Il varicocele nell'adolescente
Un terzo della popolazione maschile ha il varicocele.
Il 90% della popolazione è convinta, dopo più o meno abbondanti dosi di studi in rete, che tale patologia sia una iattura cosmica sulla fertilità e che la chiusura chirurgica o endovascolare delle vene dilatate metta tutto a posto nell’ottica della “prevenzione”.
La diagnosi di varicocele
La diagnosi di varicocele fino all’avvento degli ecografi era fatta, da quelli pratici di Semeiotica, con due dita e un colpo di tosse.
La classificazione in tre gradi, quella degli “amanuensi” Dubin e Amelar, è stata sostituita da quella di Sarteschi che è in cinque gradi e si fa con un Ecocolordoppler, macchinuccia che ti colora il sangue in blu e rosso come nei testi di Anatomia e misura una quantità di altre cose più o meno utili a seconda di chi le interpreta, purché dotato di intelligenza non artificiale.
A onor del vero una cosa di buono, questa oramai antropologica ossessione sul varicocele, l’ha fatta. Cercando il varicocele, l’occhio attento dell’operatore all’ecografo ogni tanto azzecca una diagnosi di cancro del testicolo che sarebbe andata persa. Il cancro del testicolo esiste e, in questi anni plasticosi ripieni di interferenti endocrini, è anche in aumento.
Alla diagnosi di varicocele in età adolescenziale segue, come per incanto, la richiesta dello Spermiogramma. Se non è perfetto arriva l’ordine di operarsi. Tuttavia, pochi si peritano di richiedere a quale stadio di Tanner si trova l’adolescente in questione.
La cosa non è peregrina poiché solo dallo stadio 5° a pubertà terminata si può prendere sul serio uno Spermiogramma esistendo il rischio che l’esame riporti alterazioni che vengono correlate al Varicocele e non ad uno stadio maturativo testicolare incompleto.
Questa situazione, caratterizzata dalla presenza di pochi spermatozoi immaturi e molte cellule precursori di questi è quasi la regola negli stadi inferiori a Tanner 5 è perfettamente normale e non predice alcun disastro.
L’intelligenza non artificiale suggerirebbe quindi di dire al paziente e ai genitori di portare un attimo di pazienza e di ricontrollare la cosa nel tempo prima di sottoporre il giovane ad un intervento che ha, per sua caratteristica, un tasso di recidive piuttosto alto.
“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”
Luca 23,33-34
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