Cancro colorettale: perché la diagnosi arriva troppo tardi?
Il cancro colorettale è una delle neoplasie maligne più comuni, al terzo posto in assoluto nel Regno Unito, sede di una importante e recente ricerca, e la sua incidenza aumenta con l'età e nel sesso maschile.
In Italia i dati sono sovrapponibili.
Più di 41.000 nuovi casi vengono diagnosticati ogni anno sempre nel Regno Unito, l’età media alla diagnosi è 72 anni anche se il 6% di tumori si osserva in persone di età inferiore a 40 anni.
Attualmente, i programmi di screening riescono a diagnosticare solo una minoranza dei tumori,la maggior parte vengono individuati solo dopo la comparsa di sintomi e almeno un quarto si presentano tardivamente e vengono operati d’urgenza.
Questo dati sono purtroppo impressionanti, considerato che la prognosi dipende sostanzialmente dallo stadio, ovvero dal grado di diffusione della malattia al momento della diagnosi , prognosi ottima nelle forme iniziali e progressivamente peggiore quando la malattia si diffonde e compaiono metastasi.
Un gruppo di ricercatori britannici ha cercato di capire perché così tante diagnosi vengono poste in stadi avanzati in particolar nel Regno Unito.
Il sistema sanitario britannico ha stilato delle linee guida secondo le quali alcuni sintomi ed in particolare
- diarrea o sanguinamento rettale che persiste per sei settimane in pazienti di età superiore a 60 ann (o 40 anni se sono presenti entrambi i sintomi)
- tumefazione addominale o rettale alla visita
- anemia da carenza di ferro con emoglobina inferiore a 11 g\L nell'uomo e 10 g\L nella donna
richiedono un approfondimento diagnostico urgente perché fortemente suggestivi di cancro.
Purtroppo, nonostante si tratti di sintomi importanti, fino al 50% dei pazienti ai quali viene posta diagnosi di cancro non presenta nessuno di questi sintomi al momento della diagnosi!
Il gruppo di ricercatori ha voluto quindi approfondire le caratteristiche di questo sottogruppo di pazienti, numeroso, nei quali i sintomi tipici non sono presenti.
L’anemia ad esempio è presente in 1\3 dei pazienti con cancro ma spesso non è così marcata da soddisfare i criteri sopra elencato per costituire segno di allarme secondo le linee guida.
Sembra quindi che i valori indicati siano troppo restrittivi ed escludano un numero elevato di pazienti con neoplasia. Un innalzamento di questi valori comporterebbe l'esecuzione di un maggior numero di colonscopie ma sicuramente permetterebbe di individuare più tumori in stadio iniziale.
Il dolore addominale è un sintomo caratteristico ma aspecifico, essendo comune a svariate patologie ed in particolare la sindrome dell'intestino irritabile è spesso ipotizzata con prima diagnosi in pazienti affetti invece da cancro pur non essendoci alcun rapporto causa effetto tra le due patologie.Per questa ragione le linee guida di altre nazioni prevedono che ogni nuova diagnosi di colon irritabile in pazienti ultracinquantenni sia supportata da una colonscopia.
La modifica delle abitudini dell'alvo ed il sanguinamento rettale infine sono gli ultimi sintomi caratteristici che meritano di essere approfonditi.
L'esame di scelta per la diagnosi di cancro colorettale è attualmente la colonscopia che deve presupporre una buona preparazione intestinale, un esame competo del viscere fino al ceco e un eventuale completamento diagnostico con colonscopia virtuale nei casi di esame incompleto.
Infine, gli Autori sottolineano come tutti i pazienti con anemia lieve possano essere affetti da cancro colorettale anche se i valori emoglobina non sono quelli indicati dalle linee guida per l'esecuzione di una colonsocopia urgente.
Negli ultrasessantenni con emoglobina inferiore a 11 g\L per gli uomini e 10 g\L per le donne la colonscopia deve essere eseguita sempre.
I pazienti ai quali viene posta diagnosi di sindrome dell'intestino irritabile vanno seguiti nel tempo per verificare la risposta alla terapia e va eseguita la colonscopia in caso di persistenza dei sintomi.
La modifica delle abitudini dell'alvo, da distinguere dalla semplice comparsa di diarrea o stipsi è un segno suggestivo di neoplasia che va indagato.
In conclusione quindi gli Autori hanno evidenziato come i criteri indicati dalle linee guida sono troppo restrittivi e una maggior attenzione andrebbe posta, soprattutto da parte di medici di base verso i sintomi sopradescritti.
E' auspicabile una maggior adesione ai programmi di screening da parte della popolazione considerato che la diagnosi precoce resta ancora il più importante elemento a fini prognostici.