Amputata la mano trapiantata 13 anni fa

mmilano
Dr. Michele Milano Ortopedico, Chirurgo della mano

Tredici anni fa, il 17 Ottobre 2000,  veniva eseguito in Italia un intervento pioneristico: si effettuava il primo trapianto di mano da cadavere. I protagonisti di tale intervento furono il dr. Lanzetta, chirurgo della mano, ed il signor W. Visigalli, all'epoca trentacinquenne, che aveva subito un'amputazione della mano per incidente all'età di 20 anni. 

A distanza di 13 anni, in seguito a crisi di rigetto importanti, associate forte dolore e rischio di setticemia,  W. Visigalli è stato sottoposto ad un intervento di amputazione della mano trapiantata.

 Un insuccesso quindi? No... piuttosto la normale evoluzione di un trapianto particolarmente difficile da gestire dal punto di vista immunitario. La variabilità genetica che contraddistingue una struttura politissutale come la mano costringe il paziente a una terapia con immunosoppressori particolarmente pesante da effettuare per il resto della vita. Allorquando tali farmaci non sono più efficaci si ha una reazione di rigetto, come nel caso del signor Visigalli, che ha portato alla estrema decisione di amputare la mano. 

Contrariamente a quanto avvenuto in altri casi il signor Visigalli aveva invece ben superato la difficoltà psicologica di accettare qualcosa di diverso da sè ed imparare a farne uso.

Per Visigalli si prospetta comunque l'impianto di una protesi biomeccanica che consentirà comunque un discreto recupero della funzionalità.

 

http://www.lastampa.it/2013/06/28/multimedia/italia/trapianto-della-mano-i-dettagli-dallo-specialista-JX8I0alDp2c1jPgC30hZnN/pagina.html

 

 

Data pubblicazione: 02 luglio 2013

13 commenti

#1
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Ex utente

In bocca al lupo Sigror Visigalli...Complimenti per la sua grinta e determinazione a cambiare "vita" così in poco tempo.
Auguri

#2

Il trapianto di arti, allo stato attuale delle metodiche e tecniche chirurgiche, è da considerarsi del tutto inutile.
Tecnicamente l'intervento non presenta particolari difficoltà tecniche (se non una grande pazienza e,ovviamente esperienza e abilità, per le ore necessarie a portarlo a termine, almeno 6-8 ore o più)
L'insuccesso , oltre ai problemi inerenti l'immunosoppressione i cui effetti collaterali non giustificano, a mio parere, il loro uso per il trapianto di un arto, è attribuibile alla impossibilità della ripresa della trasmissione nervosa nei monconi pur perfettamente suturati.
Al giorno d'oggi esistono delle protesi che consentono di "surrogare" gli arti amputati in modo molto migliore, come dimostrato dall'atleta sud africano di cui ora mi sfugge il nome.
Inoltre il trapianto di mano o per es dell'intero arto superiore o di un arto inferiore (tecnicamente questi ultimi molto più complessi), non preserva dal dolore e dal cosiddetto "arto fantasma", condizione comune negli amputati.

La Medicina ha ovviamente bisogno di ricerca, di conferme e di smentite, ma nel caso dei trapianti di arti ritengo che i casi finora trattati abbiano abbondantemente dato conferma del fallimento di un tale trattamento.
Gli effetti collaterali dell'immunosopressione sarebbero tollerabili se si riuscisse a ripristinare la funzione motoria della mano, al pari degli organi trapiantati, allorchè un cuore riprende a battere, un polmone a respirare, un fegato o un rene a funzionare.
Deprimere per tutta la vita il sistema immunitario con tutto quel che ne consegue, per avere una mano come se fosse di legno, non mi pare un gran successo.
Il dr. Lanzetta ha avuto il merito di averci provato, ma ha capito, spero, che non sia opportuno riprovarci.

#5
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Dr. Michele Milano

Non sarei così categorico sull'inutilità di un intervento del genere. Sicuramente bisogna valutare bene i vantaggi e gli svantaggi. Occorre certo molto coraggio sia nel subirlo che nel realizzarlo.
Mi unisco all'augurio del primo commento.

#6

Io faccio gli auguri sia al paziente affinchè una buona protesi lo possa aiutare meglio del trapianto sia al dr. Lanzetta affinchè prosegua nella ricerca che,ovviamente, non va limitata alla sola tecnica chirurgica, il cui fallimento è oggettivo,soprattutto se paragonato ai trapianti d'organo.

#7
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Prof. Alessandro Caruso

Complimenti al Dott. Michele Milano, esperto e autorevole chirurgo della mano, per il suo articolo propostoci.
Certo, nessuna pregiudiziale sui trapianti della mano.
Ma come non concordare con quanto scrive sapentemente il Dott. Giovanni Migliaccio!
Quanto ci hanno fatto illudere gli immunologi al riguardo !!!
Ma ancora per gli organi e strutture di movimento volontario, nel campo dei trapianti, la Scienza medica deve " rimboccarsi le maniche ", come si suo dire.

#8

Nessun pregiudizio, caro professor Caruso. Verso la Scienza di ogni disciplina non se ne dovrebbe mai avere.
La ricerca scientifica non deve avere limiti, solo dei confini che, per etica e moralità, il ricercatore non deve oltrepassare.
Anni fa un neurochirurgo studiò la possibilità di trapiantare il cervello. Non ci riusci mai, se non creando (negli animali) dei mostri inutili, trapiantando l'intera testa di un macaco sul tronco di un altro macaco.
Al di là delle impossibilità tecniche, nel caso del cervello si invertirebbe funzionalmente, con tutte le problematiche che ne deriverebbero, il "rapporto" donatore/ricevente, facendo cioè sopravvivere il donatore e non il ricevente, ovvero sopravviverebbe il donatore con il corpo del ricevente.
La strada, ossia la ricerca sul trapianto dell'encefalo fu giustamente abbandonata.

Un caro saluto a tutti

#9
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Prof. Alessandro Caruso

Certamente caro Dott. Migliaccio, siamo in perfetta sintonia, e certamente nessuno ha, credo, pregiudizi verso qualsiasi progresso della scienza medica, come un trapianto di mano, di piede o di segmenti di arti ove non vi è alcun minimo deterrente di carattere etico o psicologico.
Certamente anche il Dott. Milano, di cui conosco bene gli alti valori morali e professionali, sarà senz'altro d'accordo con noi.
Un caro saluti a voi tutti

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