La Morte Improvvisa negli atleti: Italia all'avanguardia nella prevenzione

m.rillo
Dr. Mariano Rillo Cardiologo, Cardiologo interventista

Morosini, Bovolenta, Dale Oen... .. nomi che continuano a ricordarci drammatici eventi e polemiche relative.

Forse però non tutti sanno che l’Italia è, tra i paesi occidentali e con poche altre nazioni, all’avanguardia nella prevenzione della morte improvvisa (MI), con un 90% di riduzione negli atleti sottoposti a screening adeguato. Questo è quanto sostenuto da Alessandro Biffi, dell’ Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del CONI di Roma e Past-President della Società Italiana di Cardiologia dello Sport, riportando e comparando dati vecchi e nuovi della letteratura sull’argomento.

Ma qual è il reale rischio di MI in un atleta e ancora l’attività sportiva è di per sé causa di una mortalità aumentata in questi soggetti?
E ancora: può esistere uno screening in grado di salvare tutti gli atleti a rischio di arresto cardiaco?

La storia recente ci insegna, per rispondere a quest’ultimo quesito, che questo non è possibile per svariati motivi... alcune malattie cardiache, come la cardiopatia ischemica, le anomalie congenite delle coronarie, come anche la Sindrome di Brugada etc. possono non determinare sempre alterazioni dell’ECG... così come un arresto cardiaco per un violento trauma al torace (cosiddetto commotio cordis) non può essere prevenuto da qualsivoglia screening e va considerato una “fatalità”... infine non sempre gli atleti, per paure di ripercussioni negative sulla loro attività, riferiscono sintomi e talora, addirittura, li nascondono non riferendoli.

Per quanto riguarda il rischio reale di MI negli atleti agonisti non è ancora stato definito con certezza.

Biffi sostiene che gli studi più datati probabilmente hanno sottovalutato il problema. Nel Minnesota (USA), ad esempio, la percentuale di mortalità è stata molto bassa (0.5 per 100.000/anno di atleti delle scuole superiori).

Più di recente è stato effettuato uno studio in Veneto (Corrado et al.) che ha invece segnalato un’incidenza di morte improvvisa di 2.3 per 100.000 atleti/anno, con un rapporto di 10:1 per il sesso maschile, dovuto più probabilmente a una maggiore espressione maschile di malattie cardiache a rischio di arresto cardiaco per aritmie (come nel caso della cardiopatia aritmogena del ventricolo destro e di altre cardiomiopatie, delle anomalie congenite delle coronarie e delle malattie dei canali ionici o canalopatie, quali la sindrome del QT lungo, la Sindrome di Brugada e la tachicardia ventricolare catecolaminergica).

Di conseguenza, continua Biffi, “l’attività sportiva non era “per sé” una causa della mortalità aumentata: piuttosto, ha agito come “trigger” per l’induzione di aritmie letali su un substrato miocardico preesistente”.

Un altro aspetto importante è legato alle modalità di screening. Negli USA è stato dimostrato, analizzando dati riguardanti atleti dei College deceduti per MI, che l’utilizzo della sola storia clinica e della visita cardiologica aveva permesso di diagnosticare una cardiopatia solo nel 3% dei casi e comunque meno dell’1% avevano ricevuto una diagnosi corretta. L’aggiunta dell’ECG ha il potenziale di aumentare enormemente la sensibilità dello screening, arrivando a rilevare, per esempio, fino al 95% di anomalie ECG nei pazienti con cardiomiopatia ipertrofica.

Per concludere, indipendentemente da numeri e studi, quello che mi sembra particolarmente importante è sottolineare alcuni aspetti della questio:

1) L’Italia non è seconda a nessuno per quanto riguarda adeguate modalità di screening in ambito sportivo agonista ai fini della prevenzione della MI (prevenzione primaria, ossia prima che un evento si verifichi)

2) Qualunque screening, anche il più approfondito, non è in grado sempre di prevenire la MI

3) Sia la prima e soprattutto quest’ultima affermazione impongono un’adeguata organizzazione in termini di intervento in caso di eventi, attraverso una defibrillazione precoce sui campi di gara (prevenzione secondaria della MI da sport, ossia durante e dopo l’evento)

4) L’attività sportiva di “per sé” non è causa di aumento della mortalità, ma può favorirla in soggetti predisposti agendo come “trigger” per l’induzione di aritmie letali su un substrato miocardico preesistente.

Guarda il video: Morte improvvisa: 5 cose da sapere

 

Fonte:

Cardiolink Scientific News
Rhythm Square by AIAC
17/10/2012
redazione@cardiolink.it

 

Data pubblicazione: 18 ottobre 2012 Ultimo aggiornamento: 08 febbraio 2016

17 commenti

#1
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Dr. Maurizio Cecchini

Il problema in Italia e' che il decreto legge pubblicato sulla GU n* 129 del 6.6.2011 e' stato completamente disatteso. I defibrillatori sui campi di calcio, palestre, cinema teatri, ristoranti, piscine....non ci sono.
E nessuno fa rispettare la legge.
Saremo anche bravi nella prevenzioni, ma siamo molto incoscienti nella non applicazione delle leggi

#2
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Dr. Mariano Rillo

Il problema che rimane aperto è proprio questo: quello della prevenzione secondaria. Per onestà credo che vada riconosciuta (e ci è riconosciuta a livello internazionale)l’importanza dell’opera culturale e formativa che è stata svolta in Italia dalla Società Italiana di Cardiologia dello Sport e dalla Federazione Medico Sportiva Italiana. Entrambe hanno contribuito non poco alla stesura delle linee guida del COCIS, il documento che rappresenta le principali società cardiologiche italiane e che stabilisce i criteri per l'idoneità allo sport agonistico (oggi siamo alla sua 4° edizione e 20 anni di storia). Il valore delle linee guida del COCIS è assoluto ed è di tutela della salute e di programmazione economico-sanitaria, ma è attribuibile solo alla prevenzione primaria (un tempo svolta, in modi tralaltro quanto mai contestabili, dalla visita di leva e dalla medicina scolastica). Ovviamente quando non è possibile porre un veto all'attività agonistica prima che un evento aritmico si verifichi, l'unico modo è la prevenzione secondaria, attuabile solo rispettando la legge del 6.6.2011. Forse però se questa non è ancora rispettata a sufficienza è anche colpa dei tempi che viviamo, se negli ospedali mancano le risorse anche per l'assistenza di base (soprattutto nelle realtà sanitarie del meridione)....ma questo è un altro libro

#3
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Dr. Maurizio Cecchini

A parte la prevenzione primaria (screeening etc,) va sempre tenuto conto che sono possibili morti improvvise aritmiche per cause contingenti e non rilevabili allo screening 8si pensi alle miocarditi, agli squilibri elettrolitici).
Ecco perche' e' fondamentale che la legge sui DAE debba essere rispettata e che questi siamno presenti, come prevede la Legge, in ogni luogo dove si pratichi attivita' sportiva. Un caro saluto

#4
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Dr. Mariano Rillo

Ma su questo non c'è dubbio alcuno. Se anche una sola vita fosse salvata dall'intervento di un defibrillatore (e sappiamo bene invece che per fortuna sono tante le vite salvate in questi casi) questo già basterebbe a ripagarci di quanto occorrerebbe spendere perchè questo fosse possibile.....la vita umana non ha prezzo.
Un caro saluto anche a te

#5
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Utente 136XXX

Non è anche il caso di fare chiarezza sul fattore doping?

#6
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Dr. Mariano Rillo

Per l'Utente 13615 del 19/10/2012
Mi scuso innanzitutto per il ritardo della mia risposta. Ritengo sia utile capire quale correlazione possa esistere tra il problema che lei pone e la morte improvvisa negli atleti. Devo dirle che occorre effettuare un distinguo tra doping del passato e quello attuale. Il doping sportivo del passato ha fatto ricorso a sostanze psicostimolanti come le anfetamine (le stesse usate dai tossicodipendenti, per intenderci), ma oggi e per fortuna l’uso di queste sostanze è pressocchè scomparso tra gli atleti. Se ci sia poi una correlazione tra il doping attuale e la morte improvvisa, posso dirle che non mi risulta che in letteratura ci sia alcuna segnalazione che metta in correlazione il doping con la morte improvvisa da cause cardiache. Ovviamente con questo non si vuole sminuire l’entità del problema doping nello sport, ma semplicemente che la morte improvvisa ha cause differenti e il doping, così come la stessa attività sportiva (e il problema riguarda ovviamente tutte le discipline dello sport e ancor più quelle ad intensa attività fisica) possono agire come fattori facilitanti solo in soggetti predisposti che presentano le alterazioni strutturali o funzionali che ho descritto.
Cordiali saluti

#7
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Utente 390XXX

Il dato statistico sembrerebbe piuttosto incoraggiante, se veramente confermato e seppur anche un solo decesso su un miliardo è comunque una disgrazia. Ma, a tal proposito, mi chiedo: perché quasi ogni giorno leggo notizie di atleti, professionisti e dilettanti, morti per patologie cardiache?

E ancora: non sono così tanto d'accordo sul fatto che in Italia siamo tra i migliori. O meglio, se siamo tra i migliori, non oso immaginare i peggiori. Mi spiego meglio: io ho fatto sport agonistico sia a livello dilettantistico che a livello professionistico. Quando ero ancora un dilettante, la semplice visita che facevo era il semplice test da sforzo su cyclette della durata di pochi minuti e un ecg a riposo, oltre la raccolta della mia anamnesi. E questo quando ero fortunato, perché c'erano anni in cui, per mancanza di fondi, il certificato agonistico neanche lo facevamo. Quando passai al professionismo, l'unico esame in più che facevamo, pur facendoli ogni anno, erano gli esami del sangue e ecocardio. Ora, mi sono sempre chiesto: considerato che le cause di MI negli atleti sono più o meno sempre quelle (cardiomiopatie aritmogene e dilatative In primis) non sarebbe più corretto inserire un test genetico e una risonanza magnetica cardiaca che rende la diagnosi nettamente più attendibile? Capisco che i costi aumenterebbero notevolmente, ma come ha giustamente detto lei, la vita umana non ha prezzo. Per quanto riguarda i problemi elettrolitici, miocarditi, basterebbe anche un semplice prelievo ematico e ecg magari fatto più di una volta l'anno per chiarire ogni dubbio. Cordiali saluti.

#8
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Dr. Mariano Rillo

Capisco il suo punto di vista, ma è quello non medico e le assicuro che non è così semplice come crede diagnosticare in maniera "preventiva" un problema cardiaco potenzialmente responsabile di morte improvvisa; chiaramente non mi riferisco a cardiomiopatie facilmente identificabili con un semplice ECOcardiogramma (e non necessariamente con la RMN), indagine che a mio giudizio dovrebbe essere eseguitaa"a tappeto" negli sportivi, ma a problemi di canalopatie, dove anche la stratificazione genetica può non essere di aiuto. Anche se le può sembrare non vero, i dati che ho riportato non sono quelli "della serva", ma sono dati validati e scientificamente accettati...come ho fatto presente va nettamente distinto il problema della profilassi primaria, da quella secondaria....può per questo rileggere attentamente quanto già detto (per non esser ripetitivo) e comprenderà la differenza sostanziale....Occorre maggiore prevenzione mediante interventi appropriati nel momento in cui il problema si presenta e quindi una maggiore presenza di defibrillatori automatici

#9
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Utente 390XXX

Mi scusi dottore, non volevo contraddire ciò che lei affermava. Volevo semplicemente dire che 1 su 100.000 è un numero piuttosto basso che non riesco a collegare con tutte le morti improvvise nello sport, che mi sembrano meno rare di quello che si dice. I casi di Morosini e Bovolenta sono quelli più a impatto mediatico, ma nelle serie minori ve ne sono tanti altri di cui non si parla mai e che spesso si sentono. Per questo facevo l'appunto circa il dato, non per smentire ma per avere un chiarimento. Cordiali saluti.

#10
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Dr. Mariano Rillo

Si, si, certo, avevo compreso il senso del suo intervento e lungi da me pensare che volesse contraddirmi...
ma il dato di 1/100.000 decessi dove l'ha preso ??? Non ce n'è chiaramente menzione nella mia comunicazione. I dati ufficiali riportano che, fino a qualche anno fà, gli arresti cardiaci secondari ad aritmie gravi sono stati responsabili di 50.000 decessi all’anno solo in Italia (si parla ovviamente della mortalità aritmica totale e non solo negli sportivi, che comunque è decisamente più bassa rispetto ad altre categorie di pazienti).

#11
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Utente 390XXX

"più di recente è stato effettuato uno studio in Veneto (Corrado et al.) che ha invece segnalato un’incidenza di morte improvvisa di 2.3 per 100.000 atleti/anno"

Pensavo volesse dire questo. Ad ogni modo, ha senso parlare di MI per chi soffre di patologie cardiache? Improvvisa dovrebbe riferirsi a persone apparentemente sane, non chi ha cardiopatie diagnosticate. Almeno credo. Lei che ne pensa? Molte grazie.

#12
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Dr. Mariano Rillo

Mi scuso per il ritardo della risposta dovuto a un problema di comunicazione telematica....
No, guardi, per morte improvvisa s'intende una morte aritmica che può verificarsi tanto in soggetti sani (più rara), quanto in soggetti cardiopatici, che sanno o meno di esserlo (più frequente)....
Per incidenza di 2.3 per 100.000 atleti/anno s'intende poi la proporzione di "nuovi eventi" che si verificano in una popolazione in un dato lasso di tempo...
L'incidenza misura cioè il numero di nuovi casi nel periodo di tempo ed individua il rischio (cioè la probabilità) che ha un animale di contrarre la malattia in quel periodo di tempo. E' quindi una misura dinamica e costituisce un vero «tasso».
L'incidenza non và confusa con la prevalenza, che misura la proporzione di individui di una popolazione che, in un dato momento, presentano la malattia.
Poiché il fattore «tempo» non è importante nel calcolo della prevalenza, questa misura è di tipo statico e quindi non è un «tasso» ma invece è una «proporzione».
Quindi come può comprendere è ben diverso da quanto lei aveva compreso.
Saluti

#13
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Utente 390XXX

Dottore mi scusi, non vorrei dilungarmi in altre argomentazioni e farle perdere tempo. La cosa che mi preme sapere è: lei, da specialista, quanto considera raro tale evento in un soggetto giovane apparentemente sano? E per apparentemente sano non intendo uno che non presenta sintomi, ma uno che ha eseguito molti accertamenti. La ringrazio moltissimo

#14
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Utente 392XXX

Interagisco dicendo come la morte improvvisa sembra debba essere presa come un evento possibile in chiunque, anche nei soggetti dichiarati sani. Siamo in una lotteria o si può in qualche modo escluderla? intanto che arriva la risposta spero di non morire improvvisamente in casa :)

#15
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Buongiorno Dr. Mariano Rillo, per prima cosa ringrazio Sinceramente i Medici di questo Forum perché mi è stato consentito di indicare quello che penso di aver capito svolgendo una ricerca sulle cause delle malattie degenerative.
A questo proposito ringrazio in anticipo anche Lei Dr. Rillo, per aver pubblicato un'articolo che riguarda la morte improvvisa di alcuni sportivi professionisti o dilettanti.
Se avrò anche il suo consenso Dr. Rillo, vorrei indicare il mio parere riguardo agli Infarti al Miocardio imprevisti e imprevedibili, cioè quegli Infarti che si verificano in alcune Persone nei quali non si riscontravano precedentemente fattori di rischio Cardiovascolari.
Cerco di descriverle subito quello che penso di aver capito.
Specialmente quando svolgiamo un'attività fisica intensa in alcune Persone la respirazione può essere transitoriamente insufficiente, per meglio dire, a causa della intensa fatica possono ridursi gli Atti Respiratori, causandosi in questo modo le ripetute Desaturazioni di ossigeno, le quali indicano soprattutto la diminuzione più o meno consistente dei livelli dell'ossigeno disciolto paramagnetico nel sangue, la cui pressione parziale e quantità è indicata dalla pO2 arteriosa.
Dr. Mariano Rillo, è importante una Sua riflessione su questa realtà non ancora considerata dalla Fisiologia Medica: sappiamo che nel sangue sono presenti due forme di ossigeno, vi è l'ossigeno che si lega chimicamente all'emoglobina formando ossiemoglobina, e quest'ossigeno, necessario per l'ossigenazione cellulare, è presente in grande quantità, circa il 97-98% del totale dell'ossigenazione, quindi una eventuale carenza transitoria di ossiemoglobina non causa danni al Cuore o agli altri organi del corpo.
Poi nel sangue c'è anche l'ossigeno disciolto, presente in minima quantità, circa il 2% del totale, quindi una sua eventuale carenza può verificarsi frequentemente, specialmente quando le Persone svolgono una attività fisica intensa, praticando la quale, a causa della fatica possono ridursi gli Atti Respiratori, perché soggettivamente gli sportivi o anche chi pratica lavori faticosi, possono compiere le attività fisiche intense con frequenti apnee, causandosi le ripetute desaturazioni di ossigeno.
Dr. Rillo, l'ossigeno disciolto ha una caratteristica non ancora studiata dalle Scienze Chimica, Fisica, o Medica, infatti l'O2 è PARAMAGNETICO, e non è utilizzato per la ossigenazione cellulare, a questo scopo c'è l'ossiemoglobina, ma l'O2, proprio perché paramagnetico genera e irradia nel sangue l'energia elettrochimica, la quale è INDISPENSABILE, insieme all'attività elettrolitica (ioni sodio potassio) l'idrogeno, anch'esso presente in minima quantità nel sangue, e le membrane cellulari polarizzate, per consentire la generazione dei potenziali d'azione, cioè, quei potenziali elettrici di membrana i quali determinano tutte le attività Cerebrali, Cardiache, e Muscolari, l'O2 paramagnetico inoltre, irradia nel sangue l'energia elettrochimica per le cellule di tutti gli altri organi del corpo.
Si può capre che, quando le Persone, svolgendo un'attività fisica intensa, compiono gli sforzi fisico-motori con frequenti e ripetute apnee, si causano principalmente la riduzione dell'ossigeno disciolto paramagnetico, riducendosi in questo modo anche l'energia elettrochimica irradiata nel sangue, PROVOCANDO LA DISATTIVAZIONE delle membrane cellulari delle Cellule del Cuore, nelle quali, non riscontrandosi l'attività bioelettrica, non possono più azionare il Muscolo Cardiaco, causando conseguentemente l'Infarto al Miocardio.
Dr. Mariano Rillo, sarei davvero lieto di un Suo eventuale e molto apprezzato Studio-Riflessione, su quella che ho cercato di descrivere la quale penso sia la causa degli Infarti al Miocardio imprevedibili e imprevisti.
I Migliori Saluti
Pino Fronzi



#16
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http://www.repubblica.it/online/cronaca/sinopoli/sinopoli/sinopoli.html

Buongiorno Dottor Mariano Rillo, vorrei essere più preciso nel descrivere quello che penso di aver capito riguardo agli Infarti del Miocardio che si verificano in assenza di precedenti fattori di rischio Cardiovascolare.
Per essere maggiormente descrittivo ho pensato di indicare l'infarto che ha subito il Maestro Giuseppe Sinopoli, il quale, mentre dirigeva l'orchestra, è improvvisamente svenuto a causa dell'arresto cardiaco, in seguito non è stato possibile intervenire per rimediare all'infarto e il Maestro è morto senza rianimarsi.
Qual'è stata la causa della morte imprevista e improvvisa del Maestro Sinopoli?
Sono più che certo che Giuseppe Sinopoli dirigeva l'orchestra con prolungate apnee, causandosi in questo modo la rischiosa carenza dell'ossigeno disciolto paramagnetico nel sangue, a causa della diminuzione del quale si è ridotta consistentemente l'energia elettrochimica necessaria per consentire l'attività bioelettrica delle cellule del Cuore.
Quindi, la carenza dell'ossigeno disciolto paramagnetico che si è verificata a causa delle prolungate apnee, ha provocato la disattivazione delle membrane cellulari polarizzate, causando la mancata attività bioelettrica Cardiaca e conseguentemente l'infarto del Miocardio.
Anche le altre Persone, soprattutto gli sportivi, i quali hanno subito l'infarto improvviso sono morti per lo stesso motivo, cioè a causa delle prolungate apnee.
Posso indicare con certezza queste che penso siano delle realtà facilmente verificabili, perché io stesso, alcuni anni fa, ho deciso di provare se una mia idea era giusta.
Mi sono munito di un pulsiossimetro e ho controllato la mia saturimetria a riposo, la SpO2 corrispondeva al 98%, poi ho cominciato a correre intensamente, dopo solo 5 o 6 minuti visto che ero in debito di ossigeno, fermandomi improvvisamente ho ricontrollato la saturimetria, con mia sorpresa la SpO2 era diminuita, dal 98% precedente era scesa al 94%, in quei pochi minuti di corsa c'era stata una desaturazione di ossigeno di quattro punti.
E allora c'è da chiedersi: quale sarà stata la saturimetria degli sportivi o altre Persone che sono morti improvvisamente per arresto cardiaco?
Quando si corre o si praticano altre attività fisico-motorie intense e affaticanti, è molto consigliabile praticare queste attività faticose senza chiudere la bocca, perché chiudendola i muscoli volontari e involontari della respirazione si bloccano più facilmente, non accorgendosi di svolgere queste attività in apnea, causando in questo modo le rischiose desaturazioni di ossigeno le quali indicano la pericolosa carenza di ossigeno disciolto paramagnetico e quindi generatore di energia elettrochimica nel sangue.
Per questo motivo, alle Persone che praticano gli sport o i lavori faticosi e continuati, è importante suggerire di controllarsi frequentemente la saturimetria, così sapranno abituarsi alla corretta respirazione praticando lo sport o altre attività faticose e continuate.
I più Cordiali Saluti Dr. Mariano Rillo



#17
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Ex utente

http://www.sportellodeidiritti.org/notizie/dettagli.php?id_elemento=4405

Buongiorno Dottor Mariano Rillo, Le chiedo il consenso per un'altra precisazione.
Immagino la Sua perplessità e la perplessità degli altri Medici riguardo a quello che scrivo, cerco quindi di descrivere meglio quello che sono più che certo di aver capito svolgendo la ricerca sulle cause delle malattie degenerative del Cervello e del Corpo.
Le Scuole di Medicina, non avendo presente la vera funzionalità paramagnetica dell'ossigeno disciolto nel sangue, i cui livelli sono indicati dalla pO2 arteriosa, NON insegnano agli studenti le esatte proprietà paramagnetiche dell'O2 nel sangue, per questo motivo ancora non si conoscono le cause delle malattie soprattutto Neurologiche, Oncologiche, e delle morti per Arresto Cardiaco improvvise e impreviste.
Io però non avendo frequentato le Scuole di Medicina, ma studiando personalmente, ho avuto la possibilità di capire che, l'Ossigeno Disciolto nel sangue essendo Paramagnetico è indispensabile, insieme ad altri componenti del sangue, per consentire e irradiare l'Energia Elettrochimica necessaria per la generazione dei Potenziali d'Azione (potenziali elettrici di membrana) i quali determinano tutte le Attività del Cervello, del Cuore, e dei Muscoli.
Inoltre, l'O2 Paramagnetico nel sangue è necessario per irradiare energia elettrochimica alle cellule di tutti gli altri Organi del Corpo.
A questo proposito è anche importante una Sua riflessione Dr. Rillo, per esempio, sappiamo che in certi apneisti per la pesca subacquea si verificano, quando nuotano troppo a lungo in apnea, alcuni danni Cerebrali e talvolta alcuni apneisti sono morti per Arresto Cardiaco.
La Scienza Medica suggerisce che questi danni avvengono a causa della Malattia da Decompressione (MDD) in realtà i pescatori subacquei in apnea, hanno subito i più o meno gravi Danni Cerebrali e Cardiaci a causa della RIDUZIONE dell'energia elettrochimica necessaria alle cellule del Cervello, del Cuore, e dei Muscoli, questa rischiosa riduzione è causata dalla Carenza di Ossigeno Disciolto Paramagnetico e generatore di Energia nel sangue.
Consenta un'altro esempio Dr. Rillo, TUTTE le Persone ammalate, le quali, l'Epidemiologia che studia la malattia neuromuscolare Sclerosi Laterale Amiotrofica, ha riscontrato affetti dalla SLA nelle Isole del Pacifico o in altre Isole, tutte queste Persone si sono ammalati perché erano pescatori subacquei in apnea di ostriche da perla.
Si ammalavano della SLA coloro che nuotavano più a lungo in apnea senza osservare i necessari tempi di recupero in superficie.
Dr. Mariano Rillo, apprezzerei davvero una Sua Riflessione su quanto da me scritto.
Cordiali Saluti



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