Gli spermatozoi scompariranno entro la fine del secolo e il pene si ridurrà ai minimi termini?
Questo l’allarme lanciato dagli scienziati che hanno individuato nell’inquinamento da plastica e conseguente aumento delle sostanze ad azione estrogenica la prossima causa della fine del mondo al maschile. La notizia l’ho letta scorrendo Dagospia firmata "dagotraduttore" (suppongo per prudenza) che, però e correttamente, cita la fonte. Vado a vedere perché sono curioso e anche perché mi occupo di fertilità maschile per lavoro da più di 30 anni.
Trovo la riedizione riveduta, corretta e ampliata di un lavoro scientifico di poco tempo fa che era stata peraltro schifata dal mondo scientifico per la scarsa numerosità del campione, ma ripresa immediatamente dai media perché, indubbiamente, fa notizia come l’uomo che morde il cane.
Si pretende quindi (beati epidemiologi, perché di questi si parla) che l’ampliamento della numerosità porti come conseguenza la veridicità dell’affermazione. Magari, sarebbe come dire, prima della peste di Milano, che tutti moriranno. Verosimile ma smentito dai fatti. Gli espertoni non sono invece una specie in via estinzione. Qualcuna ricorda Malthus? Disse, un paio di secoli fa, che occorreva limitare le nascite perché l’agricoltura non sarebbe riuscita a produrre abbastanza cibo per tutti. Naturalmente, fu anche lui smentito dai fatti ma, per molti anni, ha imperversato la "licenza di matrimonio" espressione quanto mai attuale ora che legislatori legulei stanno passando dalla "vietite" acuta a quella cronica, unica cosa che sanno fare quando non sanno dove mettere le mani.
Torniamo al predetto lavoro scientifico, tralascio volutamente i particolari, e vi prego di porre attenzione, invece, sull’affermazione principale del lavoro: "dato che dall’analisi statistica di molti studi emerge che in circa settanta anni gli spermatozoi stanno diminuendo, senza meno, ad un certo punto, finiranno e, con essi, gli uomini. Solo i posteri conosceranno l’ardua sentenza semmai posteri sopravvivano".
Tutto il lavoro si basa sul conteggio degli spermatozoi dando per scontato che la loro presenza e numerosità sia predittiva di fertilità futura. Qui casca l’asino, rotola e si rompe una gamba. In tutto il lavoro non si nomina mai la motilità degli spermatozoi che è una conditio sine qua non figli non se ne fanno.
In pratica, chi ha scritto il lavoro pretenderebbe che un soggetto, il quale esprima all’analisi molti milioni di spermatozoi morti asfissiati e assolutamente immobili possa concepire e che uno che eiacula un solo spermatozoo mobilissimo sia di sicuro sterile. Plateale stupidaggine rinforzata vieppiù dalla cognizione, che dovrebbe essere arcinota ma non lo è, per cui è vero che per fare un figlio ci vuole una coppia. I profeti sui singoli elementi della coppia hanno la stessa credibilità delle previsioni del tempo.
Altro argomento a supporto: di sicuro sappiamo che un soggetto maschio sessualmente maturo sano produce spermatozoi. Studi osservazionali sulla conta degli spermatozoi dimostrano che la numerosità degli spermatozoi nell’eiaculato si esprime, nel tempo, con un diagramma a dente di sega ovvero lo stesso soggetto non produce sempre lo stesso numero di "girini", ma la produzione va su e giù (anche parecchio) in maniera naturale. Anche un epidemiologo ferrato forte sulla statistica ha qualche problemino a correggere i Bias da "regressione verso la media" che il fenomeno induce per sua natura. Infatti conviene ignorarli o fare finta che non esistono.
In ultimo il meglio. Mettere in relazione il presunto calo degli spermatozoi con l’inquinamento da plastiche estrogeniche è come mettere queste ultime (attenzione, l’inquinamento da plastiche esiste ed è una bestiaccia) in relazione col numero telefonico di mia zia diviso per due. Fosse stato messo in relazione agli effetti epigenetici della ipermetilazione del telomeri del DNA spermatico avrebbe avuto un poco più di senso.
Affermare che l’aumento degli xeno estrogeni nella vita fetale porti al pene piccolo mi sembra abbastanza tirata per i capelli. I feti, maschi o femmine che siano, passano nove mesi "a mollo" negli estrogeni della madre tanto che in Ostetricia insegnano che le bambine appena nate hanno la vulva ipertrofica a volte anche sanguinante. Poi passa e se ne riparla al menarca. Il feto maschio è quindi esposto allo stesso bagno estrogenico e non sembra che gli si ritragga il pisello. Forse l’affermazione deriva da studi sulla sessualità dei pesci in grado di cambiare sesso a secondo dell’impregnazione estrogenica ambientale.
Ai lettori consiglio quindi di munirsi di lunghe pinze colle quali prendere sul serio certe notizie.
Il link sottostante è un articolo di Tim Moss, associate Professor alla Monash cui va il mio ringraziamento per l’argomento trattato e da me ripreso.
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