Pectus Excavatum: buongiorno dottore sono affetto da una malformazione del torace

claudioandreetti
Prof. Claudio Andreetti Chirurgo toracico

“Buongiorno dottore sono affetto da una malformazione del torace, può aiutarmi?”

Sono ragazzi tra i 18 e i 25 anni di età che utilizzano questa frase come biglietto da visita. Sono nella maggior parte dei casi ragazzi di bell’aspetto, alti, di corporatura robusta e preparati. O almeno così vogliono far credere, fino al momento di doversi spogliare e sdraiare sul lettino dello studio medico mostrando quello che loro ritengono un difetto enorme da “non dover mostrare”. E quasi tutte le volte la mia risposta è “qual è il tuo problema?”.

La mia non è una presa in giro o una prova alla quale sottoporre il paziente è semplicemente la pura verità: io in questi bei giovani (come direbbe la mia defunta nonna) non trovo nulla di sbagliato. Poi parliamo insieme e capisco che in realtà un problema c’è, anzi più di uno: il primo puramente fisico, ovviamente, il secondo sempre fisico ma meno evidente, nascosto nella loro testa.

Il petto escavato, con incidenza pari a 1 su 300-400 persone, è la più frequente tra le “malformazioni” toraciche.
Ma quando e soprattutto chi decide che si tratta di una malformazione?
Non di certo il medico, almeno la maggior parte delle volte, ma il paziente stesso, che si guarda allo specchio e non ritrova in se quei canoni di bellezza tanto sfoggiati su riviste e in televisione. Insomma ancora una volta siamo vittime di ciò che c’è fuori, intorno e tra di noi?

Tra loro sicuramente c’è chi effettivamente presenta un difetto di grado severo e quindi meritevole di trattamento chirurgico: ma quanti realmente lo sono?
E così inizia una lunga chiacchierata lontano da tutti per capire cosa quella persona seduta davanti a me chiede e vuole veramente: essere come gli altri, essere normale, essere felice e sereno. E su questi ultimi due punti cade la mia attenzione e capisco che forse posso effettivamente fare qualcosa per lui.

Ma nonostante il Dott. Donald Nuss circa 14 anni mise a punto una tecnica correttiva del petto escavato mininvasiva (vedi filmato sottostante), il cammino è lungo, impervio e solo chi vuole può ottenere ciò che chiede.

L’intervento di Nuss è sicuramente meno traumatico e invasivo di una plastica tipo Ravitch, ma i tempi di ripresa dopo l’intervento sono comunque impegnativi e richiedono grande impegno da parte del paziente che giorno dopo giorno deve imparare a convivere, e lo farà per 3 anni, con una barra inserita nel proprio torace.

Molti centri specializzati hanno messo a punto dei piani di allenamento personalizzati basati sull’esercizio fisico e respiratorio, con abbinato uno schema farmacodinamico sull’uso e la somministrazione di analgesici da usare durante il periodo di recupero.

Insomma tutto questo per dire: ma voi quanto veramente non vi piacete?

Guarda il video: pectus exavatum

Data pubblicazione: 09 ottobre 2012

6 commenti

#1
Foto profilo Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Che nostalgia mi hai scatenato perchè mi hai riportato indietro di ben 31 anni, quando giovane chirurgo aiutavo il mio maestro Sarti, allievo del grandissimo Valdoni, e romano pure lui, a correggere queste malformazioni toraciche. E non mi ricordavo neanche più di averci scritto anche degli articoli come primo autore, tra l'altro citati da PubMed. Poi ho cominciato ad occuparmi d'altro.

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7231744

Grazie di cuore e complimenti per il bellissimo post !

#2
Foto profilo Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Dimenticavo di aggiungere che la nostra tecnica di riparazione era molto più aggressiva e spesso si trattava di bambini, perchè ovviamente non conoscevamo ancora la tecnica di Nuss che, se ricordo bene, comincia a diffondersi solo dopo il 1997.

#3
Foto profilo Prof. Claudio Andreetti
Prof. Claudio Andreetti

Ti ringrazio per le tue sentite parole: la tecnica di Nuss, messa a punto a fine 97 inizio 98, è sicuramente meno invasiva della chirurgia open, pur restando una prova importante da affrontare per il paziente. Anche se, citando le parole di un mio caro paziente, "se tu sei motivato ti alzi dal letto il giorno dopo l'intervento, se non lo sei anche dopo 1 settimana". Ovviamente i nostri Fisioterapisti e il programma di riabilitazione messo a punto dal nostro centro aiuta anche i meno sportivi a superare la prova. Un saluto.

#4

Caro Claudio hai sintetizzato molto bene quello che spinge il paziente con un pectus excavatum a rivolgersi al medico e che purtroppo spesso viene sottovalutato: il disagio psichico che deriva dalla presenza di una deformità che tuttavia non sempre è meritevole di essere aggredita chirurgicamente.
Mi occupo di pectus excavatum dal 1990, avendo imparato da mio padre la tecnica originale che nei trattati di chirurgia italiani porta il suo nome, e nel corso di questi anni ho visitato per questo problema moltissimi pazienti anche non giovanissimi: Come amo dire non hanno una patologia che crea problemi al cuore o ai polmoni ma purtroppo al "cervello" portandoli a vivere male come un tarlo il proprio problema e che con la correzione anche a costo di dolori e cicatrici ritrovano se stessi.
Bene hai fatto nel tuo blog a dare risalto a questo aspetto che non è sempre bene compreso dai genitori dei pazienti in particolare giovani adolescenti.
Una nota tecnica: la tecnica di Nuss risale alla fine degli anni 80 ed è stata applicata principalmente nei bambini per le caratteristiche dello scheletro prevalentemente cartilagineo a livello sternocostale. Solo più recentemente l'impiego di questa tecnica anche nei giovani adulti è stata proposta ed attuata. Personalmente ritengo che sia molto importante determinare radiograficamente e clinicamente il grado di "flessibilità" del torace per evitare l'impianto di una barra che esercita una importante pressione e conseguentemente diventa molto dolorosa senza le osteotomie. In questi casi ricorro alla tecnica classica con la barra ad ali di gabbiano per stabilizzare lo sterno dopo le osteotomie.
Complimenti ancora per la tua divulgazione!

Guglielmo Actis Dato

#5
Foto profilo Dr. Paolo Scanagatta
Dr. Paolo Scanagatta

Fantastico Post! Complimenti Claudio!

Molto spesso mi è capitato di visitare pazienti con pretese malformazioni toraciche che alla fine non avevano che delle lievi asimmetrie con associati dei disagi psicologici sicuramente più importanti del difetto fisico.

Ti ringrazio per aver sottolineato nel tuo blog questo problema, sicuramente molto importante.

#6
Foto profilo Prof. Claudio Andreetti
Prof. Claudio Andreetti

Grazie Paolo, il disagio interiore che può creare il non accettarsi fisicamente rappresenta un problema enorme per il paziente, e il medico deve aiutarlo e assisterlo nella scelta della soluzione migliore che non sempre è quella del bisturi. Problema vivo soprattutto tra i minorenni dove lo stato psicofisico negativo viene dal figlio trasmesso al genitore che di solito lo amplifica. Un saluto e grazie ancora.

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