Ecografia polmonare: un metodo innovativo complementare alla radiografia
Con l’ecografia polmonare nuove opportunità diagnostiche.
Avete mai sentito parlare di ecografia polmomare?
Vi sembra un’idea assurda?
Il contenuto aereo del polmone dà origine a degli artefatti, ma... se fosse possibile imparare ad interpretarli?
E se questi si rilevassero così caratteristici e riproducibili da permettere di identificarla con relativa facilità?
Se proverete a dare un’occhiata alla letteratura esistente, vi renderete conto del fatto che non è stato scritto molto al riguardo, infatti si tratta di un campo ancora relativamente inesplorato. Per questo, forse, ancor più affascinante. L’ecografia polmonare è un metodo innovativo che, allo stato attuale, non può ancora sostituire la radiologia tradizionale, ma ne diviene un complemento molto utile.
Un valore aggiunto è costituito dalla possibilità di eseguire un primo e rapido inquadramento bedside (al letto del paziente... in ambulatorio!).
L’esame bedside si rivela particolarmente versatile anche in ambito pediatrico. L’impiego degli ultrasuoni nello studio del polmone permette di orientare una prima diagnosi verso una localizzazione broncopneumonica, uno pneumotorace e/o quadri di atelettasia.
In caso di versamenti pleurici la metodica appare decisamente più sensibile e più agevole rispetto all’impiego della tradizionale radiografia del torace.
Il limite sostanziale della metodica ecografica è di non permettere di individuare processi patologici, che non raggiungono e/o non coinvolgono la parete del torace. Anche se nuovi studi stanno dimostrando che in realtà tutto il polmone è analizzabile quando patologico (http://dx.doi.org/10.1136/bmjresp-2018-000354).
Quindi?
Il bilancio complessivo degli impiego degli ultrasuoni nella diagnostica della patologia polmonare appare decisamente positivo, in quanto ha consentito una significativa riduzione dell’impiego della radiografia.
Questo risultato lusinghiero appare di particolare significato etico in una specialità come la Pediatria.
La patologia polmonare acuta rappresenta una sfida quotidiana per il Radiologo o io medico d’Urgenza, al quale è richiesto di porre una diagnosi sulla base di una radiografia del torace, eseguita spesso in condizioni tecniche precarie.
La Tomografia Computerizzata (TC), pur essendo uno strumento decisivo per ovviare alla scarsa accuratezza della radiografia del torace, non sempre è eseguibile in pazienti non o poco collaboranti e soprattutto espone ad una dose di radiazioni ionizzanti.
Recentemente l’impiego dell’ecografia toracica per lo studio della patologia acuta sta diventando sempre più diffuso.
Nel neonato, come nell’adulto, sono visibili gli strati superficiali rappresentati dal tessuto sottocutaneo e dai muscoli, le coste, che ha alla scansione longitudinale appaiono come strutture curvilinee associate ad un cono d’ombra posteriore e la pleura, visibile come una linea iperecogena regolare, che si muove consensualmente all’attività respiratoria.
Oltre l’interfaccia pleura-polmone, la presenza dell’aria non permette la visualizzazione del parenchima, ma la grande differenza di impedenza acustica produce degli artefatti utili e dirimenti.
Va sottolineato che l’ecografia come metodica presenta molti ed indiscussi vantaggi: la semplicità di esecuzione, la non invasività, la relativa economicità, oltre al fatto, non secondario, di permettere, rispetto alle radiografie, una migliore visualizzazione dell’interstizio.
Alla luce di questo... non pensate che varrebbe la pena di parlarne, e approfondire?
Il basso costo, la disponibilità, la rapidità di esecuzione, la ripetibilità, oltre ovvie ragioni radio-protezionistiche, impongono un maggiore interesse per l’ecografia toracica in campo pediatrico. L’ecografia toracica è utile per chiarire la natura e la pertinenza anatomica di reperti radiografici dubbi, permettendo di distinguere tra focolai flogistici, atelettasie i versamenti pleurici.
Nei pazienti affetti da fibrosi cistica può permettere di svelare eventuali complicanze, tra cui il pneumotorace, inoltre è anche più sensibile del radiogramma nell’identificare fratture costali, sternali e della clavicola.
Vi sembra poco?
Riferimenti: