Best supportive care: una novità nella terapia dei pazienti tumorali
Nei Pazienti anziani affetti da patologie oncologiche o nei pazienti affetti da patologie multiple non suscettibili di terapia risolutiva si comincia a mettere in discussione la scelta fra una terapia aggressiva o, al contrario, una terapia invece basata a fornire un supporto personalizzato atto ad ottenere una sopravvivenza eguale o più lunga di quella ottenibile con terapia invasive o radicali coniugata con la migliore qualità di vita.
La best supportive care (BSC) è quindi il frutto di una decisione, basata su evidenze scientifiche, che una terapia “conservativa” è migliore, sotto alcuni aspetti, di una terapia aggressiva.
L’end point di questa decisione è la sopravvivenza coniugata con la migliore qualità di vita.
Come tutte le novità in Medicina avrà bisogno di molti aggiustamenti ed il concorso di diversi specialisti per maturare e dare i suoi frutti più utili per il Paziente, il Medico e la Società.
Da sempre la palliazione è la ricaduta passiva della decisione di interrompere la terapia causale e quindi di curare il soggetto e non più la sua patologia.
La più lunga sopravvivenza o la medesima sopravvivenza con un minor costo di sofferenza per il paziente sono quindi la base della best supportive care.
Attualmente le evidenze cliniche sono sostanzialmente viziate dal fatto che non esiste una standardizzazione della BSC, quindi i vari lavori comparativi sono difficilmente confrontabili.
A mio avviso il tentativo di una definizione troppo stringente di BSC contraddice la finalità stessa della metodica che ha come finalità la migliore sopravvivenza del singolo.
La best supportive care potrebbe apparire come una estensione delle cure palliative, ma ciò non è completamente vero.
Le vie per arrivare alla migliore sopravvivenza sono, di necessità, strettamente legate alle esigenze del singolo caso. Anche nella medesima malattia oncologica è impossibile a priori definire una strategia standard di BSC.
A mio avviso rimane fondamentale la differenza fra terapia etiologica e terapia palliativa: la prima è volta soprattutto alla cura della malattia, la seconda è volta alla cura del paziente (palliativo nella accezione medica vuol dire protettivo da pallium in latino mantello).
La BSC è dunque riconducibile ad una anticipazione della palliazione e quindi la comparazione del prodotto fra sopravvivenza e qualità di vita rispetto ad una terapia etiologica invasiva protratta nel tempo.
L’end point di comparazione dovrebbe quindi essere posto come il prodotto fra durata della sopravvivenza e qualità di vita.
I principi della palliazione sono abbastanza ben codificati e così le metodiche di intervento farmacologico, antalgico, nutrizionale, riabilitativo, protesico, di radioterapia e chirurgia palliativa.
Sempre prendendo spunto dalla palliazione è codificato che le scopo della palliazione non è il prolungamgamento della sopravvivenza verso la quale dovrebbe essere indifferente (o non interferente sul decorso naturale con accanimenti di tipo intensivistico) , ma la qualità globale di vita del paziente inteso come elemento sociale e quindi estendendo il concetto anche al suo gruppo sociale (famiglia ). In realtà una palliazione ben eseguita è in grado di migliorare sensibilmente la sopravvivenza pur non essendo questo il suo scopo.
Mentre la palliazione è strettamente legata al termine dell’intervento atto a sconfiggere la malattia, la BSC è una strategia terapeutica, basata su evidenze scientifiche, di porre il cardine della terapia in un precoce affiancamento all’oncologo al chirurgo ed al radioterapista con altre figure quali il palliativista, il riabilitatore e lo psicologo.
Questo non vuol dire che l’intervento dell’oncologo, del chirurgo o del radioterapista non rimanga essenziale, cambia la finalità della loro azione: dal fine di cercare la sconfitta della malattia tumorale con interventi massivi e rivelatisi non efficaci dalla letteratura scientifica, a interventi atti a ridurre il dolore, evitare o prevenire il sanguinamento o gli ostacoli al transito intestinale, biliare ecc.
Si tratta quindi di ridiscutere, sulla base di evidenze chiare, l’attitudine della terapia della malattia oncologia cominciando dai pazienti anziani e quidi suscettibili di una migliore sopravvivenza e qualità di vita mediante la BSC per poi estenderla a chi ha una patologia oncologica associata ad altra malattia importante di un organo od apparato vitale a prescindera dall’età, per giungere ad una più generale ridiscussione, sempre basata su evidenze scientifiche, della efficacia delle terapie classiche.
Basterà porre come elemento di comparazione della terapia attuale o futura la BSC avendo come elementi di valutazione la sopravvivenza e la migliore qualità di vita.
Anche se, come già sottolineato, una completa standardizzazione della BSC, non è utile al singolo paziente, si dovrà comunque cercare con il consenso più ampio possibile di tutti gli attori di questa metodica di cura (paziente incluso).
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