Allergia alimentare e disfagia: bisogna pensare all'Esofagite Eosinofila (EE)!

francescoquatraro
Dr. Francesco Quatraro Gastroenterologo, Colonproctologo

Un nuovo studio dimostra che in pazienti che hanno sofferto di allergie alimentari si potrebbe sviluppare una Esofagite Eosinofila (EE o EoE, Eosinophilic Esophagitis) come reazione agli stessi cibi causa dell’allergia.

L’Esofagite eosinofila è un’entità clinico-patologica che viene sempre più frequentemente riscontrata anche nell’adulto. La diagnosi è istologica (si rileva un’infiammazione caratterizzata dalla presenza nei tessuti esofagei di un gran numero di una specifica categoria di globuli bianchi, chiamati eosinofili) ma deve essere posta in un appropriato contesto clinico.

La malattia deve anche essere sospettata quando ci si trova di fronte ad una malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE) con saltuaria disfagia, refrattaria alla terapia con inibitori della pompa protonica (PPI).

Nell’adulto il quadro clinico tipico prevede: soggetto giovane, di sesso maschile, con una storia di disfagia intermittente, dolore addominale, difficoltà di deglutizione, vomito ed ostruzione ricorrente dell’esofago da bolo alimentare.

Nel bambino il quadro clinico è più eterogeneo e comprende: dolori addominali, rigurgiti, vomito, intolleranze alimentari, difetti di crescita, ecc.

Allo stato attuale ci sono ancora molte incertezze sull’eziologia e sulla diagnosi dell’EE; recenti ricerche hanno suggerito che il meccanismo patogenetico non sia legato alla secrezione di IgE.

In definitiva l’EE può rappresentare un comune end-point per diversi pathways infiammatori, non solo “allergici”, che portano ad una infiammazione eosinofila della mucosa esofagea.

Il dr. Jonathan Spergel, responsabile dell’unità di Allergologia dell'Ospedale Pediatrico di Filadelfia, in Pennsylvania (USA), ha osservato che: “Alcuni anni (2-4) dopo aver rischiato uno shock anafilattico per un determinato alimento, questi pazienti possono sviluppare un esofago gonfio, ovvero una Esofagite Eosinofila.”

Il Dr. Spergel ha presentato i risultati del suo studio presso l'American Academy of Allergy, Asthma & Immunology 2014.

Per misurare la frequenza delle allergie alimentari nei pazienti con esofagite eosinofila il Dr. Spergel ed il suo team hanno studiato 1.025 bambini trattati per tale condizione .

In 425 di questi bambini è stato possibile identificare un alimento specifico quale fattore causale. Perché un alimento potesse essere considerato causale di esofagite eosinofila doveva essere soddisfatto il seguente requisito: la rimozione di tale alimento dalla dieta doveva determinare la scomparsa dei sintomi, mentre la sua reintroduzione la ricomparsa degli stessi.

Nei 425 bambini i fattori dietetici scatenanti più comuni sono stati: latte, uova, grano e soia.

Un totale di 17 pazienti, inclusi nello studio, hanno sviluppato una esofagite eosinofila a causa dello stesso alimento per il quale avevano manifestato un'allergia alimentare.

Latte, uova, grano e soia erano ancora una volta l’elemento di più frequente riscontro quale elemento "trigger", ovvero di innesco dell’esofagite; il 94 % dei pazienti presentava una malattia atopica .

I ricercatori hanno verificato che le biopsie esofagee di due bambini, effettuate nel corso della loro allergia alimentare, erano istologicamente normali. Dopo aver superato la loro l’allergia alimentare questi bambini hanno sviluppato una reazione esofagitica verso lo stesso alimento, nel momento in cui esso è stato reintrodotto nella loro dieta.

Questo studio è stato condotto su pazienti che in maniera naturale avevano superato le loro allergie alimentari; va aggiunto che una percentuale tra il 10% ed il 15% dei pazienti che si sottopongono ad immunoterapia orale per loro allergie alimentari sviluppano anche esofagite, secondo quanto ha osservato Wesley Burks, responsabile dell'Ospedale Pediatrico di Chapel Hill (North Carolina, USA).

I medici dovrebbero quindi potizzare una esofagite eosinofila nei pazienti con una storia di allergie alimentari, specie quando tornano a visita, 2 o 6 mesi dopo la diagnosi di allergia alimentare, con dolori addominali e sintomi simil-influenzali.

I pazienti con allergie alimentari potrebbero quindi potenzialmente sviluppare una EE e pertanto dovrebbero essere messi a conoscenza di tale possibilità e del fatto che, sviluppando una EE, devono ancora una volta evitare l’alimento causa della loro allergia.

I trattamenti più comuni per l’EE prevedono l’assunzione orale di dosi minime di corticosteroidi o, per via inalatoria, di preparati antiasmatici a base corticosteroidi.

 

Fonte

American Academy of Allergy, Asthma & Immunology (AAAAI) 2014: Abstract 990. Presented March 2, 2014.

Data pubblicazione: 16 marzo 2014

Per aggiungere il tuo commento esegui il login

Non hai un account? Registrati ora gratuitamente!

Guarda anche reflusso