' essere un'opzione che va valutata da chi la segue. Prego.

#5
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Utente 410XXX

Buonasera Dr. mi pare di capire che lei è a favore della prescrizione di SSRI per questo tipo di problematiche, però sottoponendogli il mio caso io ho avvertito un forte aumento di acidità con sertralina 25 ed addirittura un'esofagite con paroxetina 20 - assunte per motivi psichici - saprebbe chiarirmi? (Io soffro di mrge con lieve flogosi antrale cronica (1+) in fase di quiescenza con iperplasia foveolare). Cordialmente

#6
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Dr. Andrea Favara

I farmaci che lei indica hanno indicazioni primarie diverse ma possono anche avere un effetto sulla malattia da reflusso che puo' anche essere un peggioramento come sembra essere nel suo caso. Nel parli con il suo medico per personalizzare la terapia. Prego.

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