Infarto, ictus e flora batterica: con i "batteri amici" riduciamo il rischio
Recenti studi su animali hanno dimostrato l’esistenza di un legame tra il metabolismo microbico intestinale e la malattia coronarica, a causa di sostanze provenienti dalla nostra dieta: la colina presente nella lecitina (fosfatidilcolina) e la carnitina (nelle carni rosse). Ciò avviene attraverso la produzione di un metabolita chiamato TMAO (Ossido di trimetilammina), avente azione pro-aterosclerotica.
I nutrienti, contenenti colina, che raggiungono l'intestino cieco e quindi il colon, possono fungere da “combustibile” per il microbiota (flora) intestinale, con relativa produzione di trimetilammina (TMA). La TMA viene rapidamente ed ulteriormente ossidata a trimetilammina-N-ossido (TMAO) dalle monoossigenasi epatiche contenenti Flavina (FMO).
TMAO aumenta l'accumulo di colesterolo nei macrofagi, l'accumulo di cellule schiumose nelle pareti delle arterie, e quindi induce aterosclerosi. Tutti questi fattori sono perciò associati ad un aumentato rischio di infarto, ictus, e di morte. La Colina può anche essere ossidata a betaina, sia nel fegato che nei reni. La betaina proveniente dalla dieta potrebbe essere utilizzata come substrato dai batteri per la conversione in TMA e successivamente in TMAO.
Un nuovo studio si è proposto di studiare, questa volta negli esseri umani, la relazione fra il microbiota (flora batterica) intestinale ed il metabolismo della fosfatidilcolina di origine dietetica, i livelli di TMAO, e gli eventi cardiovascolari avversi. Questo studio, effettuato dal team di Stanley Hazen della Cleveland Clinic Foundation (Ohio, USA), potrebbe rappresentare un ulteriore passo avanti nella prevenzione cardiovascolare.
In un primo studio sono stati quantificati i livelli plasmatici e urinari di TMAO, oltre che i livelli plasmatici di colina e betaina, dopo un carico orale di fosfatidilcolina (ingestione di due uova sode e fosfatidilcolina-deuterio[D9]-marcata) in soggetti sani (40 partecipanti adulti), prima e dopo la soppressione del microbiota intestinale, con antibiotici ad ampio spettro per via orale (metronidazolo 500 mg due volte al giorno più ciprofloxacina 500 mg una volta al giorno per 1 settimana).
In un secondo studio (clinico) sono stati arruolati 4007 adulti, esaminando la relazione tra livelli plasmatici a digiuno di TMAO ed eventi avversi cardiovascolari maggiori (morte, infarto miocardico, o ictus) nei 3 anni di follow-up, a cui questi pazienti sono stati sottoposti.
Si è potuto osservare che la somministrazione di antibiotici, uccidendo i batteri del microbiota, fa crollare la produzione di TMAO nel sangue dei volontari, anche se questi hanno ingerito uova (ricche di lecitina).
Nello studio clinico si è visto che le concentrazioni plasmatiche di TMAO sono strettamente legate al rischio di infarto nei tre anni di follow-up, anche in quei pazienti che non hanno chiari fattori di rischio cardiovascolari (come il colesterolo alto).
Pertanto si potrebbe pensare ad un dosaggio plasmatico routinario dei livelli di TMAO per calcolare il rischio cardiovascolare.
Anche l’assunzione di probiotici ad hoc, con funzione antagonista sui batteri produttori di TMAO, potrebbe essere una valida opzione terapeutica.
Fonte:
Intestinal Microbial Metabolism of Phosphatidylcholine and Cardiovascular Risk
W.H. Wilson, Stanley L. Hazen, et al., N Engl J Med, April 25, 2013; 368:1575-1584