Scabbia: le immagini dei migranti

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Dr. Giampiero Griselli Dermatologo, Medico estetico

Patologie come la Scabbia sembrano lontane nel tempo, confinate ad ere lontane da noi, come il periodo bellico, o racconti ottocenteschi.

Ben che vada viene associata a degrado sociale o estrema povertà, di regola in paesi del terzo mondo.

A volte però certe situazioni risvegliano ricordi e coscienze.

Le immagini dei migranti che subiscono l'assurdo trattamento riportano l'attenzione su questa malattia.

Si tratta di una parassitosi ancora piuttosto diffusa, che frequentemente si trasmette con la condivisione di effetti letterecci infestati. E' causata dal Sarcoptes scabiei, varietas hominis, per brevità detto acaro della scabbia

Questo parassita vive e si nutre nel contesto della epidermide umana, nella quale scava cunicoli, deponendo qui le uova e deiezioni. Causa un prurito fortissimo, a cui si associano dermatiti, noduli, e invariabilmente, segni da grattamento con possibile sovrainfezione.

E' frequente in luoghi in cui l'assembramento di persone, e la condivisione di spazi, coperte ed indumenti, permette la facile diffusione dai soggetti ammalati. E così si possono avere infestazioni di grandi numeri. E le precarie condizioni di salute peggiorano pesantemente il quadro clinico.

La terapia, necessaria e semplice, consiste nel trattare tutti i soggetti che hanno avuto contatti con gli scabbiosi accertati dal medico (la diagnosi è semplice, sia clinicamente che microscopicamente) con antiparassitari. In genere piretroidi, ma anche malation, benzoato di benzile ed altro.

La terapia ben fatta risolve la infestazione in poche applicazioni.

Quello che lascia perplessi è il fatto che esistano delle linee guida terapeutiche, e norme di Igiene e prevenzione sanitaria,previste per legge, che nella fattispecie non sembrano essere state rispettate. Difatti succede che case di riposo e strutture simili siano coinvolte da epidemie, ma sono state affrontate in ben altro modo In effetti cose simili in Italia non si sono viste dal periodo bellico.

Da riflettere.

 

Data pubblicazione: 20 dicembre 2013

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