Sifilide e malattie veneree in Italia: la storia

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Dr. Giampiero Griselli Dermatologo, Medico estetico

Il periodo moderno della Venereologia , come controllo sanitario e sociale , nasce in realtà in Italia agli inizi del 20° secolo.

La scoperta del Salvarsan, o arsfenamina, o semplicemente "606", nel 1908, sconvolge il mondo medico. La Sifilide ha una cura che funziona veramente. In passato la meta finale dei sifilitici era stata il manicomio, dove finivano folli e paralizzati (quando non morivano di complicanze intercorrenti o per la tossicità dei farmaci mercuriali o simili). La sua tossicità oggi fa paura , ma in quei tempi era assolutamente tollerabile.

Ed è del periodo immediatamente successivo , in era fascista , che nascono i dispensari dermoceltici, sostenuti da fondi delle province.

Era un periodo in cui il controllo faceva rima con repressione. Nei sotterranei di alcune vecchie cliniche dermovenereologiche si notano ancora i segni delle grandi cancellate dietro le quali venivano poste le prostitute in attesa di visita medica. la Lue (Sifilide) faceva troppa paura, e la società di allora la rigettava con coercizione.

D'altronde la malattia Sifilide era così diffusa e devastante da dare essa stessa il nome della disciplina specialistica :Clinica Dermosifilopatica.

Più o meno in questa maniera si arrivò  alll'ultima vera legge italiana sull'argomento , che è in pratica del 1957.

Si prevedeva la istituzione di dispensari antivenerei in tutti i comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti , nonchè assistenza del tutto gratuita per tutti coloro che risultavano affetti da malattie veneree, allora quasi del tutto rappresentate da sifilide , gonorrea , linfogranuloma venereo. granuloma inguinale.

La denuncia di malattia era obbligatoria per legge.

Successivamente norme a corollario prevedevano l'effettuazione obbligatoria di indagini sierologiche per la sifilide in tutte le persone che dovevano essere arruolate in corpi militari, o in caso di richiesta di certificato di sana e robusta costituzione , nonchè per tutta la popolazione carceraria.

Tutto ciò ha resistito fino al passaggio delle competenze in materia sanitaria dallo stato centrale alle regioni.

Queste , in maniera un pò miope, probabilmente ritenendo superata l'emergenza sifilide con il periodo penicillinico, non hanno quasi mai provveduto a stanziare finanziamenti adeguati per questi centri, che nel contempo erano stati denominati CENTRI MTS.

Così molti di essi sono stati chiusi nel tempo (anche se con lodevoli eccezioni, per esempio a Roma, Milano, Bologna, dove sono sempre rimasti attivi) creando le basi per il "ciclone" HIV degli anni '80, che impattò su una grave carenza di strutture adeguate.

La legge del 1990 fu in seguito un tentativo, non ancora del tutto compiuto, per porre un rimedio a questi fatti.

Nel 2000 alcune regioni iniziarono un programma implementativo del Sistema di Sorveglianza , prevedendo la gratuità delle cure per i malati di MST.Ma purtroppo accanto a regioni di "eccellenza", altre hanno del tutto rinunciato.

Infatti i centri MTS sono e devono essere un punto di riferimento non solo per i malati, ma anche per tutti coloro che richiedono informazione e prevenzione. Che tutt'ora latitano, specialmente a livello scolastico.

Data pubblicazione: 14 novembre 2013

3 commenti

#1
Foto profilo Dr. Andrea Militello
Dr. Andrea Militello

raccontata bene , la storia della medicina è sempre affascinante e fa capire molte situazioni. Bravo

#3
Foto profilo Utente 502XXX
Utente 502XXX

Salve a tutto lo staff di Medicitalia.it.
Espongo subito il mio problema: circa un mese fa, dopo una depilazione, mi accorgo di alcune macchie diffuse sul tronco, sui fianchi e sulle parti flessorie degli arti. Inizialmente, pensando potesse dipendere da un’irritazione cutanea, non ci ho fatto caso e ho pensato potesse trattarsi di follicolite, poi però mi sono reso conto che le due cose non erano collegate e ho voluto approfondire. Le macchie di cui parlo ricordavano molto quelle della Pitiriasi, erano tonde, irregolari, non pruriginose e di color rosa pesco. Essendo ipocondriaco e conoscendo bene i rischi legati alle pratiche sessuali poco sicure, ho subito pensato potesse trattarsi di sifilide e mi sono subito recato in un centro MTS nella mia città per dei test diagnostici.
Dopo l’incertezza del primo test (TPHA positivo e VDRL negativo), sono stato sottoposto a un test più specifico per la ricerca degli anticorpi iGg e IGm e la diagnosi è stata confermata: sifilide secondaria. Questi i risultati:
- TPHA: 1:8 +
- VDRL: 1:640 +
Non avendo avuto la possibilità di ritirare il referto, purtroppo non ricordo il risultato specifico relativo al test dell’immunoblotting.
Mi è stata subito prescritta la terapia che prevede 10 iniezioni di Rocefin (una al dì) e, come da prassi, il follow-up prevede un nuovo test fissato per la fine di settembre.

Mi chiedo: avendo letto molti pareri di dermovenereologi professionisti qui su Medicitalia (quindi specifico subito che non mi improvviso medico, lungi da me effettuare autodiagnosi visto che nella vita mi occupo di tutt’altro), qual è il vostro parere circa la terapia prescritta? Mi pare di aver capito che la cefalosporina è una molecola di terza scelta per il trattamento della sifilide, soprattutto considerato che il treponema in alcuni casi ha sviluppato resistenza addirittura alla penicillina di prima generazione. Solitamente viene prescritta la benzilpenicillina benzatinica per via della sua migliore efficacia, io però mi sono dovuto attenere alla scelta del mio dermatologo.
A fronte di quanto detto, tuttavia, mi preme informarvi della mia esperienza per avere un quadro più chiaro.
Sono già alla sesta iniezione e noto dei miglioramenti consistenti rispetto a quando è stata effettuata la diagnosi: la balanite sifilitica sul glande e la roseola sul tronco sono scomparse completamente e dopo la prima iniezione ho avuto la classica reazione di Jarish-Herxheimer con febbre, forti sudorazioni notturne e una temporanea acutizzazione del sifiloderma. Il tutto è regredito spontaneamente nell’arco delle 24 ore, come di norma accade.
Segno che la terapia si sta rilevando efficace? O ce la possibilità che possa ripeterla/integrarla a settembre in base ai risultati (che spero siano negativi) del nuovo test sierologico?
Vi ringrazio per la vostra attenzione.

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