Morire di infezione dopo 55 giorni in struttura di eccellenza?
Premetto che non sono a conoscenza di alcun dato clinico, né che tipo di intervento sia stato effettuato o quanti ne siano stati effettuati sul giovane ricoverato al “Gemelli” di Roma, dopo esser rimasto vittima di un colpo di pistola sparato alle spalle.
Mi ha incuriosito la notizia fornita dai Giornali e TV, secondo i quali il giovane Ciro Esposito, sarebbe morto per una infezione polmonare.
Dalle comunque vaghe e frammentate notizie fornite dalla Stampa, sappiamo che il giovane si stava riprendendo, era vigile e cosciente, aveva parlato con gli inquirenti e i famigliari, aveva riconosciuto chi gli aveva sparato.
Salvo un comunicato diverso, si spera di carattere clinico, rimane ufficialmente come causa del decesso, l’infezione polmonare.
Non mi pare sia stata effettuata l’autopsia ma, se così fosse, sarebbe una decisione grave e inaudita.
Come è possibile che un fatto infettivo, in circa 2 mesi di ricovero ( e non nell’ospedale di Roccacannuccia) non sia stato adeguatamente trattato?
Un germe è facilmente individuabile ed è difficile che, nel caso del povero Ciro, sia in causa un germe resistente ad ogni antibiotico.
E’ difficile pensare che una qualsiasi complicanza non potesse essere diagnosticata e affrontata dai Sanitari del più famoso e rinomato Policlinico italiano.
La possibilità è che solo un evento improvviso, acuto, diagnosticamente imprevedibile come un ictus emorragico da rottura di una malformazione vascolare, non sospettabile per nessun motivo clinico-anamnestico, abbia procurato la morte in cosi breve tempo.
Se fosse vera la morte a seguito della infezione, avrei molti dubbi sulla corretta assistenza fornita al ragazzo.
Se così fosse, ciò riguarderebbe anche l’aspetto giudiziario, poiché la morte non sarebbe dovuta al proiettile che avrebbe comunque prodotto lesioni gravi, gravissime, ma l’autore dell’atto violento non potrebbe essere condannato per omicidio, ma per tentato omicidio.
Spero che si faccia chiarezza, con serena obiettività.