Curarsi oggi: è roba per ricchi?
Il Sofosbuvir (Sovaldi, farmaco della Gilead Sciences Inc.), approvato il 6 dicembre 2013 dalla Food and Drug Administration (FDA), è il primo farmaco che ha dimostrato sicurezza ed efficacia nel trattamento della infezione da epatite C (HCV).
Si tratta di un analogo nucleotidico inibitore della RNA-polimerasi, utilizzata dal virus per la sua replicazione.
La “Kaiser Permanente”, la più grande organizzazione sanitaria degli Stati Uniti, ha comunicato di aver incluso, nelle cure garantite ai propri associati, il nuovo farmaco per il trattamento della Epatite C (HCV), ovvero il Sovaldi (Sofosbuvir) prodotto dalla Gilead Sciences, nonostante il costo totale di un trattamento ammonti ad una cifra definita “scandalosa”: $ 84.000 (ovvero circa € 61.000)!!!
Il farmaco è considerato una svolta nella cura della grande maggioranza dei pazienti affetti da epatite C, con risultati positivi spesso verificabili entro le 12 settimane di trattamento.
Per i pazienti con un genotipo meno comune della malattia potrebbe, però, essere necessario assumere il farmaco per 24 settimane, facendo lievitare il costo, per un ciclo di trattamento, a 168 mila dollari (ovvero circa € 122.000)!!!
Gli analisti americani, secondo i calcoli di Thomson Reuters Pharma, prevedono, per il 2017, un fatturato di 9,1 miliardi dollari (!).
Il virus dell’Epatite C (HCV) può causare gravi danni al fegato, si stima infetti circa 3,2 milioni di americani.
In Italia, oggi, è verosimile che circa il 3% della popolazione sia venuta a contatto con il virus, e che nel nostro paese, circa 1.000.000 di persone, siano portatori cronici del virus. Nel 2004 il Sistema Epidemiologico Integrato dell'Epatite Virale Acuta (SEIEVA) ha registrato 0,5 nuovi casi di infezione ogni 100.000 abitanti, con un tasso di mortalità dovuta all'infezione acuta dello 0,23% nel periodo 1997-2004.
In Italia l'HCV, da solo o in combinazione con altri fattori, quali alcol o virus dell'epatite B (HBV), è il maggior responsabile di cirrosi (72%) e di tumore del fegato (76%). I maggiori fattori di rischio sono gli interventi chirurgici, l’esposizione percutanea in corso di trattamenti cosmetici, l’attività sessuale promiscua e l’uso di droghe per via endovenosa.
La Gilead è sotto accusa, da parte delle Compagnie Assicuratrici e del Congresso americano, per il prezzo di Sovaldi: 1.000 dollari per singola compressa, proprio nel momento in cui la spesa sanitaria degli Stati Uniti è sotto esame e la politica in ambito sanitario, del presidente Barack Obama, mira a rendere la copertura sanitaria accessibile a tutti .
La Gilead ribatte che Sovaldi dovrebbe creare, nel tempo, un enorme risparmio per il sistema sanitario, grazie alla drastica riduzione sia delle complicanze nelle epatopatie da HCV che dei trapianti di fegato, ma non ha fornito, come più volte richiesto, prove concrete a sostegno di tali affermazioni.
Un dirigente della Gilead ha dichiarato alla Reuters che l’azienda avrebbe proposto, per la rete Kaiser, uno “sconto” sul farmaco.
La Kaiser per bocca del dr. Sharon Levine, direttore associato del Gruppo Medico Permanente, afferma che:
- si tratterebbe di uno sconto davvero modesto, con conseguenti grosse difficoltà a far fronte a tale spesa da parte degli assicuratori sanitari privati;
- che Sovaldi costituirà una spesa rilevante nel bilancio aziendale; tale impatto economico, negli USA, potrebbe condizionare negativamente tutto il resto degli investimenti in campo sanitario;
- la Kaiser utilizza Sovaldi non certo perché si tratti di un approccio costo-efficacia di alto valore, ma perché si tratta realmente di una terapia che rappresenta un sostanziale miglioramento rispetto alle terapie ad oggi esistenti ... ribadendo però che si tratta di un prezzo scandaloso per una terapia che ha enormi implicazioni per la salute pubblica.
Nessun commento è seguito da parte della Gilead.
I componenti democratici del Congresso, guidati da Henry Waxman della California, hanno chiesto alla Gilead per giustificare il prezzo elevato di Sovaldi. Questa iniziativa ha allarmato la comunità degli investitori biotech, sollevando preoccupazioni anche nelle altre grandi aziende farmaceutiche per eventuali future pressioni, che potrebbero dover affrontare, sui prezzi di nuovi farmaci.
Negli ultimi mesi il Nasdaq Biotechnology Index è sceso di oltre l'8%.
La domanda nasce spontanea: Quale sarà il futuro dell’assistenza sanitaria e cosa accadrà in Europa e nel resto del Mondo?