Cannabis in medicina e cure palliative
La marijuana è una sostanza pscioattiva stupefacente ricavata dall'essicazione di foglie, fiori, steli e semi della pianta Cannabis Sativa. Essa provoca effetti fisici e neuropsicologici nell'organismo umano.
Argomenti trattati
I medicinali a base di cannabinoidi
Il fito complesso della cannabis è costituito da oltre 700 sostanze, tra i cannabinoidi più noti ci sono il THC e il CBD.
La preparazione medicinale, a base di cannabinoidi, si ottiene attraverso una coltivazione di precisione delle piante e il preparato, che spesso è l'infiorescenza essicata, contiene una percentuale controllata di THC/CBD.
Questi cannabinoidi, dopo essere stati attivati dal calore, agiscono sui recettori distribuiti soprattutto nel sistema nervoso centrale.
Viene assunta sottoforma di tisana, aerosol, supposte, gel transdermico e altre modalità.
Differenza tra cannabis terapeutica e oppiodi
La cannabis non è un analgesico di prima scelta nel dolore acuto, non è efficce come gli oppiodi, in quanto il meccanismo d'azione è completamente differente.
Il vantaggio della cannabis è però evidente nella gestione del dolore cronico, in particolare del dolore neuropatico, condizione in cui gli oppiodi sono inefficaci.
L'uso terapuetico della cannabis è diverso per finalità e metodi rispetto all'uso ricreativo, dove la ricerca dell'effetto high rappresenta, nell'uso clinico, un effetto collaterale indesiderato.
Quali patologie si possono curare con la cannabis terapeutica
Queste sono alcune patologie per le quali è indicato un trattamento complementare alla terapia principale con la cannabis:
- dolore neuropatico
- dolore cronico
- spasticità secondaria (mielo-lesioni, malattie neurodegenerative..)
- sclerosi multipla
- sclerosi laterale amiotrofica
- glaucoma
- neoplasie
- nausea e vomito caratteristici della patologia neoplastica.
Rischio di dipendenza da cannabis nell'uso clinico
Il rischio di dipendenza nell'uso clinico è estremamente contenuto, inoltre l'incidenza di mortalità su quelle rilevanti, la tolleranza all'aumento della posologia e i fenomeni di astinenza è documentata prossima allo 0.
Una riduzione ulteriore del rischio si ottiene con l'utilizzo di estratti e conoscenza dei principi attivi, della loro concentrazione finale in termini di rapporto THC/CBD.
Ricordate che in cure palliative anche una parola può essere terapia.