Trattare le emorroidi: la chirurgia mini invasiva
La Malattia Emorroidaria rappresenta una patologia benigna ma certamente invalidante sia dal punto di vista fisico che psicologico, che interessa oltre il 50% della popolazione al disopra dei 50 anni nei paesi industrializzati.
Colpisce entrambi i sessi e condiziona pesantemente la qualità di vita.
Negli anni sono state proposte terapie molteplici sia mediche che chirurgiche, ciò sta a dimostrare come non esista un vero "gold standard" di trattamento.
Le terapie mediche sono destinate ad avere effetti (quando funzionano) per lo più temporanei e quelle chirurgiche si propongono un intento radicale cioè la guarigione definitiva.
Storicamente già nell' Antica Grecia e poi in Egitto e nell'Impero Romano sono state trovate testimonianze scritte e strumenti per cauterizzare, legare e trattare in qualche modo le emorroidi.
Si pensi che sino all'inizio del terzo millennio gli unici sistemi per trattare chirurgicamente tale patologia erano costituiti dalla asportazione quanto più ampia possibile dei gavoccioli emorroidari secondo diverse tecniche, ma sempre creando ferite in un'area ad altissima innervazione sensitiva con conseguente dolore talvolta difficilmente controllabile per lunghi periodi.
Negli ultimi anni dell XX° secolo è stata introdotta una tecnica che prevede la resezione della mucosa mucoemorroidaria con una suturatrice meccanica ( operazione conosciuta col nome del suo ideatore "INTERVENTO DI LONGO"). Il vantaggio della tecnica è una netta riduzione del dolore post-operatorio e una conseguente più rapida ripresa delle normali attività. Le complicanze possono però essere importanti.
La novità rivoluzionaria del trattamento di questa invalidante patologia è data dall'introduzione della chirurgia MINI-INVASIVA che consente di operare le Emorroidi con ottimi risutati e senza creare ferite di alcun tipo che sono la causa del dolore e delle altre complicanze post-chirurgiche.
Il metodo denominato THD (Transanal Hemorroidal Dearterialization) si basa sulla legatura selettiva dei sei rami terminali della arteria emorroidaria superiore che apportano il sangue ai cuscinetti emorroidari la cui dilatazione eccessiva causa la malattia con le sue comlicanze (dolore, senso di peso, sanguinamento e talvolta il prolasso).
Per eseguire l'intervento viene usata una speciale apparecchiatura collegata con una sonda doppler che consente di individuare ciascuna arteria e legarla selettivamente. Inoltre con lo stesso dispositivo è possibile con una particolare tecnica correggere il prolasso.
L'intero intervento viene eseguito in una zona dove non è presente innervazione sensitiva per cui la procedura risulta indolore.
L'anestesia è di tipo periferico ed il ricovero è generalmente di 24 ore.
La ripresa delle attività è estremamente rapido ed altrettanto il ritorno alla vita normale.
I risultati a distanza appaiono molto soddisfacenti e le complicanze legate a questo tipo di chirurgia sono inferiori a quelle delle altre tecniche proprio in quanto non vengono prodotte ferite di alcun genere.
Si può pertanto concludere che coll'avvento della THD cioè della chirurgia Mini Invasiva la proctologia che è la branca che si occupa di questa delicata patologia, si è arricchita di un'arma preziosa per il trattamento definitivo della Malattia Emorroidaria.