Intervento chirurgico emorroidi: il metodo Milligan Morgan e la radiofrequenza
L’emorroidectomia secondo Milligan Morgan, tecnica tradizionale così codificata circa un secolo fa nel trattamento delle emorroidi, è da sempre considerata una pratica chirurgica molto paventata dai pazienti, in quanto gravata da un post intervento doloroso e da tempi di guarigione molto lunghi. Tuttavia le nuove tecnologie hanno migliorato negli anni l'outcome di una chirurgia molto temuta.
I limiti della chirurgia mini-invasiva
Purtroppo, ancora oggi, frequentemente ci si trova a intervenire su pazienti con stadi di gravità della patologia emorroidaria molto avanzati che precludono o rendono poco consigliabili quegli interventi di chirurgia mini invasiva (HAL, H.E.L.P, THD …) che hanno rivoluzionato il trattamento di quella diffusa e invalidante patologia rappresentata dalla Malattia Emorroidaria.
Tali opzioni chirurgiche, ove applicabili, rendono il decorso post operatorio invero poco doloroso con scarsa incidenza di gravi complicazioni (sanguinamento, stenosi cicatriziali, incontinenza, nella donna fistola retto-vaginale) e permettono agli operati un rapido ritorno alla normalità fisica e sociale.
Gli interventi di chirurgia mini invasiva nel trattamento delle emorroidi hanno un limite di applicazione. Per esemipo, nel caso della THD, che rappresenta una delle procedure che oggi si sta diffondendo maggiormente per la cura delle emorroidi, la sua indicazione è consigliabile sino al terzo grado superiore di Malattia Emorroidaria.
In caso di grandi e irriducibili prolassi esiste una controindicazione rappresentata dal tenesmo causato dall’affastellamento di grandi volumi di mucosa che, rientrati nel retto, provocherebbero disturbi da abnorme distensione e stimolazione dell’ampolla rettale rendendo il decorso piuttosto problematico per periodi piuttosto lunghi, limitando pertanto il vantaggio che invece appare molto evidente in quadri di gravità inferiori della patologia.
Guarda il video: Emorroidi: 5 cose da sapere
Quand ricorrere all'intervento Milligan Morgan
Come accennato per la Malattia Emorroidaria di quarto grado, dove cioè il prolasso appare assai voluminoso e irriducibile è prudente e consigliabile il ricorso all’intervento tradizionale di Milligan Morgan o sue varianti.
Tale intervento che si è dimostrato essere, se eseguito in mani esperte, molto radicale e con una altissima percentuale di guarigione definitiva, è tuttavia gravato da un dolore post chirurgico molto severo a causa dell’edema dei tessuti e dall’ustione provocata nelle aree peri emorroidarie, dall’uso dell’elettrobisturi.
L'introduzione della radiofrequenza
Negli ultimi anni le nuove tecnologie hanno permesso l’introduzione di apparecchi molto sofisticati la cui massima espressione attuale è rappresentata dal LIGASURE, strumento introdotto sul mercato nel 1998. La sua affidabilità è dimostrata dall’uso in ormai numerosissimi interventi di laparoscopia, specialità che ne ha visto i principali utilizzi.
La tecnologia di cui lo strumento dispone è rappresentata dalla radiofrequenza che permette una combinazione di pressione ed erogazione di energia che insieme provocano la chiusura permanente dei vasi sanguigni a ogni singola applicazione. Questa fusione dei vasi è accertata e garantita sino ad un diametro vasale di 7 mm. Il ciclo di ogni applicazione va da 2 ai 4 secondi.
Per la chirurgia emorroidaria è stato perfezionato e dedicato un apposito strumento, il LIGASURE PRECISION, che unisce la possibilità di sigillare i vasi e contestualmente sezionare i tessuti.
Il grande vantaggio dell’uso di questo strumento è dato dal fatto che esso sviluppa temperature molto inferiori a quelle del bisturi elettrico ovvero al disotto di ottanta gradi e il device è strutturato in modo da essere isolato e quindi evita completamente la diffusione del calore ai tessuti vicini. Il taglio è preciso e durante la manovra di sezione tissutale non vi è sanguinamento
Diversi studi hanno evidenziato sensibili vantaggi in relazione all’uso del bisturi a radiofrequenza (Ligasure) sia in termini di riduzione del dolore che in termini di diminuzione dei tempi di guarigione.
È comunque dimostrato che l’intervento e di conseguenza, la compliance del paziente sono molto “operatore dipendente”.