Preservare i capelli in chemioterapia

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Dr. Giampiero Griselli Dermatologo, Medico estetico

La perdita dei capelli, quando si parla di terapie per gravi malattie oncologiche con rischio di vita delle pazienti, sembra un argomento secondario. Invece si tratta di un effetto collaterale particolarmente temuto e disperante. E infatti studi significativi su gruppi di donne affette da neoplasie mammarie hanno dimostrato come una delle maggiori resistenze ad accettare queste terapie sia proprio la possibile alopecia. 

Per questo motivo trovo particolarmente interessanti due recenti studi statunitensi (Houston e San Francisco) che dimostrano una notevole efficacia, in molti regimi chemioterapici, dei mezzi di raffreddamento a cuffia.

Che in U.S.A. sono stati approvati da FDA e che cominciano ad avere una buona diffusione. 

I mezzi principalmente usati sono:

-Termocuffie (da cambiare durante l'applicazione per mantenere la capacità raffreddante)

-Cuffia ipotermica (collegata ad un macchinario che genera ipotermia controllata)

-Casco ad aria fredda (collegato ad un macchinario che la eroga)

Il risultato voluto è provocare vasocostrizione locale, con minor afflusso del farmaci "tossici"e intervenire sul metabolismo dello stesso, riducendo la tossicità. 

Questo è tanto più importante quando si assumono farmaci, o cocktails di farmaci, con prevedibile impatto negativo sul ciclo pilare.

Gli studi concordano su percentuali di preservazione dei capelli assolutamente incoraggianti . La stesso produttore del macchinario più utilizzato sta sostenendo ulteriori ricerche.

Auspichiamo quindi che i reparti di oncologia si dotino di queste attrezzature e che vi sia una sempre maggior sensibilizzazione sul problema , che non è a mio avviso un fatto trascurabile.

Data pubblicazione: 27 maggio 2018

10 commenti

#1
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Utente 442XXX

Ha ragione bravissimo e bell'articolo. Ma se la perdita è reversibile perchè preoccuparsene?

#2
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Dr. Giampiero Griselli

Anche se in genere reversibile in toto (escluso casi particolari) la perdita può essere fortemente traumatizzante dal punto di vista psicologico e per recuperare una media lunghezza possono volerci veramente tanti mesi. Durante i quali può certamente essere utilizzata una protesi tricologica,ma certamente penso sia preferibile avere i propri capelli

#3
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Utente 112XXX

Buongiorno,
è possibile pensare di estendere il metodo ad altre parti del corpo da preservare dall'azione del chemioterapico? Ad esempio una mia conoscente, in seguito alla chemio, ha avuto una perdita di sensibilità alle mani e problemi alle unghie. Se fosse possibile prevenirli tenendo le mani al freddo durante l'infusione, sarebbe un bel vantaggio.

#4
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Dr. Giampiero Griselli

Non vi sono ricerche o studi di mia conoscenza su questi casi specifici ,ma a livello teorico potrebbe avere un senso.
Cordialmente Dott.G.Griselli

#7
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Utente 665XXX

Agendo il freddo come vasocostrittore e di conseguenza minimizzando l'afflusso del farmaco chemioterapico ai vasi sanguigni vicini al cuoio capelluto, non potrebbe avere come esito una minor efficacia della chemioterapia? Il farmaco è tossico per il corpo, ma se è stato prescritto è anche indispensabile. Mi spiego meglio: se ci fossero delle cellule tumorali che a causa dell'impiego della termocuffia non vengono raggiunte dal farmaco oppure vengono raggiunte ma da una quantità insufficiente di farmaco? Avremmo preservato qualche capello ma ridotto l'efficacia della terapia... il gioco vale la candela?

#8
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Dr. Giampiero Griselli

Buongiorno
Naturalmente la diagnostica , particolarmente accurata che viene fatta prima di iniziare la chemioterapia è proprio per individuare il target. Ovviamente una volta che sia stato escluso che vi sia un obiettivo a livello del cuoio capelluto da colpire con la chemioterapia si procederà, altrimenti ovviamente no. Questo nell'ottica di avere strategie sempre più mirate e specifiche,e non ciecamente distruttive nell'ottica del "non si sa mai"
Cordiali saluti

#9
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Utente 665XXX

Se è vero che il tumore si "sposta" formando metastasi attraverso la circolazione, chi mi garantisce che il sangue e la linfa provenienti dalla zona del tumore primario, nin arrivino fino al cuoio capelluto?

#10
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Dr. Giampiero Griselli

Certamente non vi è garanzia . Non vi è neppure garanzia che io, lei o qualche amico intorno a noi , non abbiano già dei tumori , non diagnosticati, per quanto attenti alla prevenzione. In medicina la garanzia, in realtà, non esiste ed ogni azione espone a ulteriori bivi e scelte. Sono del parere di agire secondo criteri di logica ed equilibrio, ma certamente, dopo una opportuna informazione sulle probabilità di minor radicalita' e di un aumento di rischio , anche fosse dello 0000000,1%, il pz potrà scegliere se caricarsi un aumento di rischio , magari molto minimale, a fronte di un beneficio soggettivo, oppure rinunciare.
Le basi della informazione e della scelta.
Cordiali saluti

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