Reflusso Gastro Esofageo: ci sono rischi con la terapia a lungo termine?
Gli PPI (inibitori di pompa protonica) sono farmaci molto efficaci e hanno rivoluzionato l'approccio alla terapia dei disordini legati all'acidità gastrica negli ultimi 2 decenni. L'uso cronico dei PPI sembra avere un elevato margine di sicurezza, ma sono stati sollevati dubbi su possibili rischi legati ad un loro utilizzo a lungo termine.
Sebbene parecchi studi abbiano indagato il potenziale effetto della terapia con PPI sull' assorbimento della vitamina B12, non può essere stabilita un'associazione certa e ad oggi il monitoraggio dei livelli di vitamina B12 nei pazienti in terapia a lungo termine con PPI non può essere raccomandato.
Nonostante le considerazioni teoriche, ci sono relativamente pochi dati sull'associazione tra carenza di ferro e trattamento con PPI. Non ci sono evidenze che l'uso di PPI nelle normali condizioni cliniche porti a carenza di ferro e il monitoraggio dei livelli di ferro non è raccomandato. Tuttavia, particolare attenzione dovrebbe essere posta alla prescrizione di PPI in pazienti già sideropenici e in questi casi dovrebbe essere considerata una adeguata supplementazione.
Gli studi che hanno esaminato gli effetti del trattamento con PPI sull' assorbimento del calcio hanno parecchi limiti, incluso l'utilizzo di metodi indiretti per valutare l'assorbimento del calcio e la presenza di condizioni che possono influenzarne il metabolismo, come l'insufficienza renale. Allo stesso modo, l'associazione tra terapia a lungo termine con PPI e aumentato rischio di fratture è scarsamente documentata. Come tutti gli altri farmaci, anche i PPI dovrebbero essere utilizzati per indicazioni e in dosi appropriate. Pertanto non è possibile al momento raccomandare di interrompere la terapia a causa di potenziali rischi di osteoporosi quando questa è appropriata.
Una recente revisione sistematica sui farmaci che inibiscono la secrezione gastrica ha evidenziato un aumentato rischio d'infezioni enteriche, anche da Clostridium difficile. Tuttavia, gli studi sono stati condotti per lo più su pazienti ospedalizzati e una scelta non adeguata dei controlli potrebbe aver contribuito alla discrepanza dei risultati. L'utilizzo di questi farmaci dovrebbe essere sempre valutato con cautela, specialmente nei pazienti ospedalizzati. Per l'aumentato uso dei PPI, l'invecchiamento della popolazione, la preoccupante crescita di patogeni multiresistenti, la ricerca continua in questo settore è fondamentale.
Analogamente, l'aumento teorico del rischio di tumore gastrico o del colon associato all'utilizzo a lungo termine di PPI non ha trovato conferma negli studi randomizzati prospettici e sono necessari ulteriori studi per stabilire con certezza se esiste o meno un'associazione. Fino ad allora, non si può ritenere che i PPI si associno ad un incremento del rischio di tumori maligni.
In definitiva, anche se non c’è assoluta certezza nei rischi sopra riportati, è comunque indispensabile minimizzare l'utilizzo non necessario e inappropriato di questi farmaci per ridurre i potenziali eventi avversi associati e i costi sanitari.
Ali T et al. Long-term safety concerns with Proton Pump Inhibitors. Am J Medicine 2009; 122:896-903.