Meno asportazioni del retto per i tumori in stadio iniziale
Da anni un illustre chirurgo italiano, il Professor Emanuele Lezoche e la sua scuola si occupano di escissione locale dei tumori maligni del retto.
La terapia tradizionale del tumore del retto prevede infatti l’asportazione del tratto di retto interessato per via addominale, prima solo laparotomica ed oggi laparoscopica o robotica a volte associata a radio e chemioterapia. Si tratta di un intervento complesso gravato da complicanze e sequele in un numero non trascurabile di casi, tuttavia sempre accettate e considerate il prezzo da pagare per una buona prognosi oncologica e quindi sopravvivenza del paziente.
Già da tempo grazie alle ricerche del Professor Lezoche e di altri colleghi, è noto che i cosiddetti tumori T1, ovvero le forme iniziali, possono essere trattati con una asportazione transanale sicuramente gravata da minori sequele senza peggiorare prognosi oncologica.
In un recente lavoro pubblicato sul British Journal of Surgery, tra le più prestigiose pubblicazioni mondiali in campo chirurgico, il Professor Lezoche si è spinto oltre e ha stabilito una pietra miliare in questo campo.
Nello studio randomizzato infatti sono stati studiati 100 pazienti affetti da tumore T2, ovvero un poco piu’ avanzato localmente rispetto al T1, senza metastasi ai linfonodi o a distanza, ben differenziati istologicamente,più piccoli di 3 centimetri e a non piu’ di 6 cm dall’ano.
Dopo aver eseguito chemio e radioterapia in tutti i pazienti, in 50 è stato eseguito l’intervento chirurgico radicale per via laparoscopica ed in 50 l’asportazione attraverso l’ano del tumore e del tessuto circostante compreso il grasso attorno al retto.
I risultati hanno dimostrato una sopravvivenza libera da malattia identica nei due gruppi a dieci anni di distanza ed identiche recidive ovvero riprese di malattie localmente o a distanza.
L’intervento per via transanale ha inoltre dimostrato minore necessità di stomie temporanee o definitive, minor durata di intervento, minori perdite ematiche e necessità di trasfusioni, minore necessità di analgesici e minore degenza, il tutto con significatività statistica.
Resta fondamentale una gestione multidisciplinare di questi pazienti, una accurata selezione dei casi idonei ad essere trattati ed una corretta esecuzione tecnica degli interventi.
Questi risultati sono stupefacenti e danno l’impressione di rivivere dopo tanti anni quello che il Professor Umberto Veronesi aveva fatto per i tumori della mammella dando il via alla chirurgia conservativa oggi praticata in tutto il mondo.
BJS, 2012,99 : 1211-1218