Le statine: benefici su anziani ed effetti collaterali
Parliamo di una classe di farmaci indispensabili ai pazienti che hanno avuto, nel corso della loro vita, un problema cardiaco di tipo ischemico (infarto, angina ecc.): le statine.
Una ricerca su statine e popolazione anziana
Una ricerca medico-scientifica arriva dagli Stati Uniti con uno studio guidato dalla Dott.ssa Fatima Rodriguez e dalla sua equipe presso la Stanford University della California.
La ricerca si basa sulle linee guida americane sull’ipercolesterolemia del 2013, nelle quali viene raccomandata la terapia statinica intensiva per la prevenzione secondaria nei pazienti con malattie cardiovascolari arteriosclerotiche (infarto, aterosclerosi delle coronarie o delle carotidi, ecc.). Viene però fatta una distinzione: è, infatti, emerso che più l’età avanza (in particolare dopo i 75 anni di età), più le statine dovrebbero essere assunte con cautela. Tuttavia questa scelta è stata posta in essere dal momento che non vi sarebbero ancora dati sufficienti sull’effettivo beneficio che produrrebbero le statine ad alte dosi anche nella terza età.
Quando assumere farmaci a base di statine
Ben vengano studi di questo tipo, siano essi osservazionali (cioè basati sulle evidenze attuali), retrospettivi (basati sull’analisi di studi già conclusi) o prospettici (basati su proiezioni future di studi attualmente in corso).
Tipi di statine
Resta, però, l’estrema variabilità della terapia statinica da paziente a paziente: non si tratta solo dei dosaggi impiegati, ma anche della varietà delle statine. Rientrano, infatti, in questa categoria la simvastatina, la madre di tutte, e le più recenti rosuvastatina e atorvastatina, passando per la lovastatina, la pravastatina e le quasi sconosciute fluvastatina e cerivastatina.
L’atorvastatina e la rosuvastatina, oltre a essere le ultime scoperte (ma si parla di decenni in ogni caso) sono quelle più utilizzate dai cardiologi per la loro rapidità d’azione sulle placche aterosclerotiche e perché raccomandate nella terapia di aggressione e di mantenimento della cardiopatia ischemica, ovvero nella fase acuta, post acuta e cronica di un infarto (aiutano l’acido acetilsalicilico e gli altri aggreganti a ridurre l’ulcerazione delle placche atrosclerotiche).
La simvastatina trova maggior impiego nei pazienti anziani e in coloro che presentano livelli bassi di rischio cardiovascolare e che hanno come unico fine quello di ridurre il colesterolo.
Effetti collaterali delle statine
Le statine rappresentano, senza ombra di dubbio, un valido supporto capace di contribuire energicamente alla mortalità e disabilità nelle malattie cardiovascolari a genesi arteriosclerotica. Questi farmaci, soprattutto i più antichi, non sono esenti da effetti collaterali: il più frequente è costituito da dolori muscolari agli arti inferiori, spesso accompagnati dall’elevazione dell’enzima creatin-fosfo-chinasi totale (CPK) agli esami ematochimici (ciò rende necessario il passaggio ad altra statina e, in alcuni casi, alla sospensione forzata della terapia).
Fate attenzione a chi vuole “vendervi” prodotti fatti passare come completamente naturali, cosiddetti “statino-simili”: infatti non esistono statine naturali. Non di rado mi capita, infatti, di osservare in pazienti che assumono questi “integratori” e che mi segnalano gli stessi effetti collaterali descritti sopra: questo è reso possibile per l’azione di una particolare molecola, chiamata Monacolina K che nel metabolismo epatico, subisce una biotrasformazione a Lovastatina, una delle statine prima elencate. Ecco quindi spiegati i sintomi simili all’assunzione dei farmaci di “ruolo”.
Statine e colesterolo
Sono comunque ben accetti questi prodotti nei pazienti con una colesterolemia totale appena al di fuori dei limiti consentiti (che sono stabiliti a 200 mg/dl per la colesterolemia totale): essi contengono riso rosso fermentato e vitamine che svolgono l’ottima funzione di anti-ossidante per l’endotelio vascolare.
Si sconsiglia però vivamente l’uso a chi è intollerante alle statine perché l’effetto collaterale più grave, spesso fatale, è la rabdomiolisi.
Fonte: JAMA Cardiol online 2016